di Pino Finocchiaro *
Sono due i pizzini consegnati da Massimo Ciancimino ai pm dell'Antimafia di Caltanissetta e Palermo. Il primo è del '92 e parla già della trattativa, il secondo è del 2000, conferma l'esistenza di una seconda trattativa in corso e cita un "senatore". Entrambi i pizzini confermano il rapporto diretto tra Bernardo Provenzano e Vito Ciancimino che faceva da tramite con i referenti istituzionali della trattativa tra Cosa Nostra e lo Stato.
Provenzano incontrava Ciancimino anche a Roma e gli incontri proseguirono, nonostante Provenzano fosse latitante e dell'ex sindaco di Palermo condannato per mafia ristretto ai domiciliari, sino alla morte di Ciancimino che avvenne nella capitale il 19 novembre del 2002.
Gli investigatori palermitani considerano i pizzini consegnati da Massimo Ciancimino prove ancor più rilevanti del cosiddetto papello dettato da Riina a Vito Ciancimino con le dodici richieste da soddisfare per porre fine alla strategia stragista di Cosa Nostra che seminò morte e distruzione in Italia tra il '92 e il '93:
Per quanto dattiloscritti, i pizzini si possono far risalire allo stile e alla macchina da scrivere di Bernardo Provenzano. I riscontri sono in corso, non solo di tipo tecnico, riguardano anche il contenuto dei pizzini.
Un pizzino analogo, con riferimenti ad un senatore fu ritrovato, durante l'autopsia nello stomaco del boss emergente di Gela, Daniele Emanuello, che l'aveva ingoiato prima di essere ucciso con due colpi alla nuca dalla mentre tentava di sfuggire alla cattura, il 3 dicembre del 2007.
I pizzini consegnati dal figlio del sindaco del sacco di Palermo, rafforzano l'accusa in processi e indagini condotte dalle procure antimafia di Caltanissetta e Firenze che indagano sui mandanti occulti delle stragi del '92 e '93, nonché di Palermo che non ha mai smesso di indagare sui rapporti tra Cosa Nostra, politici, imprenditori e istituzioni.
I nuovi pizzini di Provenzano chiariscono e confermano molte delle dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza che ha parlato dei rapporti dei boss Giuseppe e Filippo Graviano con il senatore dell'Utri e il premier Berlusconi.
Nel confronto con il pentito Spatuzza, il boss Filippo Graviano ha confermato alcuni riferimenti storici delle dichiarazioni del collaborante. Poi lo ha salutato dicendogli. «Ti auguro tutto il bene del mondo, non ho niente contro le tue scelte. Sono contento che tu abbia ritrovato la pace interiore». Il che rende possibile una futura collaborazione di Graviano. Il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, laconico commenta: "Vedremo".
* redattore di Rai News 24