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"Caro Michele, consentici alcuni considerazioni..." Lettera a Santoro
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di Coordinamento lavoratori Rai

"Caro Michele, consentici alcuni considerazioni..." Lettera a Santoro

Caro Michele,

abbiamo visto la puntata di giovedì di Anno Zero ed abbiamo ascoltato le tue ragioni. Ne condividiamo buona parte.
Non ci interessa entrare nel merito delle questioni economiche che fanno parte della trattativa che tu hai in corso con la RAI, e lasciamo volentieri ad altri il dibattito sul “tradimento” perché lo consideriamo fumo negli occhi.
Pensiamo che la tua vicenda infinita abbia cause ben precise e facilmente individuabili nell’editto bulgaro, e siamo consapevoli del fatto che se per quattro anni hai potuto andare in onda è perché esiste una sentenza della magistratura che te lo consente, non certo per volontà dell’azienda e tanto meno del sistema politico italiano.
Stiamo ai fatti. Cesserà di andare in onda una trasmissione di prima serata che ha una media di share del 20 per cento rispetto ad una rete (Raidue) che realizza in media il 9 per cento. Questo avviene con il plauso non solo di buona parte del mondo politico, che ha sempre considerato Anno Zero una fastidiosa anomalia, ma con la grande soddisfazione dei vertici aziendali che dovrebbero invece lottare con le unghie e con i denti per difendere un prodotto redditizio e di qualità.
Siamo tra coloro che ritengono Anno Zero, il tuo apporto e quello del gruppo che ti ha finora affiancato, prezioso ed irrinunciabile per un servizio pubblico radiotelevisivo.
Consentici tuttavia di fare alcune considerazioni.
Nelle parole da te pronunciate giovedì sera mancava qualcosa. Mancava, per esempio, il resto della RAI, qualche migliaio di persone che vi lavorano e che vivono problemi identici a quelli da te denunciati. Non sei il solo ad avere vissuto in questi anni pressioni, intimidazioni e censure. Non sei il solo ad essere in causa con l’azienda: centinaia di colleghi sono alle prese con gli agguerriti studi legali della RAI per cause di reintegro lunghe ed estenuanti, o per demansionamento o, ancora, per mobbing. Persone che difendono la dignità del proprio lavoro e il diritto di farlo senza subire pressioni e intimidazioni, che hanno a cuore il futuro della RAI e del servizio pubblico.
Di tutto questo non c’era traccia nelle tue parole. Lì dentro c’eri tu e il tuo gruppo di lavoro. E basta. Il resto, noi, semplicemente non esisteva.
Eppure qualcosa sta succedendo: da più di un mese siamo in agitazione. Assemblee, cortei interni a viale Mazzini, riunioni. I lavoratori della sede di Torino sono da tempo in lotta (là sono in ballo decine di posti di lavoro), altre sedi si stanno aggiungendo. La protesta si sta estendendo e  noi tutti stiamo cercando di darvi forza. Mercoledì 26 maggio, ci riuniremo in un’assemblea romana (17.30 presso la sala della FNSI) e pensiamo per giugno ad una assemblea nazionale degli Stati Generali della RAI. Non stiamo discutendo di premi di risultato ma del futuro di un’azienda che viene indebolita e smantellata giorno dopo giorno.
Potremmo pensare di ricominciare da qui, insieme, una nuova fase di rinascita democratica dell'azienda. Noi tutti insieme consapevoli che il problema di uno è il problema di tutto il sistema del servizio pubblico.

Noi ci siamo.

I tuoi colleghi del Coordinamento lavoratori Rai.

(seguono 200 firme)


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