di redazione
“Se non si affrontano i nodi dei conflitti di interessi che caratterizzano il panorama italiano dell’informazione e dell’editoria, è oltremodo difficile se non impossibile, porre mano ad una Riforma organica dell’Editoria, attesa da più di dieci anni, che sia capace di riaprire il mercato, garantire uno sviluppo equilibrato dei vari media e superare l’oligopolio televisivo garantendo più libertà, più cultura e soprattutto un ampio e tutelato pluralismo, nella salvaguardia di tutte le esperienze valoriali nazionali, nonché della rete diffusa della comunicazione locali”. Lo ha detto il presidente onorario di Mediacoop Lelio Grassucci, aprendo il lavori della seconda giornata del Congresso di Mediacoop, in corso oggi a Roma, presso la sala delle Conferenze a Piazza Montecitorio.
Perciò , “mentre resta impellente e non più procrastinabile, affrontare il problema dei conflitti di interesse facendo tesoro delle esperienze più avanzate di altri Paesi” – ha proseguito Grassucci – “ non rinunciamo a ritenere possibile un intervento di emergenza a sostegno dell’editoria , una sorta di moratoria triennale per evitare di arrivare all’attesa riforma quando la maggior parte delle aziende avrà chiuso i battenti “.
“D’altra parte – sottolinea il presidente vicario di Mediacoop - più volte il Parlamento lo ha sollecitato , da ultimo con l’appello firmato da oltre 360 deputati di ogni parte politica. E’ questa maggioranza potrebbe impegnarsi a proporre ed approvare un tale provvedimento di urgenza. Mediacoop pertanto ha avanzato proposte per un articolato in sei punti che prevedono soluzioni per il ripristino parziale dei contributi per il triennio 2011-2013 e “la garanzie di risorse per il Fondo per l’Editoria , in modo pluriennale e strutturale attingendo allo stanziamento previsto con la Legge di stabilità e attraverso una tassa di scopo”.
In particolare si propone di :
1. Raddoppiare il canone di concessione governativa per le TV nazionali; sia analogiche che digitali (di circa 50 milioni). In alternativa, si propone di aumentare di due punti l’IVA sulla pubblicità realizzata sulle TV nazionali (circa 60 milioni);
2. Parificare al 20% l’IVA sui gadget non editoriali e culturali allegati alle pubblicazioni (si tratta, a regime, di oltre 30 milioni);
3. Ricondurre il fondo alle finalità originarie depurandolo di spese che nulla hanno a che fare con l’editoria (va ricordato, infatti, che il solo costo per la convenzione con la RAI ammonta a circa 40 milioni).