di Reporter senza rete
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Nel giorno in cui su tutte le redazioni si è abbattuto il ciclone Wikileaks, i telegiornali si concentrano più sulle polemiche politiche che su cosa effettivamente succederà nell’informazione e tra le diplomazie mondiali. Fatte le solite eccezioni per Studio Aperto, che tratta la questione in maniera marginale riportando solo le dichiarazioni del Premier e Tg4 che se ne occupa con servizi e commenti a dir poco folkloristici, tutti gli altri Tg dedicano le loro aperture al caso. Tre i Tg che danno un quadro completo della notizia, Tg3, Tg La7 e Tg2, con interventi in studio di esperti, Vittorio Emanuele Parsi per il Tg3 che si sofferma sul futuro ruolo degli Stati Uniti nel mondo; Belpietro e Travaglio per il Tg La7; Lucio Caracciolo direttore della rivista Limes il Tg2; più i servizi sulle polemiche politiche all’estero e in Italia. Normale routine per Tg1 e Tg5 che mandano in onda servizi sulla cronaca dei fatti; commenti di politici e pezzi di “riabilitazione” della figura del Premier. Il Tg5, come già aveva fatto il Tg4 alle 19, mette in scaletta un servizio in cui si descrivono i successi internazionali del Presidente del Consiglio e la sua profonda amicizia con l’America di Bush e Obama, insieme alle dichiarazioni in cui ipotizza il solito complotto per quel che riguarda i presunti festini con annesse escort.
Abbiamo detto che nessun telegiornale ha tentato di fare un’analisi su cosa cambierà da oggi nell’informazione mondiale. Approfondiremo questo aspetto nello spazio commento con l’intervista al professor Arturo Di Corinto, esperto di open source e libertà dinamiche della rete.
Continuano le manifestazioni nelle università. Oggi anche i ricercatori italiani al Cern di Ginevra hanno esposto uno striscione contro il decreto Gelmini. La notizia è in titoli e servizi di Tg3, Tg La7 e Tg2, ne parla anche il Tg5 a metà telegiornale, nessuna citazione in Tg1, Tg4 e Studio Aperto. Quest’ultimo preferisce aprire, come fa solitamente, con la cronaca, il caso della ragazza scomparsa ieri vicino Bergamo e l’immancabile saga di Avetrana per dare poi spazio ai tatuaggi dei vip e ai nuovi protagonisti del grande fratello. Come al solito nel Tg di Italia Uno nessuna traccia del paese reale.
Il commento del professor Arturo Di Corinto, esperto di Rete e Open Source.
(Intervista di Alberto Baldazzi)
Abbiamo in linea il Professore Arturo Di Corinto, esperto di Open Source di rete ed autore, recentemente, di un libro per la Rizzoli sui “nemici della rete”. Allora: che impatto può avere, come si può giudicare questa iniziativa di Wikileaks, che sta sconvolgendo le diplomazie di tutto il mondo e che in questo momento è primo elemento nell’agenda di tutti i media mondiali?
“Sicuramente avrà delle importanti ripercussioni anche se per ora noi siamo venuti a conoscenza di pochi pettegolezzi e non d’informazioni particolarmente rilevanti. Ma la strategia di Wikileaks è sempre stata quella di un rilascio successivo delle informazioni quindi, probabilmente, i documenti più importanti e scottanti dovranno arrivare tra breve. Da quello che ho capito non sono stati ancora tutti pubblicati e resi accessibili al pubblico, ma è evidente che ci sarà uno sconquasso nelle relazioni internazionali”.
Come valutare questa iniziativa di Wikileaks? Il giudizio espresso dagli elementi istituzionali, dalle diplomazie, dai governi di tutto il mondo (compreso quello italiano; a parte – in primo luogo – quello statunitense) è molto, molto negativo. C’è un contrasto tra libertà, diffusione libera di notizie e ragion di stato?
“Sicuramente c’è, però quando gli stati fanno le guerre e aggrediscono altri paesi sovrani senza un vero motivo – come nel caso dell’Iraq, dove non c’erano le famose “smoking guns” - Quando gli stati fanno accordi sottobanco con quelli che definiscono “paesi canaglie”, forze d’intervento o agitatori come il sito Wikileaks di Julian Assange possono farci riflettere sulla reale missione dei nostri governanti e sulla reale agenda che essi perseguono e sui reali equilibri internazionali, che coinvolgono la vita di milioni di persone”.
Di Corinto, a prescindere dal giudizio personale e specifico su Assange (alcuni lo considerano un mestatore internazionale, altri segnalano in questo momento la grande difficoltà in cui viene messo il governo Obama, che già non naviga in buone acque; ma a prescindere da questo giudizio, che cos’è questo? Un tassello di sola destrutturazione, o è la possibilità di costruire un sistema di relazioni più confidente, più vicino ai cittadini e più onesto?
“Penso che si la seconda possibilità. Non possiamo abdicare alla trasparenza dell’azione dei governi e degli stati, che è un ingrediente fondamentale della democrazia. Dobbiamo porci il problema che mettiamo a rischio delle persone con questo agire, che possono incattivirsi alcuni rapporti; sicuramente cadranno molte teste. Il punto è che, una volta che si è innestata la trasparenza, non si può tornare indietro: la trasparenza è un meccanismo binario, o c’è o non c’è. Se la propria missione, come quella di Assange e Wikileaks, è di garantire la trasparenza non possono mettersi a filtrare e selezionare le notizie. Ci preoccupa sicuramente tutti quanti quello che è successo, ma forse è meglio che sia successo ora, anche perché Wikileaks non ha fatto nient’altro che scoperchiare come funziona la diplomazia, che è basata sulla dissimulazione e l’ipocrisia, che sono il vero senso profondo della diplomazia”.
Di Corinto, per concludere una battuta sulle parziali dichiarazioni che riguardano il nostro paese. Il ruolo, la figura, il giudizio su Berlusconi non è un po’ come rivelare un “segreto di pulcinella”? Sentire da parte dell’autorità diplomatica americana le cose che si pubblicano ogni giorno sui quotidiani?
“Sicuramente, ma ricordiamoci che quelle informazioni provenivano innanzitutto da dei funzionari dell’amministrazione americana, quindi non sono semplicemente il risultato di un pettegolezzo o di quello che hanno scritto i giornali. Danno anche l’idea di un “sentiment” verso il nostro Paese e, per quanto possa essere un “segreto di pulcinella”, ricordiamoci che da questo momento in poi sarà oggetto di valutazioni diverse da parte dell’opinione pubblica e delle diplomazie internazionali. Insomma, non si parla soltanto dei festini, ma del fatto che Berlusconi si è posto come interlocutore privilegiato di stati concorrenti agli Stati Uniti, stati non democratici o in via di democratizzazione (come la Russia di Putin), soprattutto di stati autoritari, come Gheddafi. In questi files si denuncia il rapporto privilegiato che Gheddafi ha costruito con Berlusconi sulla base della “diplomazia degli atti”. Non sono quindi proprio bazzecole, non si possono liquidare con una risata come ha fatto il Premier”.