di Valter Vecellio
“Cricca” ormai è diventato un termine di uso comune. Il dizionario aiuta: “Cricca sta per gruppo informale e ristretto di persone che condividono degli interessi”. Interessi a esser gentili, poco limpidi, e molto probabilmente con aspetti e risvolti che appartengono all’illecito. Una situazione che fa dire al ministro della Giustizia Alfano: “No alla caccia alle streghe”. Di cricche se ne sono scoperte parecchie, si intrecciano e incrociano tra loro. La prima cricca venuta fuori è quella degli appalti per il G8, prima a La Maddalena, poi a L’Aquila. Chiamiamola “cricca protezione civile”.
Coinvolti il sottosegretario Bertolaso, l’ex ministro Scajola, un po’ di Vaticano, con il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe, monsignor Francesco Camaldo, cerimoniere del papa, il cardinale Fiorenzo Angelini; e poi Angelo Balducci, Diego Anemone, e altri, quelli – è bene serbarne memoria – che quando c’è il terremoto che distrugge l’Aquila, si fanno delle grasse risate, pregustando gli appalti. Ma, come dice il ministro della Giustizia, non bisogna fare una caccia alle streghe. Questa “cricca” tocca, lambisce, sfiora, palazzo Chigi: da Silvio Berlusconi a Gianni Letta; il ministro delle infrastrutture Altero Matteoli; e poi il coordinatore del PdL Denis Verdini. Ma, come dice il ministro della Giustizia, non dobbiamo fare caccia alle streghe.
C’è poi la seconda “cricca”, quella cosiddetta “irpina”, anche se c’è al centro c’è un sardo come Flavio Carboni; con lui Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino; i personaggi di questa cricca sembrano usciti da un film di Totò e Peppino De Filippo, con l’avvertenza che in quei film si ride, ma sono una cosa molto seria; questa cricca ha collegamenti e contatti con il ministero della Giustizia, soprattutto il sottosegretario Giacomo Caliendo e il capo degli ispettori Arcibaldo Miller; e poi con l’ex sottosegretario Nicola Cosentino; ancora Verdini, Marcello dell’Utri, il governatore della Lombardia Roberto Formigoni e quello della Sardegna Ugo Cappellacci; ma, come dice il ministro della Giustizia, non dobbiamo fare caccia alle streghe.
La terza cricca è quella di Gennaro Mockbel, l’ex senatore Nicola Di Girolamo, e qui si va a finire a tre maxi-inchieste: Finmeccanica, Fastweb, Telekom. E ci siamo limitati a citare i principali attori di queste vicende, attorno ai quali ruotano molte altre entità: dai servizi segreti che non mancano mai, alla Guardia di Finanza, dalla Corte di Cassazione al Consiglio Superiore della Magistratura; fino ad elementi della camorra e della ‘ndrangheta. Insomma non ci si fa mancare nulla, in questo bailamme fatto di tangenti, appalti, grandi opere, condizionamento dei magistrati, scambi di favori; una ragnatela che sconcerta e sgomenta. Ma, come dice il ministro della Giustizia non dobbiamo fare caccia delle streghe.
L’impressione è che si sia solo agli inizi. Un magistrato tra i più impegnati nella lotta alla ‘ndrangheta, Nicola Gratteri, che ha indagato sulla strage di Duisburg in Germania, e sulle rotte internazionali del narcotraffico, già un anno fa, ricordava che “negli anni della ricostruzione, dopo il terremoto del 1997, in Umbria, i clan della ‘ndrangheta si sono lanciati sui subappalti in un’alleanza con i Casalesi, un’alleanza che dura tuttora”. Questo in Umbria; e poi: “C’è il rischio che questa strategia possa fare breccia anche in Abruzzo”.
Ed ecco, qualche giorno fa, una notizia passata inosservata: “La società Perego General Contractor, amministrata di fatto da Andrea Pavone, arrestato giorni fa assieme al boss Salvatore Strangio, tentò di scalare la Cosbau Spa, azienda trentina che si occupa di costruzioni e di edifici prefabbricati destinati alle famiglie terremotate del recente sisma in Abruzzo. Il piano prevedeva grandi possibilità di sviluppo e commesse di notevole rilievo economico e politico; tanto per intenderci, Cosbau è assegnataria di alcuni lotti relativi alla ricostruzione del post terremoto de L’Aquila. Mettere le mani su Cosbau significa, per Strangio, Pavone e compagnia, entrare nel giro degli appalti pubblici; così gli investigatori. Piano poi fallito, ma quel che conta è che il tentativo ci sia stato; e non è detto che per un piano fallito altri non riescano, non siano riusciti. Ma, come dice il ministro della Giustizia, non bisogna fare caccia alle streghe.
A dividersi le fette di queste enormi torte vediamo tanta gente, ma oltre alle “presenze” la raccomandazione, l’avvertenza, è di considerare anche chi non fa parte di queste “cricche”, chi non c’è.
Non si fanno cacce alle streghe, ma una caccia c’è, ed è quella alle persone oneste. Amartya Sen ci ricorda che democrazia significa innanzitutto dibattito pubblico, e che se vogliamo che le nostre azioni corrispondano al nostro pensiero, dobbiamo avere la libertà di scelta: “Senza questa libertà, non possiamo trasformare le nostre idee in fatti concreti”. La libertà di scelta si ha, se si è liberi di conoscere e di sapere. Se viene meno questa libertà, viene meno tutto.