di Alberto Romagnoli
Da oggi, 8 marzo, a dirigere il quotidiano "Liberation" c'e' Nicolas Demorand, un giornalista giovane (deve ancora compiere 40 anni) ma - soprattutto - senza alcuna esperienza di carta stampata. E' infatti una delle voci piu' note della radio (che i francesi - secondo i sondaggi - considerano lo strumento piu' affidabile per informarsi). Ma gli azionisti l'hanno scelto proprio per rimescolare le carte, nella convinzione che per recuperare copie (e credibilita') ci vogliono idee nuove. "Se la rivoluzione digitale sconvolge il nostro mestiere, le nostre abitudini di scrittura e lettura, il nostro rapporto con l'attualita', tuttavia non viene meno la necessita' di una stampa libera ed indipendente", scrive Demorand presentandosi ai lettori. E non e' l’unico a pensarla così.
Dal 15 febbraio anche "Le monde" ha un nuovo direttore, Erik Israelewicz, che ha un altro background (e' gia' stato redattore capo e corrispondente dagli Stati Uniti in questo giornale, prima di aver diretto due quotidiani economici) eppure e' consapevole - come ha scritto nel suo primo editoriale - che il lettore di oggi e' ben differente da quello di ieri: "Ha appreso della caduta di Mubarak attraverso un sms sul telefonino, ha seguito la caduta dei nuovi muri sugli schermi tv. Adesso vuole capirne le conseguenze - e i rischi - sulla carta stampata". Fra le riforme che ha in animo di attuare anche l'uscita del quotidiano al mattino, come tutti gli altri, anziché nel primo pomeriggio.
Sulla tolda del settimanale "Le point" e' arrivato invece un "geek" di appena 34 anni, Etienne Gernelle: sarà il più insidioso concorrente di Laurent Joffrin, tornato a dirigere "Le nouvel observateur" dopo essere stato - alla guida di "Liberation" - uno dei più strenui critici di Nicolas Sarkozy. E proprio la campagna elettorale per le elezioni presidenziali - in programma nel 2012 - rappresenta, secondo molti, la principale ragione di un vorticoso giro di poltrone che riguarda anche altre testate, radio e televisioni francesi, fin troppo lungo da riassumere.
Nel 2007 uno degli slogan preferiti dell'attuale capo dello stato era farla finita con il '68 (ed i suoi miti). In Francia proprio la generazione che ha fatto il '68 era finora alla guida dei media, come in Italia del resto. Adesso viene costretta a passare il testimone a colleghi che nell'anno fatidico non erano ancora nati oppure, al massimo, erano iscritti alle elementari. "Ma non e' solo una questione di generazioni - spiega Christine Censier, una "cacciatrice di teste" nel settore dei media - in un contesto di rotture si cerca di attirare talenti in arrivo da universi differenti, ai quali prima non si sarebbe mai pensato. Credo che nei prossimi cinque anni accadranno delle cose davvero sorprendenti ..." la cultura dei giornalisti nati con il web - dove le prospettive di mercato sembrano piu' interessanti - risulta nettamente diversa da quelli cresciuti nelle redazioni tradizionali: si cercano - per guidare le newsroom - persone competenti in entrambe i settori, e non sono evidentemente facili da trovare. Allora, chi può, prova a mescolare i talenti, nella speranza che si contamino reciprocamente: la responsabilità del sito internet di "Le figaro", il quotidiano più "classico" del paese, e' stata affidata ad un cinquantenne, Luc de Barochez, che faceva prima il capo degli esteri.
La cucina e' uno dei vanti della Francia: anche in quella "redazionale" si stanno sperimentando nuove ricette, nella speranza di venire incontro ad un pubblico - secondo i sondaggi - sempre più scettico sulla reale indipendenza dei media, annoiato dal sentire parlare sempre degli stessi argomenti (anche in Francia il quotidiano più venduto e' quello sportivo, "L'equipe", eppure il 79 per cento giudica eccessiva la copertura data al fiasco della nazionale agli ultimi mondiali in Sud Africa) e capace di informarsi, sempre più spesso, in maniera gratuita. Basta salire sulla metropolitana di Parigi per verificare che molti passeggeri armeggiano con telefonino e-o palmare, qualcuno legge i quotidiani gratuiti mentre solo un'esegua minoranza sfoglia ancora quotidiani tradizionali (acquistati in edicola).