di Roberto Morrione
Caro Presidente Garimberti,
mi permetto di scriverti questa lettera aperta, per me insolita e irrituale, perché ho rispetto e stima delle tue funzioni, perché ti considero un uomo intellettualmente libero con il quale ho condiviso a suo tempo al TG 2 amicizia e un significativo impegno giornalistico e perché si profila una scadenza grave per il Servizio Pubblico, la proposta di sostituire Paolo Ruffini alla guida di Rai 3.
Non c’è bisogno di riaffermare quanto hanno già testimoniato unanimemente, con parole di assoluta chiarezza, giornalisti, autori, conduttori, intellettuali che con i loro programmi, coordinati e diretti da Paolo Ruffini, hanno saputo costruire un rapporto con il Paese che va ben oltre gli stessi interessi della Rai, rispondendo con efficacia a una crescente e riconosciuta deriva culturale ed etica e al contestuale bisogno di una televisione intelligente fatta di memoria, conoscenza, verità. Né certo occorre ricordare come la libertà d’espressione e lo spirito critico siano parte essenziale della buona informazione e ancor più della comunicazione del Servizio Pubblico. Tu stesso del resto lo hai affermato, non solo difendendo pubblicamente da Presidente l’autonomia creativa e produttiva della Rai di fronte a reiterati e ingiustificati attacchi da parte della politica e di chi detiene le leve del potere, ma ancor prima con il profilo e l’impegno che hai profuso negli anni all’interno e all’esterno dell’azienda.
Ricordo bene i tuoi interventi di politica estera in quella che era a suo tempo spregiativamente chiamata Tele Kabul, sempre lucidi, profondi, pluralistici e quell’anno di direzione al TG 2 nella Rai dei “professori”, che mise fine a una devastante guerra civile e di potere interna realizzando nuovi modelli d’espressione e di impegno civile in cui si identificarono tanti redattori, finchè le logiche del potere e le alterne fortune della politica sommersero quell’esperienza e le vicende personali di tanti giornalisti che vi avevano davvero creduto …
Condivido professionalmente e umanamente i principi ai quali si è sempre riferito nei suoi compiti
Paolo Ruffini e vi riconosco esattamente gli stessi valori che ci animarono allora, un’eredità ideale e culturale e anche, se mi consenti, di dignità personale, che non deve essere punita e sconfitta, ma che va invece salvaguardata al di là delle stesse ragioni, aziendali e industriali, che di per sé non giustificherebbero per alcun motivo un avvicendamento alla testa della Rete.
Credo che non ci sia e non debba esistere solo l’antico detto che “squadra che vince non si cambia”, frutto di una prosaica cultura consumistica oggi comunque vincente e che rischia invece in modo davvero sconcertante di non essere applicata in questo caso per un evidente interesse e gioco di parte. Va invece soprattutto difeso il valore delle idee, della capacità progettuale, dell’impegno professionale e civile, della piena autonomia aziendale, che è in fondo la ragione prima della funzione di chi presiede il vertice del Servizio Pubblico.
Conosco bene, anche perché l’ho in qualche modo vissuta in più di 40 anni di servizio e di battaglie all’interno della Rai, quale possa essere la pressione dirompente del potere politico, oggi ulteriormente rafforzata da una visione autoritaria e monocratica che cercherà – in modi per di più arroganti e scoperti – di sovrastare le regole e gli interessi aziendali a partire dal Consiglio di Amministrazione.
Spero però che, per quanto potrai, saprai schierarti per difendere non solo l’autonomia della Rai,
ma la lealtà di un suo Direttore che ha solo ben meritato insieme alla sua straordinaria squadra e soprattutto il valore portante dello spirito creativo e critico che è insieme l’ossatura della nostra missione professionale e il punto di riferimento di tanti cittadini italiani, che non perdonerebbero cedimenti a manovre imposte dall’esterno del Servizio Pubblico.
Con la sincerità e l’amicizia di sempre
L'intervista al consigliere del Cda Rai NINO RIZZO NERVO sul Corriere della Sera
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