Articolo 21 - CULTURA
Crisi editoria: anche Diario verso la chiusura
di Simona Silvestri
Cronaca di una morte annunciata. Purtroppo. È la storia di Diario, prima settimanale e poi mensile, che con il prossimo numero di dicembre chiuderà i battenti. Un’esperienza interessante nel panorama del giornalismo italiano quello del giornale fondato da Enrico Deaglio e da Renzo Foa. Nato come costola de L’Unità, tredici anni fa Diario divenne testata autonoma, prima sotto la direzione dello stesso Deaglio e poi sotto quella di Massimo Rebotti, succedutogli nel 2008.
Erano ormai due anni che il giornale versava in condizioni preoccupanti. Già nel 2007 si era parlato di un’eventuale chiusura, poi scongiurata grazie alla trasformazione di Diario da settimanale a mensile.
Ad annunciare la notizia è stato lo stesso editore Luca Formenton in una nota pubblicata nel numero di questo mese. “Quando abbiamo ripreso le pubblicazioni nel febbraio del 2008, ci eravamo dati due anni di tempo per verificare la possibilità di continuare, rinnovando il progetto, e rimanere nel mondo della carta stampata. Voglio ringraziare il direttore e tutta la redazione per aver lavorato con passione e impegno, in un momento difficile per tutta l’informazione, alla realizzazione di un mensile che, per citare Massimo, raccontasse il piano inclinato su cui sta scivolando la società italiana, confrontandolo con quello che succede altrove. Purtroppo il difficile momento economico e le risorse limitate non ci consentono di proseguire”.
Chiude Diario, e sette persone da gennaio potrebbero ritrovarsi senza lavoro. Sette lavoratori, compresi grafici, segreteria, direzione, redazione, sopravvissuti alla prima cura dimagrante che aveva portato il giornale a diventare mensile. Sette persone non provocano clamore a fronte delle centinaia di cassa integrati dei quali leggiamo ogni giorno sui giornali: sembra che in Italia chi perde il lavoro nel campo dei media e dell’editoria non faccia notizia.
Forse bisognerebbe prendere esempio dai colleghi d’oltralpe. In Francia, infatti, a fronte della crisi sempre più grave che sta colpendo il mondo dei giornali, tutti i principali sindacati francesi del settore hanno inviato una lettera aperta al presidente Nicolas Sarkozy per raccontare le gravi condizioni in cui versa il settore oltralpe. “Dopo la sua elezione alla presidenza della Repubblica i sindacati dei giornalisti (Snj, Snj-Cgt, Usj-Cfdt) osservano che la situazione dei media si è sensibilmente aggravata. Non c’è giorno in cui un giornale, un settimanale, una radio, una televisione non licenzino dei giornalisti con il pretesto della crisi economica. Parallelamente, i giornali vanno scomparendo”. Secondo i sindacati francesi, dall’inizio dell’anno, 2.300 giornalisti hanno ingrossato le fila dei disoccupati. Sarebbe interessante conoscere le stime di quelli italiani.
Erano ormai due anni che il giornale versava in condizioni preoccupanti. Già nel 2007 si era parlato di un’eventuale chiusura, poi scongiurata grazie alla trasformazione di Diario da settimanale a mensile.
Ad annunciare la notizia è stato lo stesso editore Luca Formenton in una nota pubblicata nel numero di questo mese. “Quando abbiamo ripreso le pubblicazioni nel febbraio del 2008, ci eravamo dati due anni di tempo per verificare la possibilità di continuare, rinnovando il progetto, e rimanere nel mondo della carta stampata. Voglio ringraziare il direttore e tutta la redazione per aver lavorato con passione e impegno, in un momento difficile per tutta l’informazione, alla realizzazione di un mensile che, per citare Massimo, raccontasse il piano inclinato su cui sta scivolando la società italiana, confrontandolo con quello che succede altrove. Purtroppo il difficile momento economico e le risorse limitate non ci consentono di proseguire”.
Chiude Diario, e sette persone da gennaio potrebbero ritrovarsi senza lavoro. Sette lavoratori, compresi grafici, segreteria, direzione, redazione, sopravvissuti alla prima cura dimagrante che aveva portato il giornale a diventare mensile. Sette persone non provocano clamore a fronte delle centinaia di cassa integrati dei quali leggiamo ogni giorno sui giornali: sembra che in Italia chi perde il lavoro nel campo dei media e dell’editoria non faccia notizia.
Forse bisognerebbe prendere esempio dai colleghi d’oltralpe. In Francia, infatti, a fronte della crisi sempre più grave che sta colpendo il mondo dei giornali, tutti i principali sindacati francesi del settore hanno inviato una lettera aperta al presidente Nicolas Sarkozy per raccontare le gravi condizioni in cui versa il settore oltralpe. “Dopo la sua elezione alla presidenza della Repubblica i sindacati dei giornalisti (Snj, Snj-Cgt, Usj-Cfdt) osservano che la situazione dei media si è sensibilmente aggravata. Non c’è giorno in cui un giornale, un settimanale, una radio, una televisione non licenzino dei giornalisti con il pretesto della crisi economica. Parallelamente, i giornali vanno scomparendo”. Secondo i sindacati francesi, dall’inizio dell’anno, 2.300 giornalisti hanno ingrossato le fila dei disoccupati. Sarebbe interessante conoscere le stime di quelli italiani.
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