di OSSERVATORIO TG ARTICOLO 21
I TITOLI DEI TG DEL 19 APRILE - La nube di cenere vulcanica oltre ai cieli di mezza Europa ha coperto anche i titoli di tutti i telegiornali di oggi. L’apertura è sui disagi, soprattutto nel trasporto aereo, causati dall’ eruzione del vulcano islandese. Ampi servizi anche sulla corsa ai mezzi sostitutivi,come treni ed autonoleggi e le odissee di turisti di ritorno dal circolo polare o dall’est Europa. Oltre a questa non manca in nessun Tg la notizia sulla sentenza della Cassazione che scagiona l’ex presidente della regione Lazio Piero Marrazzo, su un presunto consumo di cocaina ed uso irregolare di auto blu. Per la suprema corte Marrazzo fu vittima di una vera e propria imboscata.
Come al solito anche nell’odierna edizione dei Tg abbiamo notato una certa uniformità nei titoli e nei servizi. Argomento oggetto oggi di un’attenta analisi sul Corriere della Sera da parte del critico televisivo Aldo Grasso, il quale prende in esame il calo d’ascolti di tutti i telegiornali, concludendo che esso è dovuto principalmente alla loro uniformità.
Questo sarà anche l’argomento trattato nello spazio commento di questo osservatorio con l’intervista a Carlo Verna, riconfermato venerdì scorso alla guida dell’Usigrai, il principale sindacato dei giornalisti della tv pubblica.
Da segnalare ancora il grave infortunio professionale del direttore del Tg4 Emilio Fede. Parlando del rientro da Kabul dei tre operatori umanitari di Emergency, liberati ieri, ha ironizzato sul loro presunto rifiuto di utilizzare un volo di stato.
Ma la vicenda già nel pomeriggio era stata chiarita anche da funzionati del ministero degli esteri. Non c’è mai stato alcun rifiuto - hanno precisato dalla Farnesina - ma si è organizzato un volo civile perché questa è la soluzione più veloce. Sia per le note vicende legate alla nube e sia per il fatto che il falcon dell’aeronautica, che ha portato in Afghanistan il sottosegretario alla difesa Guido Crosetto, in Afghanistan per motivi istituzionali, era atterrato ad Herat, quindi difficile da raggiungere per poter organizzare il rientro. Anche il Tg3 inciampa sullo stesso argomento nei titoli dove parla di giallo sul rifiuto, ma non cita la vicenda nei servizi. Precisa, invece, la ricostruzione fatta dal Tg2 e dal Tg La7.
A proposito di quest’ultima testata come al solito la sua apertura è controcorrente. La copertina è dedicata allo scontro avvenuto venerdì scorso durante la trasmissione di rai due condotta da Gianluigi Paragone tra Maurizio Lupi ed Italo Bocchino, mentre il sondaggio alla sentenza della Cassazione sul caso Marrazzo.
Infine vi chiediamo scusa se riscontrerete nella messa in onda di questo osservatorio qualche imperfezione. Ciò è dovuto ai continui attacchi da parte di alcuni Hacker, cui è sottoposto il sito di Articolo 21 da diversi giorni. Imperfezioni dovute anche agli scarsi mezzi con cui siamo costretti ad operare, a causa del furto di tutti i computer della redazione subito giovedì scorso. Noi su questi piccoli casi di cronaca non ipotizziamo nulla, ma, come diceva un noto conduttore televisivo la domanda sorge spontanea. Per caso diamo fastidio a qualcuno?
Il Commento: Carlo Verna, Segretario USIGRAI
(intervista di Alberto Baldazzi)
Verna, questa sera parliamo di tg anche sulla scorta di quanto ha scritto oggi sul Corriere della Sera Aldo Grasso in merito al calo degli ascolti delle reti e dei tg generalisti; un caso che sarebbe fisiologico e che quindi ridurrebbe gli elementi di critica nella vicenda del Tg 1 e di Minzolini. D’accordo con questa interpretazione di Aldo Grasso?
“Mi sembra un po’ fatalista. Che il calo degli ascolti possa essere una conseguenza naturale della polverizzazione dell’offerta, del passaggio al digitale, dell’integrazione con il web, mi sembra logico. Che però esista l’effetto “monoscopio che fa ascolto”, che ci sia insomma un’abitudine che lega il telespettatore alla sua rete rappresentando ancora uno zoccolo duro, è un fattore che può essere sfruttato con comportamenti virtuosi. Il problema nasce quando i comportamenti non sono più virtuosi, ma in qualche modo si fanno scelte che penalizzano l’ascolto. Mi sembra questo il caso del TG 1, dove si è perso il profilo istituzionale della proposta che la testata ammiragli del servizio pubblico ha sempre fatto. Quindi quella equazione che io individuo nella formula “pluralismo uguale clienti”, nel momento in cui non c’è pluralismo, comporta che qualche cliente che si stufa, non ti segue più”
Nella sua vecchia e nuova funzione di Segretario dei giornalisti Rai quale è la sua posizione: attendere lungo il fiume e vedere cosa succede, o tentare di fare qualcosa anche – non c erto per invertire, ma per accompagnare l’evoluzione della piattaforma elettronica e digitale?
“Ma io credo che attendere qualcosa in uno scenario che cambia, è sempre sbagliato, perché il cambiamento va sempre governato con una presenza attiva. E’ chiaro che la Rai è chiamata ad una sfida con il futuro che però non può non essere supportata dalla certezza di risorse, e da una natura giuridica della società che non può essere quella che la equipara ad una pubblica amministrazione, altrimenti rischiamo di essere un pugile nel ring con la concorrenza che combatte con le mani legate. Io penso che si debba governare il tutto, il passaggio dalle tre reti alle 12 o 13 reti - se l’antitrust autorizzerà la tredicesima - , ma per farlo c’è bisogno di investimenti nella riconversione tecnologica, e investimenti per far sì che queste tredici reti abbiano effettivamente contenuti. E’ chiaro che si potrà anche ripensare la ripartizione dei telegiornali, nel momento in cui l’offerta viene spalmata su tredici canali; e magari concepire le redazioni in maniera diversa da come le abbiamo sempre immaginate nel servizio pubblico radiotelevisivo. Per metter in moto tutto questo meccanismo, occorrono degli investimenti. Quindi la prima questione è la certezza delle risorse: come recuperare l’evasione del canone, o comunque come garantire un gettito sufficiente al servizio pubblico perché sia all’ altezza della sfida dei temi”
Verna, ma i problemi dell’informazione del servizio pubblico sono legati solo alla ineluttabilità dell’evoluzione tecnologica da un parte, e dall’altra alla miopia – come voi la definite – della dirigenza Rai, o c’è anche il problema di professionalità, singole e collettive, che forse non vengono espresso a livelli sempre accettabili?
“C’è un problema del ruolo dei giornalisti, da qui l’autocritica che abbiamo sviluppato nel congresso, la necessità da parte di tutti di dare risposte anche individuali ad un sistema inaccettabile che non garantisce autonomia, che tende a non esaltare il ruolo di controllo che il giornalismo dovrebbe svolgere in questo e negli altri paesi di democrazia consolidata. Ma oltre a questo io penso che la vera battaglia che noi dobbiamo fare è quella di ottenere una legge sulla governance Rai che effettivamente ci metta nelle condizioni di avere dei capi che siano scelti sulla base della loro capacità piuttosto che sulla loro appartenenza”.