di Stefano Corradino
I detrattori della prima e dell'ultima ora che "gufavano" contro la manifestazione sono stati decisamente zittiti. Quella del 1° luglio è stata una splendida giornata di democrazia e di libertà. Non ci interessa la conta dei presenti. Ci interessa la passione civile di quanti, ed eravamo tanti, hanno gremito Piazza Navona per gridare sopra e sotto il palco che la libertà di informazione non si tocca. E li ringraziamo tutti. A cominciare dalle tante associazioni e dai singoli che non sono potuti intervenire sul palco ma che hanno dato un contributo essenziale per la riuscita di questa giornata.
Non è stata una manifestazione corporativa, come alcuni, ci possiamo scommettere, sosterranno all'indomani. Non c'erano solo i giornalisti e i magistrati. C'erano migliaia di cittadini ogni giorno più indignati da un governo che, riducendo l'uso delle intercettazioni, vuole consentire alle tante cricche di agire indisturbate. Di acquistare e affittare attici al costo di seminterrati, di ridere e speculare sulla tragedia di un terremoto.
"Il provvedimento è "un macigno", ha detto in apertura Franco Siddi, segretario della Federazione della Stampa che ha promosso la mobilitazione. "Farà sì che le inchieste non appariranno per anni su giornali e tv". "Questa legge non vuole difendere la privacy o, come si è detto, le telefonate tra i fidanzatini" ha detto dal palco un applauditissimo Roberto Saviano. "Il suo unico scopo è di impedire di conoscere ciò che accade e di difendere, più che altro, la privacy del malaffare o, se vogliamo, degli affari della politica". "L'oscuramento del diritto di cronaca e della legalità - ha affermato il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti - è l’oscuramento anche della questione sociale e della 'macelleria sociale' in corso con i tagli previsti dalla manovra finanziaria".
L’aria sta cambiando e non per lo scirocco che ci introduce nella stagione estiva. Cambia perché nella stessa maggioranza di governo si levano voci pesanti di dissenso ultime delle quali quelle dei giovani del Pdl di Palermo che non hanno per nulla festeggiato la riduzione di pena inflitta a Marcello Dell'Utri dalla Corte d'Appello e che si vergognano all'idea di un senatore della Repubblica, mafioso quantomeno fino al '92, che erge ad eroe un collega di cupola come Vittorio Mangano piuttosto che uomini come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Non sarà una casualità se, nelle stesse ore in cui la piazza si riempiva di bandiere e striscioni il Presidente Giorgio Napolitano affermava "non mi hanno ascoltato" riferendosi alla maggioranza che vorrebbe approvare il ddl prima dell'estate. E non sarà un caso neppure se, in contemporanea con gli interventi dal palco il presidente della Camera Gianfranco Fini chiariva di non volere che nel suo partito e nel governo "ci sia nemmeno il sospetto che c'è qualcuno che si vuol far nominare ministro perché non vuole andare in tribunale".
La piazza si svuota. In un corteo che si divide nelle strade della Capitale dipinto dal giallo dei post-it, dal viola delle t-shirt e dalle valigie blu. Ma è solo un arrivederci. E un avvertimento solenne ai governanti: anche se cercherete di approfittare dei mesi estivi e delle ferie (per quelli che se le potranno permettere in un Paese dove galoppa la disoccupazione e il precariato) perfino ad agosto ci saranno piazze gremite di gente a contestare i provvedimenti più scellerati, le leggi più incostituzionali, i tagli alla cultura e i bavagli all'informazione. "Ci siamo riappropriati della Costituzione – ha detto Stefano Rodotà dal palco - ora la piazza può influire direttamente sull’agenda politica”.
E saremo tutti davanti alla Camera il 29 luglio con voci più assordanti delle vuvuzelas per contrastare il ddl intercettazioni e chiunque vuole donne e uomini sudditi di un nuovo Sultanato piuttosto che cittadini liberi di esprimersi e di conoscere la verità.