di Pietro Nardiello
Percorrere in lungo e in largo le terre di don Peppe Diana, il sacerdote assassinato nella sacrestia della Chiesa di San Nicola a Casal di Principe, vuol dire incontrare persone, cittadini, uomini e donne impegnate a costruire una comunità diversa, alternativa a quella che l’accordo tra camorra e mala politica da tanto, troppo tempo ci ha abituato a vivere.
La meta è sicuramente ancora lontana, occorrerebbe una rivoluzione culturale per sradicare la mala pianta e soprattutto, così come dice lo studioso Isaia Sales, “quel consenso offerto all’azione camorrista proprio da chi camorrista non è”.
Il degrado urbano sintetizza ampiamente quello interiore, delle coscienze di gente imprigionata, alla quale non è concesso nulla, almeno fino a qualche anno fa, anche dalla cosiddetta buona politica responsabile, in eguale modo del mancato riscatto di una terra stuprata, venduta , assassinata da chi è stato capace di nascondere rifiuti pericolosi nei terreni per poi innalzarvi immense distese di cemento. Don Peppino Diana affermava che “bisognava salire sopra i tetti per annunciare parole di vita” ma che la chiesa aveva il compito, innanzitutto, “di uscire dalle sagrestie per compiere tra le strade, tra la gente la propria missione”. Anche il movimento antimafia, il mondo dell’associazionismo, gli imprenditori, i politici sono chiamati a fare ciò. Mobilitarsi ed abbandonare le proprie poltrone, i circoli per sporcarsi le scarpe, le mani e iniziare a costruire, seriamente, un nuovo Paese, una nuova cittadinanza.
Peppe Pagano è un giovane di San Cipriano, responsabile della Coopertiva Agropoli e del ristorante pizzeria sociale N.C.O. Quest’anno il Festival dell’Impegno Civile, l’unico in Italia a svolgersi nei beni confiscati alla criminalità organizzata, che avrà luogo dal 24 al 30 maggio, e promosso dal Comitato don Peppe Diana e dall’Associazione Libera , coordinamento di Caserta, farà tappa anche nella villa che lo Stato a sottratto a Pasquale Spierto (ora nelle patrie galere per aver assassinato due carabinieri) e dove adesso ha luogo una comunità per persone svantaggiate per le quali è previsto il reinserimento lavorativo. Bisogna costruire la giornata, capire cosa si dovrà fare, come al solito l’entusiasmo è tantissimo. Peppe mi presenta un “professore di vita”, Affuso Romualdo. Nessuna laurea, nessun riconoscimento ufficiale se non quanto appreso durante i suoi 57 anni di vita in piccola parte trascorsi a lavorare come calzolaio ad Aversa. Una felicità interrotta dalla morte della madre, un dolore al quale Romualdo non ha resistere iniziando la vita da barbone e manifestando, però, anche dei comportamenti violenti. Per lui si aprono, inevitabilmente, le porte del reparto psichiatrico dell’Ospedale di Aversa.
Telefonate, sopralluoghi, l’organizzazione del Festival non è semplice ma sicuramente avvincente. Per quest’edizione si porterà solidarietà agli scout nei quartieri spagnoli di Napoli, il condominio non li gradisce, qualcuno di loro è stato anche aggredito perché in terra di camorra la solidarietà ai boss si manifesta anche in questo modo.. Poi a Casalnuovo, la città giustamente passata alle cronache come quella dell’abusivismo edilizio con centinaia di palazzi costruiti grazie a permessi falsi. Angelica Romano, una delle referenti dell’associazionismo locale, mi dice “che con difficoltà e tanto impegno si vuole voltare pagina , guardare e pensare ad una città più vivibile, con meno cemento e più verde anche nel sentire delle persone”. Poi si andrà a Ottaviano, nel Castello Mediceo, un tempo regno del boss Raffaele Cutolo e adesso sede dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio.
E Romualdo chiedo a Peppe? “Si tratta di una storia di abbandono –mi dice- piena di tristezza che però si sa concludendo con un lieto fine”. Viveva in un casa per anziani di Castel Volturno nonostante non dovesse essere lì vista la sua giovane età. Aveva paura, subiva continui sbalzi d’umore e quando poteva uscire si dedicava ad opera di accattonaggio. Quando Peppe lo ha incontrato per puro caso ha deciso subito di portarlo con se presso la sede del ristorante pizzeria sociale NCO.
Romualdo non voleva intrattenere rapporti con nessuno, l’unico suo conforto l’alcol. Ma Peppe con i suoi collaboratori non demordono, ci credono in questo percorso e affermano che i primi muri da abbattere sono proprio quelli dell’indifferenza.
Rispondo al telefono, sono i ragazzi di Sessa Aurunca bisogna risolvere alcuni problemi organizzativi. Lì da loro si parlerà di lotta al nucleare perché il governo vorrebbe ingrandire l’attuale centrale ma le popolazioni iniziano a mobilitarsi, ovviamente non sono d’accordo perché pensano per il loro territorio ad un futuro diverso. La sera, poi, ci sarà un concerto importante con Carlo Faiello e la band dei ragazzi de le terre di don peppe diana. Sul palco saliranno insieme a loro anche Fausa Vetere e Corrado Sfogli della Nuova Compagnia di Canto Popolare. Nella serata conclusiva andremo a Castel Volturno, lì ragazzi del Comitato don Diana daranno luogo alla prima cooperativa campana con il marchio Libera Terra, si produrrà la mozzarella bio, nel frattempo ci si prepara a festeggiare con la musica perché la serata sarà dedicata a Miriam Makea, “Mama Africa”. Dopo proprio la sua scomparsa in quel di Castel Volturno non si era mai pensato, prima d’ora, di realizzare un tributo musicale per non dimenticarla.
Sorride Romualdo, adesso grazie al percorso di reinserimento svolto dai componenti della cooperativa Agropoli ha potuto riassaporare la gioia di vivere. Passeggia per il paese dove tutti gli vogliono bene e nel frattempo si prende cura del giardino dell’abitazione di via Ruffini, un bene confiscato dove gli uomini di Peppe hanno istituito un gruppo di convivenza. Lui non grava nemmeno alle casse dello Stato, la sua pensione è sufficiente per consentirgli una vita dignitosa.
Durante lo svolgimento del Festival a Romualdo sarà conferita la cittadinanza onoraria, il Progetto Terapeutico Riabilitativo Individuale sostenuto da un Budget di Salute dal 2003 al 2009 da parte dell’ASL ex CE 2 è andato a buon fine. La sua nuova vita sembra adesso essere scandita dalle note della musica che proviene dal piano interrato dell’abitazione, sono i ragazzi della band che provano, proprio come Romualdo vogliono scrivere una pagina nuova per queste terre.
Pietro Nardiello *
*direttore artistico del festival
tratto da Terra
In questi territori vi sono Comunità educative, solidali e sane. Territori laboriosi di rinnovata identità dal passato opulento e dal futuro incerto che però va programmato e costruito. Promuovere le Terre di don Peppe Diana significa sostenere il suo popolo nell’impegno faticoso del cambiamento possibile. Vuol dire unire le sinergie positive per lavorare al riscatto culturale, sociale ed economico di un territorio che non vuole essere terra di camorra; favorendo e valorizzando le capacità, i talenti e le sensibilità in loco e collegandoli stabilmente a livello nazionale ed internazionale con le forze sane.
Le Terre di Don Peppe Diana sono luoghi di bellezza, allegria, compassione e amore per la vita.
Sono questi i presupposti da cui nasce il Festival dell’Impegno Civile, l’unico in Italia a svolgersi nei beni confiscati alla criminalità organizzata, promosso dal Comitato Don Peppe Diana e dall’Associazione “LIBERA, associazioni nomi e numeri contro le mafie” Coordinamento di Caserta, che oltre a voler sensibilizzare le comunità al riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, così come indicato dalla L.109 del 1996, vuole impegnare le sinergie per la realizzazione di un progetto, una rete che nasce dal territorio e che per esso lavori sviluppandosi sulle fondamenta della cultura, dell’arte, della creatività e dell’innovazione e che guardi alle diversità come ad una possibilità di arricchimento e di sviluppo e non ad una barriera.
Le prime due edizioni hanno rappresentato un momento di studio e di organizzazione che non hanno impedito, comunque, la crescita della kermesse sia per il coinvolgimento di altre province come quella di Napoli e Avellino, sia per il seguito di pubblico, per la prima volta in Italia si sono registrate ben mille presenze in occasione di una manifestazione organizzata all’interno di un bene confiscato, sia in termini qualitativi per i temi trattati.
Il Festival dell’Impegno Civile viene considerato oramai da artisti anche di fama internazionale un appuntamento dove presentare le proprie produzioni o, ancora, meglio, una kermesse per la quale realizzarne delle nuove. Ne sono un esempio gli interventi dell’attore Giulio Cavalli che ha presentato nella giornata di chiusura della seconda edizione a Casal di Principe un testo scritto per l’occasione dedicato alla figura di Don Peppe Diana, del poliedrico artista Peppe Barra che dopo aver presentato in anteprima il proprio disco ha prodotto, con il proprio staff, un video dedicato alla serata successivamente inserito nella rete internet nel canale you tube. Altrettanto è avvenuto con il gruppo musicale di Scampia, Napoli, “A 67” che ha presentato il proprio video, in anteprima nazionale, girato nella struttura confiscata di Castel Volturno, in occasione della conferenza stampa organizzata presso la Camera dei Deputati.
Si può considerare, dunque, il Festival una struttura capace di interagire con le amministrazioni locali, nazionali come il Ministero degli Affari Esteri che ha voluto realizzare nella giornata inaugurale della seconda edizione il tavolo nazionale degli interventi civili di pace e con giornalisti, magistrati, rappresentanti del mondo della cultura, delle università e dell’associazionismo dimostrando che i principi ispiratori ai quali gli organizzatori si rifanno, collaborazione, dialogo e trasversalità rappresentano gli ingredienti per la costruzione di una comunità alternativa di un progetto socio economico culturale unico nel suo genere.
Parte da queste premesse la terza edizione che si svolgerà dal 24 al 30 maggio nei territori delle province di Caserta, Napoli e Avellino e con nuovi Enti e Associazioni come l’Ente Parco Nazionale del Vesuvio, l’Archivio Storico della Canzone Napoletana, Radio Rai 3, la Fondazione Premio Napoli, la Fondazione Mimmo Beneventano, l’Associazione Libero Grassi dove, ognuno per la propria competenza, si avvicinano ad un Festival sicuramente unico nel suo genere. Anche i progetti in cantiere, e per i quali si sta lavorando, evidenziano come il Festival voglia diventare sempre più una struttura di produzione capace di coinvolgere le comunità locali lasciando, comunque, un’impronta importante sul territorio. Si stanno muovendo passi importanti per un allestimento di una band musicale de Le Terre di don Peppe Diana, che ha già effettuato alcune timide apparizioni, composta da ragazzi di questi territori che sarà guidata dall’artista e musicista Carlo Faiello. Mentre insieme all’Archivio Storico della Canzone Napoletana, Radio Rai 3 si realizzerà un format radiofonico di cinque trasmissioni. Un radio documentario con il quale attraverso la canzone napoletana si analizzeranno tematiche socio culturali.
Anche quest’anno, dunque, le terre di don Peppe Diana rappresenteranno il fulcro di un sistema educativo, di progettualità da costruire con l’economia etica, ogni espressione artistica letteraria. Un percorso collegiale e trasversale alternativo ad un sistema violento, arrogante e illegale.
Libera Coordinamento di Caserta Comitato Don Peppe Diana
Il Direttore Artistico del Festival
Pietro Nardiello