di Antonio Di Bella
Bisogna tornare al 1964 per avere un'idea del momento storico che segna il conferimento di questo Nobel: Allora fu assegnato a Martin Luther King, per la sua lotta a difesa dei diritti civili. Nel corso della storia il Nobel sembra voler sottlineare l'eccezionalita' del ruolo che un uomo(politico o no)si trova ad avere. Premiare Obama significa il voltare pagina rispetto alla dottrina Bush. Non piu' l'america superpotenza unica che guida il mondo, ma un approccio multilaterale. Non piu' Washington, la Casa Bianca, il Pentagono al centro del mondo, ma New York, Le Nazioni Unite, il concerto della Nazioni a concordare strategie comuni. Il suo discorso emblematico, fra i molti, quello del Cairo: la mano tesa al mondo islamico, la consapevolezza che il nodo da sciolgiere e' sempre quello, la crisi il medio oriente.
Il nobel va a lui perche' nella crisi con l'Iran preferisce la diplomazia al braccio di ferro armato. Certo , la strada da fare e' lunga ed e' appena cominciata. Non mancano i primi intoppi. Poche settimane dopo la sua apertura all'Iran, Teheran e' stata teatro di repressione e violenza ridando fiato ai falchi,inducendo al pessimismo, o quantomento al realismo. Ma il nobel a Obama e' innanzitutto alla speranza. Ma non a un'utopia. Obama va nel solco di Ted Kennedy, un sognatore che sapeva coniugare visione e pragmatismo per fare camminare le sue idee nel concreto. E questa e' la speranza che rappresenta il nobel per la Pace a Barack Obama.