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Processo breve? Ce ne saranno due: uno per i galantuomini l'altro per i briganti
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di Livio Pepino*

Processo breve? Ce ne saranno due: uno per i galantuomini l'altro per i briganti

Si parla di "processo breve" e si pensa ai processi a carico del presidente del Consiglio. Il disegno di legge che il Parlamento si accinge a esaminare a tappe forzate prevede, tra l'altro, che i processi penali si estinguono se non arrivano a conclusione entro sei anni dal loro inizio (con termini di due anni per ciascuna fase). Ci sono eccezioni: i delitti puniti con pena massima non inferiore a dieci anni e alcuni altri reati, pur sanzionati con pene minori, concernenti la criminalità di strada, gli stupefacenti, il terrorismo, la mafia, gli infortuni sul lavoro e la circolazione stradale, il traffico illecito di rifiuti e l'immigrazione. Inoltre il nuovo istituto non si applica a chi già è stato condannato per delitto. In altri termini, ci saranno due tipi di processi: quelli per i galantuomini, destinati a estinguersi se non celebrati in tempi brevi, e quelli per i briganti, che possono durare senza limiti (salvi, ovviamente, i termini della prescrizione). Superfluo dire che rientrano nella prima categoria la falsa testimonianza, il falso in bilancio, la corruzione, l'abuso di ufficio, la truffa, la ricettazione, l'omicidio colposo per responsabilità medica e via elencando, mentre rientrano nella seconda tutti i reati, anche le contravvenzioni punite con l'ammenda, che hanno a che fare con l'immigrazione... Un primo dato è acquisito: il presidente del Consiglio è salvo e la Lega è soddisfatta. Ma i cittadini? Certo non avranno di che stare allegri nonostante il titolo del disegno di legge, che evoca "misure a tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi". Titolo seducente e condivisibile: chi mai potrebbe non rallegrarsi di avere processi celeri (o quantomeno non eterni)? Ma l'invenzione di questo curioso "processo breve" fa pensare a un obbligo di visita immediata presso il pronto soccorso, pena, altrimenti, il rinvio a casa del malato... Come per ottenere visite mediche ravvicinate occorrono interventi strutturali sulla organizzazione sanitaria, così per ottenere processi rapidi occorrono una riduzione del carico penale, profonde modifiche del processo, interventi di potenziamento di mezzi e personale ausiliario. Ma, appunto, qui i cittadini e i loro diritti non c'entrano.

Non basta. Ogni giorno che Dio manda in terra il presidente del Consiglio, i suoi legali e i suoi sodali scrivono una nuova pagina nella loro guerra privata contro i magistrati (siano essi pubblici ministeri o giudici, silenziosi o ciarlieri, vecchi o giovani, rei di avere delle idee o di indossare calzini multicolori...). Per carità, precisano gli illustri censori: il nostro bersaglio non sono "i magistrati" ma "certi magistrati". È vero, attacchi, delegittimazioni, contumelie, accuse di provocare una "guerra civile" (sic!) sono riservati solo a "certi" magistrati: quelli a cui accade la ventura di occuparsi (o di essere, forse, in procinto di occuparsi) di vicende che riguardano o possono lambire il presidente del Consiglio o alcuni suoi fidati collaboratori. Il messaggio è chiaro: il magistrato non può – non deve – emettere decisioni sgradite. Altrimenti è un nemico (silenzioso o protagonista che sia). Gli altri – se tacciono e si girano dall'altra parte – possono stare tranquilli. Anche questa non è una buona cosa per i cittadini.

Postilla. C'è chi – utilizzando impropriamente i saggi inviti alla moderazione del Capo dello Stato – pontifica sulla necessità che i magistrati tacciano comunque, anche a fronte delle provocazioni e degli insulti. Se altri parlano a difesa della giurisdizione e della sua indipendenza è giusto che l'esposizione dei magistrati diminuisca. Ma se così non è (o non è in misura adeguata) tacere sarebbe solo disinteresse per la "cosa pubblica".

* Magistrato, componente Csm


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