di Danilo Sinibaldi
La parabola di Gianfranco Fini come novello moralizzatore del Centrodestra si va esaurendo in fretta. E sta lasciando l’amaro in bocca a quanti, anche a sinistra, avevano cominciato a credere al nuovo corso dell’ex leader di Alleanza Nazionale e co-fondatore di quel Pdl sempre più stretto nell’abbraccio del suo monarca assoluto, Silvio Berlusconi, e inaridito dalle influenze centrifughe del suo killer politico, la Lega Nord.
Sono stati in molti a sperare in nuove occasioni di confronto su temi come la Giustizia, i diritti umani, le politiche sociali, l’immigrazione.
Una speranza svanita in fretta. Agli incoraggianti annunci iniziali, infatti, sono seguite una serie di azioni politiche che li hanno contraddetti. La guida del neonato partito, Futuro e libertà e dei suoi “Futuristi” – strano appellativo per chi lavora a una “destra moderna” – si è dimostrata, di fatto, inaffidabile. Saggezza popolare direbbe che Fini predica bene e razzola male, se è vero, com’è vero, che a meno di due mesi dal suo discorso di Mirabello, il presidente della Camera sembra aver dimenticato quelli che erano apparsi come dei veri e propri punti programmatici sui quali altre forze in Parlamento erano disposte a instaurate un dialogo.
Ma Mirabello è lontana. Sulla Giustizia Fini aveva detto che il garantismo “mai e poi mai può essere considerato una sorta di impunità permanente”. Poi però, ha votato insieme con il resto della maggioranza una norma di quell’inno all’illegalità che è il Lodo Alfano, garantendo di fatto a Berlusconi, un’impunità non solo permanente ma anche retroattiva ed elevando il presidente del Consiglio - caso unico al mondo - a “Primus super pares”. Dulcis in fundo, Futuro e libertà ha espresso voto contrario all’autorizzazione a procedere per l’ex ministro e attuale deputato del Pdl Pietro Lunardi, indagato per corruzione.
A Mirabello Fini si era scagliato contro i tagli “lineari indiscriminati” fatti dal Governo, in particolare alla scuola, all’Università, alla ricerca. Ma in Parlamento i futuristi hanno sostenuto tutti i provvedimenti di Tremonti e della Gelmini e mai, nelle piazze, davanti a Montecitorio o al ministero della Pubblica Istruzione, si è visto un solo finiano portare la sua solidarietà ai precari, agli studenti, ai ricercatori.
A Mirabello Fini aveva chiesto rispetto per la Costituzione, per il Parlamento e per tutte le istituzioni dello Stato, ma di fatto continua a sostenere un Governo che sta smantellando ogni regola del diritto; che opera quotidianamente contro la libertà d’informazione e per imbavagliare la Rete; che vuole limitare l’indipendenza della Magistratura; che offende palesemente la Carta Costituzionale e la massima carica dello Stato.
Cos’è cambiato in questi due mesi? La domanda riecheggia sempre più spesso anche nei messaggi dei disorientati sostenitori Fli al sito Farefuturo web e su Facebook. Seguaci sempre più arrabbiati, che contestano senza peli sulla lingua le scelte di Fini, Bocchino&co. Arriverà una risposta che non siano le poco credibili motivazioni di opportunità circolate nelle ultime ore, o le solite frasi di circostanza? Siamo curiosi anche noi.