di Paolo Butturini*
E’ un’emergenza nazionale, ma pochi, specie nella politica, sembrano accorgersene. La libera informazione in Italia si avvia a essere sempre più compressa, accerchiata, sterilizzata. Un processo che avviene a vari livelli e non risparmia tipologie di media, aree geografiche, modelli produttivi. A livello locale, poi, si consuma una battaglia quotidiana nella quale i giornalisti che tengono dritta la schiena e alta la testa rischiano ogni giorno di soccombere a interessi e logiche del tutto uguali a quelle che inficiano i processi informativi nazionali, ma che nel ristretto di un comune o di una provincia vengono amplificati a dismisura. Prendete il caso di Latina Oggi. Una redazione giovane ed entusiasta, un direttore combattivo, un editore ingombrante come Giuseppe Ciarrapico. Eppure, questa miscela ha prodotto un quotidiano che da un anno è in prima fila nella campagna perché sia data esecuzione alla richiesta del Prefetto di Latina, Bruno Frattasi, di sciogliere il Consiglio comunale di Fondi per infiltrazioni mafiose. Da notare che dopo essere stata esaminata da ben due apposite commissioni, la relazione del Prefetto è stata fatta propria dal Ministro dell’Interno, Roberto Maroni che l’ha portata al Consiglio dei Ministri, magari in ritardo, ma ce l’ha portata. Risultato: il consiglio comunale si è dimesso, evitando così il commissariamento e garantendo ai suoi membri e a quelli della Giunta di potersi ripresentare alle elezioni prossime venture, rimanendo nel frattempo in carica per l’ordinaria amministrazione. Ci sarebbe da chiedersi come una vicenda della quale alla fine si sono occupati quotidiani e televisioni nazionali, sia stata quasi del tutto ignorata dal servizio pubblico regionale. Latina Oggi ha seguito passo dopo passo la vicenda e continua a farlo schierandosi non con i facinorosi o i sovversivi, ma con i cittadini e il loro diritto alla legalità. Uno scontro che vede da una parte un potere che trae forza da un controllo clientelare del territorio, sul quale si è innestato l’interesse di alcune famiglie camorristiche per le molteplici attività della zona; dall’altra un servitore dello stato, la magistratura e tutti gli onesti della Provincia a prescindere dal colore e dalla sensibilità politica. Con chi doveva schierarsi, basandosi sui fatti ovviamente, la redazione di Latina Oggi? Eppure questa scelta di professionalità, di sensibilità democratica, come si è visto giovedì sera ad Anno Zero, provoca l’orticaria a chi, come il senatore Claudio Fazione, ras del Popolo delle Libertà della Provincia di Latina, ritiene che il controllo di legalità sia un fastidioso quanto inutile orpello, che la libertà di informazione sia pericolosa perché rivela trame che dovrebbero rimanere nell’ombra e così via. Ho quindi deciso di schierami apertamente, insieme a Stampa Romana, a fianco di Alessandro Panigutti, direttore del quotidiano locale laziale, e di tutti i colleghi della redazione. Nel farlo mi sono permesso di chiedere all’Ordine nazionale dei Giornalisti e a tutti gli Ordini regionali di prestare maggiore attenzione a ciò che accade ogni giorno nel mondo dell’informazione, ai piccoli-grandi attentati che si consumano a danno dell’autonomia dei colleghi, della loro professionalità ecc. Non ho avuto risposte, se non quella di un collega del Consiglio Nazionale che, dopo aver sostenuto che il Consiglio è più volte intervenuto a sostegno della libertà di cronaca (sarò distratto, ma ne ho pochi e sbiaditi ricordi), mi ha gentilmente ricordato che : “per legge l'Ordine nazionale é giudice di appello rispetto all'Ordine del Lazio e non ha quindi una sua autonomia decisionale”. A parte il fatto che chiedevo una solidarietà “politica” all’Ordine in generale e non a questa o quella articolazione, ma credo che sia proprio questo atteggiamento burocratico-formalistico, da azzeccagarbugli della professione che ha allontanato i colleghi dall’Ordine, dal percepirlo come un’Istituzione che vigila sulla deontologia del singolo, ma anche che si batte su tutti i fronti perché sia garantita la libertà di informazione. Un luogo che dovrebbe essere la casa di vetro di tutti i giornalisti, che dovrebbe studiare tutto ciò che si muove dentro e attorno la professione per conoscerne le modalità di svolgimento, le linee di modernizzazione ecc. per evitare che il prevalere delle logiche mercantili ne snaturi definitivamente la missione di cane da guardia della democrazia. Insomma, i colleghi di Latina Oggi meritano che si faccia sentire loro che non sono soli in una lotta che ha come avversario, ricordiamolo, un mostro che si chiama camorra. Chi se ne occupa, come Roberto Saviano, come Rosaria Capacchione e tanti altri, sa bene che l’isolamento è il primo passo per mettere a tacere chi non si vuole far parlare. E il silenzio, quando viene violata la democrazia, suona come la sua campana a morte.
* Segretario dell'Associazione Stampa Romana