Articolo 21 - IDEE IN MOVIMENTO
In vista dello sciopero del 12 marzo, un appello al mondo dell'informazione
di Fulvio Fammoni
Il 12 marzo la CGIL ha indetto lo sciopero generale su lavoro, fisco e cittadinanza. Cosa chiede questa iniziativa al Governo e alle imprese. Anzitutto fermare i licenziamenti, non chiudere aziende e non perdere lavoro. Fermare i licenziamenti si può attraverso una garanzia ampia di tutele: a chi sta per finirle e a chi, nonostante la propaganda, ne è stato finora escluso. Affrontando le vertenze sulla base di un progetto di politica industriale, di un rafforzamento della ricerca, con un piano per il Mezzogiorno.
Servono risposte immediate: ridurre le tasse ai lavoratori dipendenti e pensionati come atto di giustizia ma anche come formidabile leva di sviluppo, prevedere interventi per infrastrutture immediatamente cantierabili, regolarizzare e non discriminare le persone di altri paesi che lavorano in Italia e intervenire davvero contro il lavoro nero e l’evasione.
La crisi va superata con queste politiche, non allargando ancora le diseguaglianze, come si è fatto con la legge appena approvata che destruttura il diritto del lavoro e cerca di aggirare norme di garanzia come l’articolo 18.
Il 2010 è un anno decisivo ed è evidente che non ci siamo che le scelte del Governo e di tante imprese, nonostante la propaganda, non corrispondono alle necessità del paese. Per questo, pure in una fase così difficile per le persone la CGIL chiama i lavoratori allo sciopero.
Si continua a dire “stiamo meglio di altri” “è stato già fatto tutto il possibile” mentre occorre il massimo sforzo di intervento.
A questa situazione occorre porre urgente rimedio e queste sono le cose che servono, i punti al centro dello sciopero e delle manifestazioni.
Ma perché non se ne parla? Lo sciopero del 12 marzo e i suoi contenuti sono avvolti da un silenzio imbarazzante. E’ legittimo non essere d’accordo con questa manifestazione ma non si può far sparire questo punto di vista e questi problemi dall’attualità.
Il collegamento è immediato con l’oscuramento delle trasmissioni di informazione in atto.
Proprio nella massima fase della crisi si riducono gli spazi di informazione e di confronto. Della crisi, dei problemi reali che provoca, delle misure necessarie per contrastarla, delle inadeguatezze dell’iniziativa del governo non si vuole parlare.
Così come si parla troppo poco di lavoro e per giunta lo si raffigura in modo distorto.
E’ impressionante lo stillicidio di interventi in questi mesi sull’informazione, quella del governo e della sua maggioranza è una vera e propria bulimia informativa.
Ecco perché mi rivolgo a tutti gli operatori dell’informazione.
Non è la richiesta di spazi adeguati per le manifestazioni del 12 marzo, che pure l’iniziativa della più grande forza sociale italiana meriterebbe.
E’, mentre deve proseguire con forza l’iniziativa per non far chiudere trasmissioni, la richiesta che si apra un dibattito vero su questi temi e su queste scelte di cui il lavoro, che è solo una parte ma una parte grande, vuole essere pienamente partecipe.
Una occasione per cui tutti, ognuno dal suo punto di vista, può e deve essere chiamato in causa.
La maggioranza di Governo ha già bollato come elettoralistica la nostra dichiarazione di sciopero: quanto non sia vero lo dimostra il merito delle proposte avanzate e i temi sollevati. Le decisioni assunte per l’informazione nel periodo preelettorale, sbagliate e dannose in sé, non possono essere addirittura amplificate. Chiamarle in causa anche in questo caso sarebbe una ulteriore beffa.
Non è accettabile una informazione a senso unico, una verità di parte, solo di alcuni, come realtà dei fatti.
In ogni caso se non si potrà parlare del lavoro, sarà comunque il lavoro che parlerà anche dei problemi dell’informazione.
Lo faremo nelle 100 manifestazioni del 12 marzo a cui saremo, se lo vorranno, pronti a dare spazio e voce anche agli operatori delle trasmissioni che sono state cancellate.
Questo è l’appello, che a partire da un grande appuntamento come uno sciopero generale, voglio avanzare a tutto il mondo dell’informazione.
Servono risposte immediate: ridurre le tasse ai lavoratori dipendenti e pensionati come atto di giustizia ma anche come formidabile leva di sviluppo, prevedere interventi per infrastrutture immediatamente cantierabili, regolarizzare e non discriminare le persone di altri paesi che lavorano in Italia e intervenire davvero contro il lavoro nero e l’evasione.
La crisi va superata con queste politiche, non allargando ancora le diseguaglianze, come si è fatto con la legge appena approvata che destruttura il diritto del lavoro e cerca di aggirare norme di garanzia come l’articolo 18.
Il 2010 è un anno decisivo ed è evidente che non ci siamo che le scelte del Governo e di tante imprese, nonostante la propaganda, non corrispondono alle necessità del paese. Per questo, pure in una fase così difficile per le persone la CGIL chiama i lavoratori allo sciopero.
Si continua a dire “stiamo meglio di altri” “è stato già fatto tutto il possibile” mentre occorre il massimo sforzo di intervento.
A questa situazione occorre porre urgente rimedio e queste sono le cose che servono, i punti al centro dello sciopero e delle manifestazioni.
Ma perché non se ne parla? Lo sciopero del 12 marzo e i suoi contenuti sono avvolti da un silenzio imbarazzante. E’ legittimo non essere d’accordo con questa manifestazione ma non si può far sparire questo punto di vista e questi problemi dall’attualità.
Il collegamento è immediato con l’oscuramento delle trasmissioni di informazione in atto.
Proprio nella massima fase della crisi si riducono gli spazi di informazione e di confronto. Della crisi, dei problemi reali che provoca, delle misure necessarie per contrastarla, delle inadeguatezze dell’iniziativa del governo non si vuole parlare.
Così come si parla troppo poco di lavoro e per giunta lo si raffigura in modo distorto.
E’ impressionante lo stillicidio di interventi in questi mesi sull’informazione, quella del governo e della sua maggioranza è una vera e propria bulimia informativa.
Ecco perché mi rivolgo a tutti gli operatori dell’informazione.
Non è la richiesta di spazi adeguati per le manifestazioni del 12 marzo, che pure l’iniziativa della più grande forza sociale italiana meriterebbe.
E’, mentre deve proseguire con forza l’iniziativa per non far chiudere trasmissioni, la richiesta che si apra un dibattito vero su questi temi e su queste scelte di cui il lavoro, che è solo una parte ma una parte grande, vuole essere pienamente partecipe.
Una occasione per cui tutti, ognuno dal suo punto di vista, può e deve essere chiamato in causa.
La maggioranza di Governo ha già bollato come elettoralistica la nostra dichiarazione di sciopero: quanto non sia vero lo dimostra il merito delle proposte avanzate e i temi sollevati. Le decisioni assunte per l’informazione nel periodo preelettorale, sbagliate e dannose in sé, non possono essere addirittura amplificate. Chiamarle in causa anche in questo caso sarebbe una ulteriore beffa.
Non è accettabile una informazione a senso unico, una verità di parte, solo di alcuni, come realtà dei fatti.
In ogni caso se non si potrà parlare del lavoro, sarà comunque il lavoro che parlerà anche dei problemi dell’informazione.
Lo faremo nelle 100 manifestazioni del 12 marzo a cui saremo, se lo vorranno, pronti a dare spazio e voce anche agli operatori delle trasmissioni che sono state cancellate.
Questo è l’appello, che a partire da un grande appuntamento come uno sciopero generale, voglio avanzare a tutto il mondo dell’informazione.
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