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L’”Autunno Caldo” dei precari della scuola? C’è nelle piazze, non si vede in TV
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di redazione

L’”Autunno Caldo” dei precari della scuola? C’è nelle piazze, non si vede in TV

Il coordinamento dei precari della scuola, in una conferenza stampa denuncia il taglio di 50.000 posti di lavoro solo per quest’anno, e l’assenza dei media su una mobilitazione che dura da mesi ma che non “buca” il video. Annunciata per il 6 di dicembre una serie di manifestazioni e sit-in davanti alle sedi regionali della RAI. I precari, forti dell’appoggio di studenti e famiglie, chiedono il “licenziamento” del Ministro Gelmini e l’attenzione del mondo della comunicazione nella battaglia per la difesa degli standard della scuola pubblica. Ascolta l'intervista a Massimo Gargiulo del Coordinamento precari scuola- di Alberto Baldazzi

Di seguito il testo del comunicato diffuso oggi:

Il Coordinamento Precari Scuola indice una giornata di mobilitazione con manifestazione nazionale per l’11 dicembre che individua nel MIUR il punto di arrivo simbolico del corteo. Invita pertanto tutte le componenti della scuola ad aderire e le organizzazioni sindacali a proclamare per quella data uno sciopero generale della scuola e dell’Università. 

Il progetto del Governo Berlusconi in materia di istruzione pubblica è incentrato su due elementi: tagliare e impoverire la scuola e aprire il settore della formazione e della conoscenza al mercato. Strumento chiave di questa politica è il DDL Aprea, il cui obiettivo è quello di trasformare le scuole da istituzioni democratiche in fondazioni private, rette da un consiglio di amministrazione presieduto dal Dirigente Scolastico. In questo modo vi sarebbe un’allarmante perdita della libertà di insegnamento determinata dalla subordinazione dei docenti ai consigli di amministrazione. Inoltre la modificazione dello stato giuridico del docente, accompagnata dalla riduzione del livello della contrattazione nazionale rispetto a quella regionale e d’istituto, elimineranno una reale rappresentanza delle RSU nelle scuole. Tutto questo contrasta coi principi costituzionali che progettano una scuola pubblica, laica e libera (art. 33), dove viene individuato nel sostegno all’istruzione un veicolo di mobilità sociale dei cittadini meno abbienti (art. 34).

La precarietà, condizione che già oggi  caratterizza il presente di oltre 200.000 lavoratori della scuola, viene elevata da situazione transitoria a elemento strutturale del settore della formazione. 

Contrastiamo radicalmente la logica che scaturisce dall’art. 64 della L. 133, dalla L. 169 e dal DDL Aprea e rifiutiamo l’impianto complessivo della riforma della scuola e dell’Università.

Rifiutiamo con forza misure palliative come il “decreto salvaprecari” quale strumento di risoluzione dell’emergenza sociale generata dai tagli del Governo, ma che introduce, nei fatti, ulteriori elementi di precarizzazione del lavoro costituendosi come un accompagnamento alla disoccupazione.

 

Come cittadini ed insegnanti chiediamo:
 
-         Il ritiro dei tagli alla scuola previsti dalla 133/2008 e un consistente investimento di risorse per la scuola pubblica statale;

-         Il ritiro degli schemi di Regolamento di riforma degli istituti tecnici e professionali e dei licei;

-         Il ritiro del DDL Aprea e di tutti i provvedimenti ad esso collegati;

-         Il ripristino delle compresenze e del modulo nella scuola elementare e la valorizzazione del tempo pieno;

-         L’abolizione del rapporto 1/2 docenti sostegno/alunni diversamente abili e ripristino della deroga per l’attribuzione di ore aggiuntive per casi particolarmente gravi;

-         Un piano di assunzione pluriennale a tempo indeterminato per tutti i precari;

-         Il ritiro del decreto “salva precari”;

-         Il ritiro del DDL Gelmini sull’Università.

 


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