Il presidente del governo spagnolo Mariano Rajoy è un uomo di destra. Nato e cresciuto nel mito del deficit zero filosoficamente teorizzato dal suo mentore Aznar. Per questo appare una ironica vendetta da ascrivere all’invidia degli Dei, che sia toccato proprio a lui di guastare la festa della firma del Fiscal Compact, al vertice di primavera dei capi di stato e di governo qui a Bruxelles. Rajoy si trova in un vicolo cieco.
La Spagna è in recessione, la disoccupazione è altissima, il governo ha già fatto tagli duri in tutti i settori e il paese si prepara allo sciopero generale. Le previsioni per il futuro sono nere: 630.000 disoccupati in più per l’anno che viene ed una recessione dell’1,7%. A causa dei tagli e della crisi il deficit per il 2011 invece di fermarsi al 6 è andato oltre l’8,5%. Rajoy, ieri sera, durante la cena dei leader, ha cercato di far capire che, data la nerissima situazione, non può proprio farcela a cogliere l’obiettivo di bilancio per il 2012 ed ha chiesto maggiore flessibilità. I due premier svedese e finlandese, secondo fonti delle delegazioni, avrebbero risposto: “ma come, Mariano… Proprio oggi che firmiamo in pompa magna il fiscal compact tu vieni a chiederci di darti il permesso di violarlo? Ma come facciamo?” sempre secondo fonti interne tutti gli altri leader avrebbero taciuto, voltando la testa dall’altra parte. Il giorno dopo Rajoy ha lanciato il guanto di sfida. Ha fatto sapere che l’obiettivo che la Spagna si da per il 2012 è un deficit del 5,8% ben oltre il 4,4% prescritto dall’Unione europea. Con buona pace del fiscal compact. Che visto dalla Spagna sembra nato morto.
