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"E' ancora permesso abbaiare?"
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di Massimo Congiu (da Budapest)

"E' ancora permesso abbaiare?"

Non è la prima volta che a Budapest si manifesta contro la legge bavaglio che il parlamento a maggioranza conservatrice ha approvato lo scorso dicembre. Oggi alle 18 lo spiazzo antistante l’edificio dell’assemblea nazionale ha iniziato a riempirsi di dimostranti: 15.000 secondo gli organizzatori 10.000 stando ai dati diffusi dalla polizia. Nel pomeriggio è salito a oltre 71.000 il numero di coloro che hanno aderito al gruppo per la libertà di stampa creato su Facebook. Cresce insomma il dissenso interno nei confronti di una legge che dà modo al governo di esercitare un ampio controllo su tutti gli organi di stampa, che si propone di irreggimentare la condotta delle varie testate attive nei settori radio, tv, carta stampata e web, in nome di un non meglio identificato “interesse pubblico”. Secondo il premier Orbán era necessario riportare ordine in un ambito caratterizzato dal caos. A tale proposito hanno visto la luce l’Autorità nazionale delle telecomunicazioni il cui garante risulta investito di un mandato di nove anni ed è dotato della facoltà di emanare decreti, e l’ente unico che accorpa la televisione, la radio pubblica e l’agenzia di stampa MTI con direttori che verranno nominati dal garante. La legge prevede la soppressione delle redazioni di news delle tv e delle emittenti radiofoniche a vantaggio di un unico centro che provvederà a rendere conformi le notizie da trasmettere agli organi di stampa pubblici. L’Autorità potrà imporre ammende pesanti ai media che si comporteranno in modo tale da recar danno all’”interesse pubblico”, in altre parole gli organi di informazione che non si uniformeranno al nuovo clima e all’orientamento imposto dal governo correranno seri rischi. Si teme soprattutto per gli organi di stampa di minori dimensioni e meno dotati in termini economici che, a seconda del loro comportamento, potrebbero essere costretti a chiudere i battenti. Coloro che si sono dati appuntamento quest’oggi di fronte al parlamento si sono impegnati a portare avanti la protesta per rivendicare una stampa libera dal bavaglio imposto dal governo di un paese che lo scorso primo gennaio ha assunto la presidenza di turno dell’Unione europea provocando sconcerto tra le istituzioni comunitarie per una legge che contravviene a ogni principio democratico. Sarà utile ricordare che Orbán non è nuovo a questo genere di iniziativa dal momento che nel periodo del suo primo governo (1998-2002) venne redatta una lista nera di corrispondenti stranieri presi di mira per aver diffuso all’estero un’immagine negativa dell’Ungheria. Il mondo intellettuale lontano dall’orientamento dell’esecutivo partecipa alla protesta. A dicembre una nota casa editrice ha organizzato un incontro dedicato all’argomento che ha riunito numerose persone. Quanto sta accadendo nello Stato danubiano è significativo e contribuisce a sottolineare il carattere generico, affrettato e superficiale dei giudizi pronunciati negli anni scorsi dalla Commissione europea sulle effettive condizioni di democrazia create dai governanti dell’area in cui si trova anche lo Stato danubiano. È prevista una nuova manifestazione per il 27 gennaio.

 "L'anomalia ungherese è preoccupante come il caso italiano". Intervista a DAVIDE SASSOLI - di Gianni Rossi / Libertà di informazione: siamo tutti ungheresi, anzi europei - di Roberto Mastroianni* / L'Ungheria e l'informazione nell’era Orban. Ennio Remondino ne scriveva già dieci anni fa  

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