di Reporter senza rete
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La situazione rifiuti in Campania è identica a due anni fa. Lo hanno detto gli ispettori dell’Unione Europea in visita a Napoli. Una notizia importante che dimostra come politica e istituzioni abbiano barato, giocando sulla pelle dei cittadini campani. Ma alcuni telegiornali minimizzano in particolare i Tg Mediaset. Nessuna citazione del fatto nel Tg4, solo una breve di 15 secondi, letta in redazione, per Studio Aperto. Il Tg5 ne parla nel primo titolo, ma relega il servizio in scaletta a metà telegiornale, mentre il Tg1, pur non citando l’argomento nei titoli, vi dedica un servizio tra quelli di apertura. I rifiuti di Napoli sono invece apertura per Tg3, Tg2 e Tg La7. Tutto il resto è ancora politica, verrebbe da dire che noia, con le iperboli lessicali sui futuri governi, di transizione, partecipazione o armistizio. Quest’ultima formula è stata rilanciata anche oggi dal suo ideatore, Pierferdinando Casini, ospite in studio nel Tg di Mentana.
Le tensioni e le vertenze in atto, come quella che oggi ha visto protagonisti i lavoratori dello spettacolo, della cultura teatrale e cinematografica, in sciopero per tutta la giornata, sono state bandite da tutti i Tg Madiaset e dal Tg La7. Notizia che invece trova posto nei titoli del Tg3, con relativo servizio in chiusura; nel Tg1 con una breve da studio e nel Tg2 con un lungo servizio a metà telegiornale. Il problema dei tagli alla cultura sarà l’argomento trattato nello spazio commento di oggi, con l’intervista ad Andrea Purgatori animatore dell’associazione “Centoautori”.
In chiusura vi parliamo di due servizi mandati in onda da Tg1 e Tg5 che come al solito scelgono per le loro scalette gli stessi argomenti. Le due corazzate dell’informazione Rai e Mediaset si sono entrambe poste una domanda: “E’ giusto aver ripristinato i voti nella scuola”? Su questo noi non esprimiamo pareri. Poiché siamo convinti che bisogna porsi il problema non come si giudicano gli studenti, ma piuttosto come si formano.
Le pagelle a nostro avviso andrebbero istituite per i nostri politici. In quanto, come ha dimostrato un servizio del Tg La7 dedicato alle loro “gaffes culturali”, avrebbero un gran bisogno di tornare tra i banchi, non di Montecitorio, ma delle prime classi della nostra scuola.
Il Commento di Andrea Purgatori, animatore de "Centoautori"
(intervista di Alberto Baldazzi)
Andrea Purgatori: “È un settore da sempre assistito. Non starebbe in piedi con le proprie gambe.”Questa è una delle accuse che viene fatta al mondo della produzione teatrale e cinematografica …
“No, questo è un falso assoluto. Questo è un settore che ci può stare benissimo, anzi che chiede di stare sulle proprie gambe. Chiede una legge di sistema sulla cinematografia, ed una tassa di scopo che obblighi tutti coloro che si sono arricchiti, fino ad oggi, con le opere dell’audiovisivo (cinema, fiction, documentari, ecc …) a restituirne una parte per la produzione, esattamente come avviene in Francia, dove il bacino dei fondi destinati all’audiovisivo, quest’anno, è di dodici volte superiore a quello italiano”.
Avete protestato in tantissime situazioni, anche “sputtanando” il nostro Paese sul versante internazionale, come recentemente è avvenuto a Roma. In più siete una “elite culturale di sinistra” che ce l’ha con il Governo” per … un semplice spirito d’opposizione.
“Questa è una posizione di cui il Ministro della cultura si assume tutta la responsabilità, insieme al suo collega Brunetta, ed anche al Presidente del consiglio – che, tra l’altro, ha detto che “strozzerebbe tutti coloro che fanno dei film e delle fiction sulla mafia”. Io vorrei ricordare che il Presidente del Consiglio è diventato uno degli uomini più ricchi del mondo grazie al cinema, alla fiction ed alla televisione. Il problema fondamentale, comunque, è che noi riteniamo non ci sia una questione di miopia o incompetenza dietro il fatto che il Governo non vuole varare dei provvedimenti a favore dell’audio visivo: c’è una scelta politica. Noi non piacciamo a questo Governo semplicemente perché, attraverso le storie che vengono create, raccontate, girate e proposte al pubblico, noi mostriamo degli specchi nei quali, purtroppo, si ritrova la realtà di questo paese, che non è che sia piacevole”.
“La cultura non si mangia”. Abbiamo più di un miliardo di ore di cassa integrazione, perché si dovrebbe finanziare questa piccola industria, per altro non simpatica al potere?
“Tanto per cominciare non bisogna “finanziarla”: bisogna darle gli strumenti, che sono gli stessi strumenti che sono presenti nel resto del mondo, in Europa e negli Stati Uniti, perché questa industria (che conta 250 mila lavoratori) possa camminare sulle sue gambe come può. Faccio solo un esempio: stiamo facendo una battaglia per avere il rinnovo del “tax credit” , che è uno strumento di defiscalizzazione degli oneri per i produttori, quando negli Stati Uniti ce ne sono ben 22 diversi di sistemi; e lì c’è un industria del cinema. Noi stiamo semplicemente aspettando che il Governo faccia il minimo sindacale rispetto ad un settore che ha dei numeri superiori a quelli della Fiat. Non vogliamo fare una guerra tra ricchi e poveri, ma diciamo che, così come fino al 2010 il settore automobilismo ha ricevuto “diecimila anni” di finanziamenti al cinema , così anche noi possiamo avere i numeri, le strutture, il mercato per competere. È bene che la gente sappia anche un'altra cosa: quando un produttore accede al fondo di garanzia per prendere dei soldi, li deve restituire come chiunque, come fosse il mutuo da una banca. Deve finire questa storia che il cinema è assistito, e questo perché: Uno non lo vogliamo, due non è così”.
Anche la fiction è con voi?
“La fiction è con noi perché è un motore fondamentale dell’industria dell’audio visivo. Il problema è che, soltanto l’anno scorso, ottanta milioni sui duecentoquaranta che sono stati investiti sono stati portati all’estero per girare delle storie che, purtroppo, raccontano delle identità che non hanno a che fare con questo paese. Noi stiamo, da anni, mantenendo la forza lavoro di paesi come la ex – Jugoslavia, la Bulgaria, l’Ungheria, l’Argentina, addirittura la Lettonia quest’anno. Tutto questo non deve più accadere, questi soldi devono rimanere in Italia. Però, visto che in questi giorni c’è stata una manifestazione sindacale che ha a che fare con il contratto di lavoro, io credo che anche il sindacato debba ripensare la propria linea di condotta rispetto ad un mondo, quello dell’audio visivo, che non è più quello di trenta, quaranta anni fa. Ha delle forme di espressione, diffusione e fruizione che sono totalmente cambiate. Bisogna fare tutti un passo indietro, ma il Governo deve fare la sua parte: 250 mila lavoratori non possono essere ignorati”.