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La lunga marcia
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di Santo Della Volpe

La lunga marcia

Faceva piacere vedere la sala delle Conferenze di Montecitorio piena ,con molte persone  in piedi , quando spesso quella stessa sala è solo frequentata da pochi addetti ai lavori, giornalisti o deputati. L’occasione  dunque era sentita: ricordare con una giornata,istituita dal Parlamento,le vittime del lavoro,i caduti sul lavoro, quelle mille persone (circa) che ogni anno muoiono lavorando, nei cantieri,nelle fabbriche, sulle strade, nelle campagne ed in mare. Una giornata della memoria che ogni anno serva per  far discutere di prevenzione, per dire e ribadire che è vergognoso  morire di lavoro, spesso per salari bassi e molte volte  “in nero”; per ricordare ai giovani soprattutto, ma anche ai lavoratori ed ai datori di lavoro, che quei 1000 morti l’anno e quel milione circa di infortuni più o meno gravi, possono e devono essere evitati. Ed una giornata della memoria serve anche perché nei restanti 364 giorni dell’anno, ci si ricordi che nel lavoro e di lavoro si muore; una tragica lotteria che “assegna” due o tre morti al giorno; una lotteria che, come ci ha ricordato  spesso il Presidente della Repubblica Napolitano, si può fermare, applicando la legge; che ora c’è (il testo unico approvato nel 2008), ha bisogno di essere osservata ogni giorno ed ogni ora di lavoro. Anche se costa: ma la vicenda della Thyssenkrupp ci insegna che proprio quando si abbassa la soglia di attenzione e sorveglianza, proprio quando si pensa di produrre nell’azzardo della mancanza di sicurezza perché tanto lo stabilimento si deve chiudere, proprio quando la pressione sui lavoratori è forte perché l’azienda è a rischio e con lei anche il lavoro, proprio allora  arriva l’incidente, la strage, il dolore,la morte. Anche per questo si è pensato al 6 dicembre , giorno della strage alla Thyssen di Torino, come data per la giornata della memoria delle vittime sul lavoro. E non per dimenticare i morti di Fossano al Molino Cordero, o di Molfetta o di Mineo o le stragi che continuamente avvengono nei cantieri, spesso nel silenzio quotidiano del mondo dell’informazione. Ma proprio perché, viceversa, quei  morti della Thyssenkrupp sono diventati il simbolo di tutti i problemi irrisolti che nelle gradi e piccole aziende possono portare alla morte di lavoratori, quando si abbassa la soglia di attenzione e prevenzione, quando si pensa di risparmiare i soldi della sicurezza a scapito delle persone. Data simbolo, per continuare a percorrere una strada ancora lunga. Ce lo hanno ricordato innanzitutto gli onorevoli Antonio Boccuzzi, operaio Thyssen, e Cesare Damiano,padre del Testo Unico in materia di prevenzione degli infortuni e Beppe Giulietti,animatore della Carovana per il lavoro sicuro, tutti e tre primi firmatari della proposta di legge per la giornata della memoria delle vittime sul lavoro ( 5 semplici articoli di legge,approvabili in tempi brevi,se il Parlamento vuole).
Strada ancora lunga , quella della lotta al lavoro che uccide,perché  in Italia manca ancora una cultura della prevenzione,pensando che “tanto non può capitare a te”.  Invece capita ed è tanto più importante che il mondo della Cultura, dell’Informazione, della Fiction, del Cinema , della Comunicazione e della Musica, si  sia impegnato nel portare in tutte le case il tema della prevenzione dei rischi da lavoro: per questo era bello vedere alla  Conferenza Stampa del 10 febbraio, tanti volti di persone note e meno note della Cultura, presenti in sala per dire che questa strada si può percorrere insieme; lavoratori, sindacati, politica e cultura insieme:  dai direttori di telegiornali e reti Rai (Di Bella e Mineo) sino a Marco Muller, direttore del Festival del Cinema di Venezia, che ha risposto con favore all’invito di Beppe Giulietti di organizzare proprio a Venezia, nella rassegna Cinematografica di settembre,una nuova giornata di approfondimento e di Cultura della prevenzione,così come nel 2008 proprio da Venezia si partì con la Carovana per il lavoro sicuro che ancora sta attraversando l’Italia.
E poi Ottavia Piccolo che ,splendidamente,con il suo Sindaco,ha aperto le menti e  l’iniziativa  dell’incontro alla Camera dei deputati, sino a Giuliano Montaldo, Mimmo Calopresti e Massimo Ghini, Roberto Dordit ed Andrea Purgatori, attori registi,autori, impegnati nel fare cultura della prevenzione con le loro opere ed i loro visi, entrando nelle case degli italiani,come nel recente sceneggiato  a questo tema dedicato che in due puntate su RAI 1 ha raccolto davanti agli schermi più di 5 milioni e mezzo di persone, appassionandole nella Fiction,ma anche facendo pensare che non è inevitabile morire di lavoro; che anzi  queste vittime si potrebbero evitare se i presupposti della sicurezza fossero rispettate, a partire dal diritto al lavoro, sino ai tempi di lavoro, ai ritmi, all’attenzione ed alla strumentazione dei lavoratori.
Proprio Massimo Ghini ha ricordato che nel giorno finale delle riprese della Fiction su Rai 1  (quando i tre protagonisti dello sceneggiato muoiono asfissiati in una nave che dovevano ripulire), tornando in albergo a Trieste a riprese finite, gli attori dello sceneggiato hanno appreso dalla TV che in un porto italiano era avvenuta una tragedia  con le stesse modalità da loro appena rappresentate  nell’opera sceneggiata. Come dire che realtà e finzione in questo caso si sono tragicamente sovrapposte; ma non poteva che essere così se si rappresenta l’Italia reale in Tv, quelle persone che ogni mattina escono di casa per andare a lavorare sapendo che due o tre di loro non torneranno a casa.  Segno, però, che è possibile fare televisione buona, reale , che fa interessare le persone (facendo quindi servizio pubblico) parlando di problemi veri senza retorica ma con la passione civile che contraddistingue il vero cinema e la vera televisione della nostra tradizione ( e l’ultima Fiction della Rai su Franco Basaglia lo ha di nuovo testimoniato con l’alto indice di ascolto raggiunto e la bellezza dello sceneggiato così come era stato girato e proposto).
Toni e temi riecheggiati nella  conferenza stampa-incontro che si è tenuta a Montecitorio; anche perché interessante per la Politica. Tant’è vero che molti deputati, una ventina circa, sono venuti, hanno partecipato o sono  anche solo passati e non per fare passerella. Marcando alcuni, come gli onorevoli Granata e Polidori della PdL, la propria adesione intervenendo a fianco dei deputati,molti, del PD e dell’IDV, con la firma in calce alla proposta di legge e parlando ai microfoni di questa nostra iniziativa per dire pubblicamente che su questi temi ci deve essere condivisione ed un ruolo attivo del Parlamento, perché la legge venga attuata e fatta osservare,spingendo nella strada della innovazione per la sicurezza,approfittando di una crisi economica dalla quale si deve uscire proprio con l’innovazione e l’inventiva, che hanno bisogno innanzitutto di ricerca sul prodotto e sulle condizioni ottimali per la produzione: siano essi  tondini di ferro o pomodori da far crescere e raccogliere.
Una sfida lunga quella lanciata dall’incontro di Montecitorio; perché la giornata della memoria delle vittime sul lavoro venga istituita e perché la prevenzione diventi quasi un assillo, nel mondo del lavoro.
Questa è la vera sicurezza: e l’informazione, che già ha lanciato tramite il nostro sito,la proposta di abolire il termine “morti bianche” che evoca una innocenza che non esiste quando le morti sul lavoro sono terribili (piaghe, schiacciamenti, cadute terribili, dolori insopportabili, soffocamenti indescrivibili….),ha aderito con la presidenza della FNSI e dell’Usigrai, perché i giornali ed i telegiornali non facciano più ritornare le notizie di vittime del lavoro nelle brevi di cronaca fino a farli scomparire progressivamente: tenere i riflettori accesi, parlarne per far capire e per tenere alta la guardia e l’attenzione. Parlarne per spiegare e denunciare, a Rosarno come a Trieste,per far capire  che con la prevenzione si può alzare la soglia di prevenzione e diminuire i numeri di infortuni. Contro  ogni forma di rassegnazione o fatalismo: il destino qui non c’entra, in questo campo (infortuni e malattie professionali) non si muore per caso, tutto può essere prevenuto e ci sono delle responsabilità precise quando queste tragedie avvengono.
 E’ un compito morale e professionale per i giornalisti, quando ne vanno di mezzo tante persone,vittime sempre innocenti, per un verso o per l’altro; anche a questo serve una giornata della memoria per le vittime sul lavoro, proposta che il presidente della Camera Gianfranco Fini, in continuità con il suo predecessore Fausto Bertinotti, ha fatto dire di voler far propria e rilanciare presto: un più che apprezzabile segno di sensibilità politica ed istituzionale.


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