di Nicola Tranfaglia
Abbiamo un presidente del Consiglio che cerca la completa impunità dalla giustizia, non l’immunità temporanea come afferma di volere. Questo è emerso con grande chiarezza negli ultimi giorni di fronte alla discussione parlamentare e di alcuni giuristi (come Michele Ainis e Stefano Rodotà) sul Lodo Alfano costituzionale. Chiunque conosca la nostra costituzione repubblicana sa che il capo dello Stato è sottoposto esclusivamente all’articolo 90 della costituzione con la notevole eccezione che sarà subordinato a un giudizio particolare se si renderà colpevole di alto tradimento o di attentato alla costituzione.
Altre ipotesi non sono ammissibili e il tentativo di Berlusconi di coinvolgerlo nel cosiddetto Lodo Alfano costituzionale è un meschino espediente per coprire il fatto che il presidente del Consiglio, capo dell’esecutivo, non è un organo costituzionale e non ha diritto di ottenere l’immunità, neppure temporanea, dall’azione giudiziaria ma i suoi seguaci vogliono attribuirgliela per salvarlo dai diciassette processi che ha in corso e in modo speciale dal processo di Milano per cui è già stato condannato l’avvocato inglese Mills da lui corrotto per rendere falsa testimonianza.
Di fronte a questa nuova forzatura che Silvio Berlusconi sta tentando sulla Carta costituzionale del 1948 è necessario che tutti quelli che hanno a cuore la legge fondamentale della repubblica si mobilitino e impediscano con pacifiche manifestazioni che si compia lo scempio in preparazione.
Anche il presidente della Camera Fini che pure negli ultimi tempi pareva ridotto a una obbedienza sia pure parziale degli ordini del Cavaliere di Arcore ha sentito il bisogno di intervenire pubblicamente e ribadire, almeno, che quella immunità, ammesso che si debba fare perché una parte della magistratura italiana lo perseguiterebbe (affermazione che lascia chi scrive almeno perplesso), non può essere ripetuta.
La verità è che Berlusconi si prepara a far votare un’altra piccola legge a sua difesa che sostituisca quella sul legittimo impedimento probabilmente destinata ad essere abrogata dalla Corte Costituzionale il prossimo quattordici dicembre.
Siamo dunque ancora una volta di fronte a una commedia degli equivoci: si discute sul Lodo Alfano che, qualora vada avanti non può essere approvato dalle Camere prima del 2011 e intanto si prepara la leggina che sostituisca quella sul legittimo impedimento e permetta al capo del governo di sfuggire almeno per un anno ai suoi giudici naturali.
L’on. Di Pietro ha capito subito la manovra, l’on. Bersani ha parlato di preparare le barricate. Noi modestamente ci auguriamo che le opposizioni, inclusa quella ballerina dell’UDC, facciano il loro dovere e si oppongano con tutti i mezzi democratici a questo nuovo tentativo di stracciare la costituzione e salvare di nuovo temporaneamente un uomo che ha corrotto giudici e testimoni e assomiglia più ad Al Capone che a Camillo Benso conte di Cavour che unificò centocinquanta anni fa in modo storicamente discubile la nazione italiana.