di Enzo Costa*
Lo scandalo è Ruffini. Non è la tivù dei cuochi e delle ricette, delle vite in diretta, delle feste italiane ed italiote, delle eredità, dei pacchi, delle fiction all’ingrosso, degli aspiranti famosi isolati o intonati, dei grandi fratelli, dei marzulli, dei magalli, dei d’urso e giletti perfetti per telesiparietti con sgarbi, meluzzi, mussolini e parietti su trans e vizietti, seni intatti o rifatti, crocifissi rimossi o rimessi, padri pii e miracoli annessi, devozioni da vip e promozioni degli stessi, dei pareri berciati da autorevoli inesperti, emanuelifiliberti e di reality scarti su ufo e/o pillole per aborti, trasgressioni e/o patente a punti, testamento biologico e/o moda dei capelli corti, Islam e/o come agghindarsi ai party. Lo scandalo è Ruffini. Non è la tivù dove intrattenimento fa rima con ottundimento, obnubilamento, azzeramento del pensiero, della consapevolezza, di ogni capacità di discernimento. Non è la tivù dove si pornografizzano i sentimenti, si narcotizzano le coscienze, si mercificano i corpi, si plastificano le case dei delitti, si serializzano i talkshow sugli omicidi più telegenici con efferati criminologi e spietati opinionisti patentati introdotti da atroci “Din Don” sulle raccapriccianti note di “Via col vento”. Lo scandalo è Ruffini. Non è la tivù dove l’allarme sicurezza risuona quando conviene al Padrone e si spegne quando a Lui conviene si spenga, dove il terremoto è un set per lo sciame Silvico in un’apposita prima serata lanciata da ordinari, infiniti trailer formato tiggì Raiset, dove l’emergenza rifiuti andava mostrata a Napoli e va minimizzata a Palermo, dove si tace per mesi sui traffici di escort candidabili per Papi e poi si inscenano editoriali contro chi manifesta per la libertà di stampa, dove si spargono cortine fumogene, nebbie catodiche e marchi contraffatti (“processo breve”) sull’ennesima legge ad berluscam non prima della messa in scena di un apposito editoriale sulla provvidenzialità dell’immunità parlamentare. Non è la tivù dell’informazione deformata, manipolata, controllata, negata, spottizzata, truccata, asservita e vilipesa.
Lo scandalo da additare e punire è Ruffini. Lo scandalo è l’unica rete del servizio pubblico che fa interamente servizio pubblico. Che non occulta la realtà ma la racconta. Che non mortifica il ragionamento ma lo incoraggia. Che non spegne le idee ma le stimola. Che non semina ignoranza ma la combatte. Che non avversa l’intelligenza ma la asseconda. Che non liscia il pelo alla ggente ma rispetta le persone. Non lo trovate scandaloso?
* l'Unità (18 novembre 2009)
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