di Nicola Tranfaglia
Con la sentenza di ieri, la condizione dell’attuale presidente del Consiglio cambia in una maniera che sarebbe assurdo sottovalutare. Fino a ieri, il capo del governo certificava direttamente sugli impegni che gli impedivano di partecipare ai processi in cui è imputato (che sono attualmente diciassette ma tre sono giunti ormai alla fase finale) ma da oggi saranno i giudici ordinari e, di fronte al conflitto che, senza dubbio, Berlusconi solleverà ogni volta, di nuovo interverrà la Corte Costituzionale a stabilire se gli impegni di governo sono accettabili e giustificati o se invece il presidente dovrà comparire davanti ai suoi giudici naturali.
Il principio affermato dalla Corte con la sentenza è importante perché, al di là di come si concluderanno ogni volta i conflitti sollevati dal governo Berlusconi fino a quando l’imprenditore milanese rimarrà in carica, si sottolinea il fatto che non esiste nessun automatismo né una condizione strutturale che ponga il capo del governo o i suoi ministri in una condizione di palese disuguaglianza rispetto a tutti i cittadini, violando così con chiarezza il fondamentale articolo 3 della Costituzione che fissa l’eguaglianza effettiva dei cittadini e chiede alla repubblica di cercar di rimuovere gli ostacoli che si presentano nella nostra società.
In questo senso dobbiamo dire ancora una volta che, a differenza di molte delle autorità di vigilanza istituite negli ultimi decenni e rivelatasi a volte troppo sensibili alle pressioni di governo, la Corte mantiene, a cinquant’anni dalla sua pur difficile istituzione nel 1956, un ruolo decisivo tra gli organi costituzionali dello Stato e resta un presidio importante per la difesa dei principi fondamentali della nostra costituzione repubblicana.
E’ importante che sia così in questo periodo buio della repubblica in cui il leader di un pessimo “populismo autoritario” vede ormai tramontare il proprio potere e tenta tutte le strade possibili per evitare le elezioni anticipate e prorogare ad ogni costo,con nuove leggi ad personam e magari nuovi tentativi di “legittimi impedimenti” o di lodi Alfano costituzionali,
il proprio rendiconto giudiziario per sistemare i propri affari di milioni di euro sul territorio nazionale come con i compagni di cordata Putin e Gheddafi prima di lasciare per sempre il governo.
C’è da sperare che gli italiani, storditi dai continui discorsi televisivi di Berlusconi e dei suoi ormai impresentabili ministri come l’ineffabile Bondi o la menzognera Gelmini ,si rendano conto che ogni giorno che passa i danni per l’Italia aumentano, la crisi incalza i giovani e le famiglie,l’Italia diventa sempre più il fanalino di coda dell’Europa e dell’Occidente nei settori fondamentali della vita sociale e culturale oltre che economica.