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Raitre: caso Ruffini-Di Bella: si dimettano gli esecutori del nuovo editto bulgaro
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di Redazione

Raitre: caso Ruffini-Di Bella: si dimettano gli esecutori del nuovo editto bulgaro

"La sentenza del Tribunale di Roma sul caso Ruffini conferma in modo clamoroso e senza bisogno neppure delle intercettazioni che la sua rimozione aveva solo e soltanto ragioni di ostilità politica. Tale rimozione è stata ideata e decisa in primo luogo fuori della Rai come peraltro confermano non solo le intercettazioni telefoniche ma le numerose dichiarazioni del presidente del Consiglio e del suo servizio d'ordine mediatico". Lo affermano Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo21 e Vincenzo Vita, senatore Pd. "La sua rimozione non è stata altro che la prosecuzione dell'editto bulgaro e dell'attuale campagna tesa a mettere le mani sul palinsesto di Raitre". "Per queste ragioni - concludono Vita e Giulietti - l'unica risposta che l'azienda può dare a questa sentenza sono le immediate dimissioni di chi ha obbedito all'editto di Palazzo Chigi".

L'avvocato Domenico D'Amati e il suo studio, legali di Paolo Ruffini, sono oggi particolarmente soddisfatti per l'ordinanza del giudice Eliana Pacia della terza sezione civile lavoro del tribunale di Roma. "Non solo per l'ordinanza in se' che da' ragione al ricorso ex art.700 del 15 marzo ma proprio per le osservazioni del giudice - spiega all'ANSA D'Amati - che sono fondate sia sull'articolo 13 dello statuto dei lavoratori, ossia sulla tutela delle mansioni svolte precedentemente, sia sopratutto, fatto non scontato, sull'articolo 15 dello statuto del 1970 che riguarda la tutela dalle discriminazioni''.

''Subito un tavolo per tutti i colleghi rimossi e ancora senza incarico''. Questo chiede Carlo Verna, segretario Usigrai, in relazione al cosiddetto 'caso Ruffini'. ''La Rai in molti casi e' oltre il demanzionamento vietato dall'articolo 2103 del codice civile. L'emarginazione totale potrebbe costituire azione di mobbing. Lo sosteniamo da tempo'', continua il segretario. ''Il caso Ruffini -spiega ancora Verna- e' una prima verifica davanti a un giudice terzo. Siamo contenti per un grande professionista ma riteniamo che Viale Mazzini debba darsi una mossa per evitare che l'Azienda di servizio pubblico sia governata dai tribunali. Evidentemente tutte le nostre denunce di questi mesi hanno un fondamento''.

''L'azienda non minimizzi quanto e' accaduto, soprattutto non trasformi la vicenda in una contesa tra due ottimi professionisti: Paolo Ruffini e Antonio Di Bella ''. Lo afferma il consigliere Rai di minoranza Nino Rizzo Nervo in riferimento alla decisione del Tribunale di Roma sul reintegro di Ruffini alla direzione di Raitre. ''Sull'ex direttore di Raitre il giudice ha pronunciato parole chiare che provano la gravita' di quanto e' avvenuto e che io avevo denunciato con il mio no alla rimozione di Ruffini. La Rai e' stata protagonista di un episodio di discriminazione politica intollerabile non degno di un servizio pubblico. Adesso - aggiunge Rizzo Nervo - per la sua credibilita' puo' porvi rimedio in un solo modo restituendo da subito la direzione di Rai3 a Ruffini come la sentenza gli impone. Il direttore generale Masi legga con attenzione il dispositivo di reintegro e si accorgera' delle responsabilita' che il giudice gli addebita e si ricordi che l'ordinanza non puo' essere disattesa a meno che non si voglia violare anche il codice penale''.

IL TESTO DELLA SENTENZA
Indizi gravi, precisi e concordanti'' che collegano la sostituzione di Paolo Ruffini alla direzione di Raitre all'aperta critica al contenuto di alcuni programmi della rete. Ragion per cui la ''delibera di sostituzione del vertice di Raitre non appare dettata da reali esigenze di riorganizzazione imprenditoriale presentando invece un chiaro connotato di motivazione discriminatoria e quindi illecita''. Sono punti centrali dell'ordinanza con cui e' stato accolto il ricorso dell'ex direttore di Raitre che aveva lamentato che la soluzione individuata non rispondeva al suo profilo professionale e alle responsabilita' fino ad allora ricoperte.    Il giudice del lavoro di Roma Eliana Pacia (RPT Pacia) (terza sezione del tribunale civile), con provvedimento di urgenza ''fa ordine alla Rai di adibire il ricorrente'', Paolo Ruffini, ''all'attivita' lavorativa come dirigente editoriale direttore di Raitre con adibizione alle mansioni svolte prima del 25/11/2009'', giorno in cui il Cda Rai adotto' la delibera di nomina alla direzione di Raitre di Antonio Di Bella, ''sino all'assegnazione di mansioni equivalenti''.  La delibera di sostituzione, si legge nell'ordinanza, ''non appare dettata da reali esigenze di riorganizzazione imprenditoriale, presentando invece un chiaro connotato di motivazione discriminatoria e quindi, in quanto tale, illecita ai sensi dell'articolo 15 legge 300/1970''. Questo tenuto conto del ''collegamento'' tra le molte frasi della maggioranza e del Governo sulla ''faziosita'' dei programmi di Rai tre e la sostituzione di Ruffini.  A ''conferma di tale stretto collegamento - si legge - proviene dal tenore delle dichiarazioni rilasciate dal direttore generale della Rai il 23/09/2009 alla Commissione di Vigilanza sull'attivita' della Rai nel corso della quale egli ha espresso un aperto disappunto sul fatto che reti del servizio pubblico e quindi pagate dai cittadini fanno - diversamente a suo dire da tutti gli altri Paesi del mondo trasmissioni 'politicamente contro' (il Governo). E se e' vero che il Direttore generale non delibera ma ha potere di nomina, tenuto conto delle reiterate e varie dichiarazioni espresse da esponenti del governo, come detto mai smentite, e dalla vicinanza temporale della delibera di novembre - seguita alle dichiarazioni del Direttore generale - puo' sicuramente affermarsi, sulla base di un giudizio di verosimiglianza, in sussistenza di indizi gravi, precisi e concordanti circa un obiettivo di collegamento tra la sostituzione del ricorrente e l'aperta critica al contenuto di alcuni programmi voluti e potenziati dal medesimo''.    Una sostituzione illecita, quella di Ruffini, si legge nell'ordinanza del Tribunale civile di Roma, terza sezione lavoro, ''ancor prima e a prescindere da ogni considerazione su quanto puo' desumersi dal tenore della notizia dell'intercettazione telefonica riguardante la conversazione tra Innocenzi e il Dr Masi, riportata nell'articolo del quotidiano La Repubblica del 17/03/2010 versato in atti, che riferisce dell'allontanamento del ricorrente da Raitre, quale mezzo di aggiustamento della Rai, tenuto conto della inutilizzabilità, allo stato delle intercettazioni telefoniche in giudizi diversi da quello in cui le stesse sono state raccolto e del fatto che vi sarebbero indagini in corso presso la Procura della Repubblica di Trani proprio sulla diffusione delle notizie oggetto delle varie intercettazioni''. Il giudice parla anche della ''violazione del diritto alla liberta' d'informazione e di critica del giornalista'' che risulta come ''mero riflesso dell'intera vicenda' sullo stesso Ruffini seppure e' vero, fa notare, che è da condividere quanto sostenuto dalla Rai, ''parte resistente", sul fatto che ''la rete non e' assimilabile ad una testata giornalistica seppure essa e' composta anche da giornalisti''. Per il giudice sussiste ''anche il danno grave e irreparabile nel tempo occorrente a far valere il diritto del ricorrente in via ordinaria''. Se e' vero, come sostiene la Rai, che occorre ''ancorare il danno irreversibile al depauperamento del proprio acquisito bagaglio professionale'' per il giudice questo pericolo non riguarda tanto ''le materie ad elevato spessore tecnologico o scientifico ma alla qualita' e varieta' delle mansioni svolte anche in connessione con il ruolo rivestito dal lavoratore nel contesto aziendale e produttivo''. Di fatto Ruffini, si legge ancora nell'ordinanza ''non e' stato preposto ad alcuna struttura'' e ancora oggi ''si reca tutte le mattine in Rai dove non gli e' affidata alcuna mansione'' (....). Il giudice, prosegue l'ordinanza considera il ricorso ''fondato'' e lo accoglie sostenendo ''sotto il profilo della verosimiglianza del diritto vantato'' che ''sussiste un concreto demansionamento ai sensi dell'articolo 2103 del Codice civile perche''' dopo la delibera di sostituzione Ruffini ''non ha ricevuto sino al 27 aprile 2010'' - quando e' stata formalizzata la nuova proposta con Raipremium e Rai educational - ''alcun incarico ed e' rimasto del tutto inattivo''. L'incarico di direttore di Raitre conferito nell'aprile del 2002 non prevedeva ''termini di durata''. Ne' consta che prevedesse ''una regola implicita di breve durata'' o che l'incarico ''sia venuto meno per ragioni connesse ad esplicite responsabilità professionali nello svolgimento dell'incarico o a ragioni collegate al mancato raggiungimento di risultati obiettivi editoriali''.


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