di Nicola Tranfaglia
Quello che è emerso nei giorni scorsi nell’inchiesta giudiziaria sulla loggia P3 (edizione aggiornata della P2 di Gelli e Berlusconi) dimostra che anche negli organi di controllo costituzionale l’inquinamento del populismo autoritario ha proceduto in maniera tale da condizionarli (sei giudici sono già vicini al premier, ne mancano due per la maggioranza) e farci correre il rischio concreto di una democrazia che non è più tale.
Se alla maggioranza parlamentare si aggiungono il controllo della Corte Costituzionale e del Consiglio Superiore della Magistratura (su cui PD e PDL si sono messi sciaguratamente d’accordo con l’UDC per portare alla vicepresidenza l’ex sottosegretario alla Giustizia on.Vietti, protagonista con Berlusconi delle leggi ad personam per esempio, il falso in bilancio e legittimo impedimento) la frittata è completa.
Persino il Capo dello Stato è isolato e condotto a non poter far nulla, anche se volesse, per limitare i danni del berlusconismo in crisi.
Il problema politico oggi è proprio quello dei danni collaterali di un regime in crisi, vicino a cadere subito o in autunno, che trascina nella sua rovina la nostra costituzione. In particolare il parlamento, già in buona parte esautorato, condotto già 36 volte al voto di fiducia e spinto al trasformismo e alla compravendita dei deputati e dei senatori che si preoccupano più dei propri affari personali che degli obbiettivi politici che dovrebbero servire.
Ma soprattutto gli organi di controllo come la Corte Costituzionale che in questa legislatura ha già bocciato la prima edizione del lodo Alfano che tendeva a fissare l’immunità giudiziaria per il presidente del Consiglio e i ministri berlusconiani. E che ora dovrà giudicare il legittimo impedimento già approvato dal parlamento e sottoposto, grazie all’Italia dei Valori e a tanti elettori di destra e di sinistra, a un referendum abrogativo.
Il rischio concreto, di cui parlavo all’inizio dell’articolo, è che il presidente del Consiglio, con una maggioranza ancora più eterogenea di quanto è oggi, formata da pasdaran del PDL e da transfughi acquistati in parlamento,vada avanti magari con un governo Berlusconi bis nei prossimi tempi con la nuova edizione del lodo Alfano già pronta, con la cosiddetta riforma del CSM, con i tagli giganteschi già approvati e rafforzati all’istruzione a tutti i livelli, dalle elementari all’Università.
Qualcuno, in questi giorni, dice che non c’è da essere molto preoccupati perché almeno il governo fa la lotta alla mafia meglio dei governi passati. Ma per chi conosce il problema da molti anni (trenta o quaranta) la lotta del governo contro le mafie è una bufala gigantescha.
Certo, grazie al lavoro accanito, malpagato e senza mezzi, di poliziotti, carabinieri e magistrati, le operazioni contro la ‘ndrangheta, Cosa nostra e la camorra si susseguono ogni giorno.
Ma l’esperienza storica dimostra a sufficienza che, se non si colpisce quella che Falcone e Borsellino chiamavano “l’alta mafia” o che il procuratore generale Scarpinato definisce oggi i complici attivi delle mafie, politici e colletti bianchi, il governo favorisce la sostituzione costante dei capi ma le associazioni mafiose continuano a prosperare, a ingrandirsi, a espandersi in Italia e nel mondo.
Siamo, insomma, di fronte a una grossolana manipolazione che, grazie a televisioni e giornali troppo spesso reticenti o peggio, fornisce l’impressione della lotta e produce al contrario la fine di un’offensiva efficace contro le mafie e, dunque, al loro crescente successo.
Vorrei dire ai lettori che quasi vent’anni di berlusconismo, con una opposizione politica troppo debole, hanno fatto crescere nel nostro paese una questione sociale gigantesca di cui avvertiamo, sulla pelle della maggioranza degli italiani, i colpi feroci (con effetti gravi per i giovani, per gli anziani indigenti e per le donne).
Ma anche una questione morale che ha rovesciato l’idea della società democratica, ha portato magistrati e politici davanti ai giudici e un commercio di stupefacenti sempre maggiore nei locali, come nelle abitazioni di chi pone al centro della propria vita il denaro, il successo e lo sballo.
Il berlusconismo è stato ed è ancora questo: fine delle regole e dei valori, legge del più forte ad ogni costo, crollo di ogni democrazia.
Gli italiani lo stanno finalmente capendo?
- “La P3 è figlia del conflitto d’interessi. Se crolla il governo, occorre una fase di decantazione e cambiare la legge elettorale. Poi le elezioni”. Intervista a ROSY BINDI
- La questione morale è dirompente come la crisi economica. Intervista a ROBERTO ZACCARIA