di Luca Schiaffino*
Il 9 aprile decine di reti, associazioni e coordinamenti di lavoratori precari di tutti gli ambiti lavorativi scenderanno in piazza per protestare contro un mercato del lavoro che non funziona, contro una "flessibilità" che è diventata ricatto quotidiano per un'intera generazione di lavoratori, un pretesto per retribuzioni sempre meno dignitose, un sistematico attacco a diritti che sembravano definitivamente acquisiti, uno strumento per imporre condizioni di lavoro sempre più insostenibili.
Noi, lavoratori precari dell'università, conosciamo bene le conseguenze di un far west nel quale ogni giorno decine di migliaia di persone svolgono sostanzialmente lo stesso lavoro, coperte da almeno una decina di forme contrattuali diverse, con diversi livelli di tutela contrattuale, ma tutte accomunate dalla stessa sostanziale incertezza. Conosciamo bene la minaccia quotidiana di un futuro nel quale ci si troverà senza contratto senza alcuna forma di tutela sociale. Conosciamo bene quegli ambienti nei quali i lavoratori più deboli sono costretti ad accettare contratti di docenza a 10, 5, 1, 0 euro perché "è sempre bene acquisire qualche benevolenza". Conosciamo bene l'impatto di una crisi, di una "riforma", di nuovi tagli che improvvisamente arrivano e cancellano decine di migliaia di posizioni lavorative.
Per questa ragione è importante tornare in piazza, dando continuità in primavera ad un autunno di proteste contro una riforma dell'università che attacca principi fondamentali come il diritto allo studio, la libertà di ricerca e di insegnamento, il carattere pubblico dell'istruzione superiore, ma che è anche l'istituzionalizzazione nel lavoro universitario di un sistema di relazioni lavorative basato sulla precarietà, sul ricatto, sul sistematico ricorso al lavoratore usa e getta. Per un'Italia che non offra più alle generazioni giovani la scelta unica del precariato a vita.
*(Coordinamento nazionale dei Precari della didattica e della ricerca - Università)
Per ulteriori info sulla manifestazione e per leggere l'appello
http://www.ilnostrotempoeadesso.it/