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Assange? Un perseguitato, ma il problema vero è la doppiezza della verità di stato
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di Franco Siddi

Assange? Un perseguitato, ma il problema vero è la doppiezza della verità di stato

La reazione internazionale contro Julian Assange, per la pubblicazione di documenti diplomatici fatta da WikiLeaks, è disperata e pericolosa. Il giudizio della Federazione Internazionale dei giornalisti (IFJ) che abbiamo contribuito, con la Fnsi a definire, dopo l’arresto di Assange per presunti reati sessuali, è più che mai puntuale. E’ in atto infatti una risposta che appare pretestuosa, perché per quei reati, ancora da dimostrare ci sono mille tempi e modi per intervenire piuttosto che una caccia all’uomo da scatenare non appena WikiLeaks mette a disposizione i documenti degli Ambasciatori americani  che svelano doppiezze rispetto alle notizie ufficiali finora conosciute.
La pratica della doppia verità non regge. Questa è la lezione della diffusione dei cablogrammi.
I Paesi democratici, però non potevano permettersi di perseguire Assange per aver reso disponibili informazioni ritenute segrete, mettendole a disposizione dei giornali perché sarebbe venuto meno il principio fondamentale della libera circolazione delle notizie per l’interesse pubblico. Ed ecco lo scandalo sessuale. Bel colpo!. Inquietante.
E’ legittimo che gli Stati gestiscano, con riservatezza, notizie riservate per la propria sicurezza nazionale o globale. I giornalisti non sono postini di nessuno ma i documenti riservati che arrivano nella disponibilità dei giornalisti sono pubblicabili se di pubblico interesse, fatta salva la valutazione deontologica e professionale. E’ quanto sta avvenendo. E, in fondo, è anche quanto ha fatto Assange inserendo in una piattaforma di comunicazione globale, a disposizione dei media (e non solo), i documenti diplomatici riservati comunque usciti fuori dalle casseforti blindate.
Il problema dei limiti di fronte al potenziale di un’informazione senza confini va visto in altra chiave rispetto al passato. E fa premio la libertà di espressione e il diritto alla conoscenza.
Quanto alle azioni che rendono possibile conoscere ciò che prima era nascosto o scoprire verità diverse da quelle ufficiali, che magari hanno inciso su conflitti nazionali o internazionali o sugli assetti di Stati terzi, ci sono gli strumenti e le azioni giuste non le persecuzioni - per accertare se, quando, e dove ci siano comportamenti criminali.
Non sappiamo ancora tutto su chi sia veramente Assange ma sicuramente ha svelato misteri e costringe oggi le diplomazie a fare i conti con l’informazione nell’epoca di internet e con le bugie di Stato talvolta utilizzate per coprire operazioni non sempre limpide.
Ecco, pur avvertendo l’esigenza che siano chiariti i misteri che ancora circondano il personaggio Assange e la sua attività, oggi quanto gli sta accadendo appare solo frutto di un’operazione di intolleranza e di persecuzione; azioni che vanno denunciate e respinte al mittente. Sono un pericolo. Non vorremmo che con questa caccia all’uomo e, indirettamente ai giornalisti che su WikiLeaks stanno facendo informazione, esercitando il diritto di cronaca, realizzando inchieste sugli affari politici e internazionali, si cercasse di chiudere pericolosamente un cerchio per impedire di sapere.
I giornalisti non sono Assange, svolgono compiti diversi e lo stanno dimostrando, ma lui ha messo a disposizione materiale rilevantissimo. Lo vogliono bloccare. Ma non può essere tenuto in carcere con pretesti vari. Oggi appare ed è un perseguitato.
E allora, dal momento che sta consentendo di conoscere doppiezze, verità diverse da quelle che spesso non erano nemmeno mezze verità o comunque atti di pubblico interesse divenuti disponibili, va difeso da qualsiasi rete persecutoria e intollerante.
La stampa non può non scriverne.
E intanto un’altra verità avanza potente: la forza delle notizie, la possibilità di averne l’accesso è talmente cresciuta che nessun bavaglio imposto artificiosamente o con la forza può reggere a lungo.
I giornali, con la documentazione messa in circolo da WikiLeaks hanno avuto l’opportunità di tornare al centro dei circuiti dell’informazione. Documenti pubblicati indistintamente non avrebbero avuto lo stesso impatto di un’offerta al pubblico fatta con il criterio del giornalismo professionale, della chiave di lettura, della verifica, della contestualizzazione.
Piccoli gruppi di potenti che possono decidere i destini del mondo  possono cambiare il corso delle storia, determinare svolte geopolitiche e imporre guerre. Piccoli uomini possono riuscire a far emergere queste verità e questi piccoli uomini, salvo che non risulti dimostrato siano portatori di disegni oscuri, vanno difesi più degli altri. Fino in fondo. E’ libertà.

 

 

 


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