di Antonio Di Bella
"Non auguro a nessun futuro presidente di prendere una sberla del genere. Ci sono modi piu' facili per imparare queste lezioni".In questa frase, pubblicata con evidenza dal New York Times c'e' l'essenza di Obama oggi. Un presidente sconfitto, umiliato che intende capire dove ha sbagliato e andare avanti. Dimenticate l'Obama sognatore, quello che accese le speranze in America e in tutto il mondo (anzi ,a dire il vero, in Europa ancor piu' che in America). Ora e' il tempo del compromesso, della manovra, del realismo. Oggi e' il primo giorno dei due anni di campagna elettorale per la Casa Bianca. Obama ha ancora molte carte da giocare e intende farlo. It's the economy stupid, diceva Bill Clinton, intendendo che quello dell sviluppo economico è il tema preponderante di qualsiasi politica. Lo era ai tempi di Clinton, quando l'economia tirava, lo e' ancor di piu' oggi con una crisi che non sembra avere fine. Poco importa all'americano medio sei i diritti dei cittadini sono meglio tutelati, se l'assistenza sanitaria non e' piu' un privilegio per pochi. Come posso entusiasmarmi per un buon ticket sanitario se mi stanno sfrattando di casa perche' non ce la faccio a pagare il mutuo?
Obama dovra' ripartire da qui e apprestarsi a accordi e compromessi.E' l'eterno dilemma dei riformisti in tutto il mondo: fare accordi realistici senza smarrire le proprie radici. Ma anche i repubblicani sono davanti a un dilemma: fare accordi peer cambiare le politiche e tenere in peid il paese o sparare a zero in ogni occasione sull'anatra zoppa Obama rischiando cosi' di diventare ostaggio dell'ala radicale del Tea Party. Su tutti, repubblicani e democratici, pesa una crisi economica che non accenna a finire. E forse la frase piu' significativa, della conferenza stampa di Obama era questa:"il problema non e' chi vince fra democratici e repubblicani "ma se riusciamo a dare una speranza alla prossima generazione americana".