di Filippo Vendemmiati
E' il riconoscimento delle responsabilità morali dello stato. Il ministero degli interni ha firmato un atto di transazione con i familiari di Federico Aldrovandi, il ragazzo ucciso a Ferrara il 25 settembre 2005. Ai genitori, il fratello, gli zii e i nonni, in tutto sei persone andrà una somma di quasi 2 milioni di euro. "E' la prima volta, ha commentato l'avvocato Alessandro Gamberini, uno dei legali della famiglia, che il ministero dell'interno concede un risarcimento senza esserne stato costretto da una sentenza e senza essere stato condannato". In questa vicenda le responsabilità penali sono infatti individuali e in primo grado sono stati condannati i quattro agenti responsabili delle violenze e altri tre uomini in divisa per favoreggiamento e omissioni. Lo stato chiede però ai familiari di non costituirsi parte civile nel processo d 'appello che inizierà nel maggio del 2011. Gli agenti saranno così più liberi di difendersi? "E’ una pacificazione non un ricatto, risponde precisa l'avvocato Gamberini. Il risultato ottenuto in primo grado rappresenta una verità sgusciata in ogni parte, l'appello si gioca solo sugli atti e le parti civili non sono indispensabili. Lo stato ha teso una mano, i singoli non l'hanno mai fatto, il ministero riconosce che, oltre ai reati commessi, la questura di Ferrara quella mattina e dopo non ha svolto il suo ruolo di garanzia e di correttezza nelle indagini, come hanno dimostrato le inchieste ci sono stati depistaggi e falsificazioni di documenti. D'altra parte la famiglia Aldrovandi non si è mai schierata contro le istituzione e contro la polizia. Questo atto riparatorio restituisce quanto meno dignità al povero Federico.