di Gherardo Ugolini*
La maggioranza di centro-destra al governo in Germania arranca tra contrasti interni, incertezze strategiche e sondaggi in picchiata. Ma si conferma un centro-destra per bene, rispettoso dei vincoli costituzionali e attento alla difesa dei diritti civili. Un centro-destra, insomma, molto lontano da quello che vediamo all’opera ogni giorno in Italia, dove l’intreccio tra interesse privato del premier Berlusconi e bene pubblico della collettività si è fatta sempre più ingarbugliato.
Una nuova conferma di quanto il governo conservatore di Berlino sia migliore del nostro è arrivata lo scorso 25 agosto quando il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità un disegno di legge che si propone esplicitamente come fine la tutela dei giornalisti e il rafforzamento della libertà di stampa. Si tratta di una legge che, se verrà approvata senza stravolgimenti dal Bundestag, segnerà una tappa fondamentale per la storia dei rapporti tra mass media e politica in Germania e che potrebbe essere consultata con grande profitto dal nostro ministro Alfano e da tutti i sostenitori della “legge bavaglio”: che imparino come si ragiona nelle mature democrazie europee.
Ma procediamo con ordine. Tutta la faccenda ruota attorno ad un caso concreto e particolare accaduto cinque anni. Nel 2005 la rivista “Cicero”, un mensile di attualità politica stampato ad Amburgo, aveva pubblicato materiali della polizia federale facendo riferimento ai contenuti di un dossier top-secret. La magistratura aveva aperto un’inchiesta per capire come quei materiali fossero usciti dai loro archivi eseguendo anche una perquisizione nella redazione del giornale con lo scopo di scoprire l’identità della “gola profonda” che aveva passato le notizie riservate. I redattori di “Cicero”, sostenuti dalle associazioni sindacali dei giornalisti e da vasti settori dell’opinione pubblica, presentarono ricorso e nel 2007 i giudici della Corte Costituzionale di Karlsruhe emisero una sentenza d’appello in cui si stabilivano l’illegittimità e l’anticostituzionalità di una perquisizione di quel tipo.
A quel punto è iniziato un dibattito tra le forze politiche sulla necessità di modificare il codice penale per quanto concerne il reato di “concorso nella violazione del segreto su notizie riservate”, adattando la normativa giuridica alla sentenza sul caso “Cicero”. Ne è uscita una proposta, sostanzialmente condivisa da tutte le forze politiche, che il governo Merkel alla fine ha adottato e approvato. Col nuovo disegno di legge i giornalisti che pubblicano notizie riservate o coperte da segreto istruttorio non sono più perseguibili. Con la precedente normativa rischiavano invece fino a cinque anni di prigione, ossia la stessa penalità massima prevista per i funzionari pubblici che rivelano notizie riservate e segreti d’ufficio.
La portata innovativa di questo disegno di legge è notevole, e non è mancato chi ha cercato di opporre resistenza in nome della necessità di difendere ad ogni costo la riservatezza di informazioni e documenti confidenziali. Ma la decisione dei ministri che compongono l’esecutivo tedesco è andata nella direzione opposta: il diritto dei giornalisti di informare e dell’opinione pubblica di essere informata è prevalente rispetto all’esigenza di proteggere i documenti segreti delle istituzioni. «Una stampa libera è alla base di una società trasparente e giusta. I giornalisti vanno messi nelle condizioni di esercitare il loro ruolo di quarto “potere” senza limitazioni, potendo controllare senza vincoli anche l’azione dello Stato». Sono queste le parole con cui il ministro della Giustizia, la liberale Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, ha presentato il disegno di legge. Le parole di una dirigente politica conservatrice, ma consapevole di quanto sia importante per la buona salute istituzionale di uno Stato la presenza di una stampa libera che eserciti la funzione di controllare i politici.
* corrispondente dell´Unitá da Berlino