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Pomigliano entra nei Tg perchè la FIOM non firma. Sparisce L'Aquila perchè contesta il Governo
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di DENTRO LE NOTIZIE

Pomigliano entra nei Tg perchè la FIOM non firma. Sparisce L'Aquila perchè contesta il Governo

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I TITOLI DEL 14 GIUGNO 2010 - Questione Fiat e Pomigliano da una parte. Esordio dell’Italia dall’altra. Sono questi i temi fondamentali che prendono spazio nei Tg di questa sera. Su Pomigliano apre il Tg2 e il Tg3. Il Tg5 mette la notizia come terzo titolo del sommario. Il Tg1, Tg5, Studio Aperto e la copertina de La7 dedicano l’apertura all’Italia. Ne manca uno, di Tg, ed è quello diretto da Emilio Fede che sceglie di aprire con Silvio Berlusconi che  “ottiene la liberazione dell’ostaggio svizzero e risolve un lungo conflitto diplomatico fra Libia e Svizzera. Ottiene anche la libertà per i tre pescherecci italiani ed i relativi equipaggi che erano stati sequestrati per aver violato le acque territoriali”.

Per completezza d’informazione i motopescherecci italiani erano in acque libiche solo per la Libia e, ironia della sorte, forse sarebbero stati sequestrati con le navi che l’Italia ha donato alla Libia per “battere” le acque tra i due Paesi per evitare lo sbarco degli immigrati sulle coste italiane. Insomma, un’apertura quasi filo-libica per il Tg4 che, citando il premier, evita che i Tg raggiungessero un vero e proprio record:  quello di non dare nemmeno una notizia, nei titoli, che contenesse il nome di Silvio Berlusconi. Peccato, occasione mancata!

Prima di passare agli altri titoli segnaliamo come, purtroppo, la vicenda di Pomigliano entri “in ritardo” nei Tg. Lo fa solo per la mancata firma della Fiom sull’accordo. Ma quasi tutti i tg, la vicenda di Pomigliano l’hanno trattata, nel corso del suo evolversi, poco e male. Informando sulla fine di un percorso senza però raccontarlo. E’ l’argomento che sviluppiamo oggi con il commento, affidato all’ex sindacalista della Cgil, oggi saggista e scrittore, Sergio Bellucci.
Da segnalare una notizia che doveva essere importante per ogni italiano: l’aumento del debito pubblico e la diminuzione delle entrate fiscali nel primo quadrimestre 2010. Ne parla solo il tg3 mentre la notizia non è presente nei sommari degli altri Tg e merita solo qualche servizio sparso all’interno. Sulle intercettazioni attenzione di Tg1, Tg2, Tg3 all’intervento del Presidente della Camera Fini che chiede modifiche e allontana i tempi della discussione alla Camera dei Deputati. Totalmente assente dai titoli dei Tg Mediaset la notizia.  Altra notizia “forte”, che troverà domani ampio spazio sui quotidiani ma che scompare pressoché dai tg, è l’amarezza del sindaco dell’Aquila e le dimissioni di un suo assessore che protesta così al disimpegno del Governo sulla cittadina abruzzese colpita dal terremoto. La notizia è solo nei titoli del Tg3. Come dire: de L’Aquila si deve parlare solo per dire che le cose vanno bene. Altrimenti è “Censura”.


Il Commento di Sergio Bellucci, saggista ed esperto di organizzazione del lavoro
(Intervista di Alberto Baldazzi)

Sergio Bellucci, saggista ed esperto di organizzazione e di lavoro, con alle spalle anche un’intensa esperienza di sindacalista. Forse sarebbe troppo chiedere di spiegare ai nostri tg cosa c’è dietro e cosa c’è dentro le schermaglie e le contrapposizioni fra sindacati per lo stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco. Archiviato il fatto che i tg comunque neanche ci provano, ti chiediamo una valutazione proprio su Pomigliano. Cosa ne pensi?
Mah, penso che la Fiat stia provando ad aprire una fase nuova della storia della Repubblica. Quello che non si sente dire in giro è il cuore del problema. Si dice soltanto la Fiat può investire o non può investire. La Fiat vuole rimuovere un pezzo della Costituzione e mettere i propri lavoratori in condizione di non poter scioperare per impostare una richiesta, una rivendicazione. Questo è il nocciolo. Si apre una stagione completamente nuova. Io credo che il Governo e il Parlamento dovrebbero dire che la Fiat, se vuole stare in questo paese e deve restare in questo paese a mio avviso, deve rispettare almeno la Carta costituzionale.

Il sindacato si è schierato ma in maniera non unanime. Forse la stessa CGIL in queste ore è diviso al proprio interno.
Beh, il ricatto ovviamente avviene sempre in condizioni molto particolari, altrimenti non è tale. E’ come se uno fosse in mezzo al deserto, assetato, bisognoso di acqua si avvicina a un grande chiosco che gli dice “Se vuoi bere e io ho l’acqua, devi stare in qualche modo ad accettare le mie di condizioni”. Ecco, quello che sta avvenendo oggi sul territorio dove esiste quella fabbrica della Fiat è sostanzialmente questo. Voi avete bisogno di lavorare, perché la nostra fabbrica se va via in qualche modo mette il territorio in ginocchio, quindi dovete accettare le nostre condizioni. Questo è quello che una volta si sarebbe chiamata e si chiamava la lotta di classe, soltanto che è fatta inversamente da come l’abbiamo conosciuta nel ‘900. Sono i datori di lavoro che impongono e costringono con la forza ad accettare alcune condizioni. Su questo c’è da dire che alcuni sindacati stanno accettando il terreno perché dicono “meglio l’acqua adesso, che restare senza” , però questo presuppone ad un futuro difficile, complicato.

Sei quindi pessimista. Ma invece la possibilità che un welfare dentro e fuori le fabbriche, dei diritti dentro e fuori i posti di lavoro, magari modulati, l’Europa e L’Italia se li possa permettere anche di fronte a queste sfide di globalizzazione?  Tu come vedi questa possibilità?  
Sì, io sono convinto che è possibile e assolutamente obbligato ricercare un punto d’incontro tra interessi. Ma questa cosa ovviamente non si può fare mettendo una parte completamente in ginocchio,cioè in una condizione di totale deprivazione. Credo che sia possibile un nuovo modello di welfare, credo che si necessario, anzi. E credo che questo nuovo modello di welfare debba partire dal fatto che la centralità prima da rispettare è quella della condizione degli esseri umani, non quella delle aziende o dei livelli monetari. Ecco, non vorrei che noi salviamo l’euro ma distruggiamo gli europei. Insomma, ecco, credo che da questo punto di vista sia una necessità che va imposta alla politica, assolutamente.


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