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I dolori dei giovani viola. Come recuperare la collaborazione fra le diverse anime
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di Giorgio Santelli

I dolori dei giovani viola. Come recuperare la collaborazione fra le diverse anime

Ho lanciato, qualche giorno fa su facebook, alcuni post che volevano far discutere fra loro le diverse "anime" del popolo viola, per comprendere se dopo gli avvenimenti degli utlimi mesi, con divisioni marcate tra paginone nazionale, asociazione nazionale e lavoro autonomo della rete viola, ci fosse la possibilità di arrivare ad una rinnovata unità o ad un coordinamento nazionale per i viola. Insomma, ho fatto il cronista. Tentando di capire dalla rete (luogo dove il popolo viola è nato) se esisteva la possibilità di un dialogo possibile.  

Ne esce un mondo frammentato, su posizioni diverse ma la possibilità di dialogo potrebbe aprirsi, a quanto dicono i tanti viola presenti on line, se si riuscisse ad arrivare ad un incontro aperto, con tutti i vertici nazionali che si sono alternati in questi due anni e mezzo e che di fronte ad una grande assemblea facesserop un passo indietro.

Il popolo viola non ha una testa, non ha un gruppo di coordinamento scelto a livello democratico fra tutte le sue anime. Pesa la gestione del paginone nazionale acquisita con un colpo di mano dal binomio Massimo Malerba e Franz Mannino che, togliendo la possibilità di amministratori a Paola Barbati e il ruolo di ufficio stampa a Silvia Bartolini, hanno innescato una frattura che appare insanabile. Gianfranco Mascia prova a mediare, dall'Associazione Nazionale Viola è arrivata una proposta del presidente Anna Mazza, ma la frattura appare insanabile.

La nascita di un coordinamento nazionale, nominato in una assemblea povera di partecipanti ma voluta in fretta e furia da Massimo Malerba, ha ulteriormente esacerbato gli animi. Mentre la rete viola, i gruppi locali, continuano a lavorare sul territorio, francamente incuranti ed anche un po' alterati da quello che sta accadendo a livello nazionale. I censurati Barbati, Bartolini e Mazza insieme ad altri aprono un nuovo portale (www.popoloviola.org). Sembrano quasi manovre di assestamento che preparano la strada a quello che spero possa essere un confronto vero, serrato, aperto, duro ma che alla fine, spero ancora di più, possa riportare tutte queste aree ad una regia di coordinamento e collaborazione.

Sono intervenuto in questo dibattito, come dicevo, su facebook. Ma purtroppo si sono innescati commenti sotto falso nome, che tolgono anche la stessa leggibilità alla discussione. Un meccanismo infantile, casinaro e utile a chi non vuole arrivare ad una mediazione.

Per questo penso che sia opportuno spostare la discussione qui, su Articolo 21, in un'area dove è possibile intervenire inviando i propri commenti via mail all'indirizzo santelli@articolo21.info in modo tale che chi intervine lo possa fare con il suo nome e cognome. Democrazia e partecipazione è soprattutto questo. Sotto, quindi, metto i miei due interventi, dai quali riparte la discussione.


Un'assemblea ri-fondativa per il popolo viola. Mai più censure, sempre più democrazia

Mi fa piacere leggere un elemento ricorrente nei diversi articoli che proponete: "tutti con tutti". Dove quei "tutti" è legato ad un mondo, il più vasto possibile, i cui confini siano unicamente determinati da valori quali la legalità, la solidarietà, la giustizia e da progetti come quelli legati ad un mondo declinato al plurale: il mondo del noi e non quello dell'io. Ed in questo spazio vasto ci sta un'informazione più giusta e plurale, la piena applicazione della Costituzione, la restituzione del futuro alle nuove generazioni, la garanzia di un lavoro in cui la precarietà torni ad essere l'eccezione e la meritorcrazia la regola, una scuola pubblica migliore.

Per questo sono contento di scrivere un articolo per popoloviola.org. Perchè questo nuovo spazio che nasce è anche una risposta a chi pensava, con la logica dell'esclusione, di acquisire forse la paternità di un progetto che non aveva un creatore. E spero ancora che da parte di chi in prima persona e poi di chi lo ha sostenuto, ci sia un ripensamento e si possa immaginare, nuovamente, un percorso di unità.

E su questo ho voglia di raccontarvi quello che penso. Ho partecipato a tutte le manifestazioni nazionali dei viola e ho cominciato a conoscervi "tutti" in diverse occasioni. Siete stati tutti, ovviamente chi più e chi meno, artefici di un processo di sensibilizzazione forte dell'opinione pubblica su temi molto cari ad Articolo 21. E assistere a questa fase di frammentazione del popolo viola è triste da una parte ma potrebbe aprire una fase interessante. Personalmente non credo ad un partito viola. Ce ne sono già troppi, in Italia, e l'idea di un partito che si attesti a percentuali marginali fa del male alla politica. Meglio un movimento forte, trasversale, con tante anime e con donne e uomini che hanno una loro appartenenza politica che si uniscono a chi sceglie il movimento perchè non ha tessere. Ma serve un percorso democratico. Il popolo viola non è esploso ma è imploso. Imploso perchè nato e cresciuto in fretta senza che si ponesse quale obiettivo quello di strutturarsi al proprio interno in modo democratico. Ed allora questo, a mio avviso, dovrebbe essere l'obbiettivo. Una grande assemblea fondativa nazionale, in cui tutte le anime e tutti i personalismi fanno un passo indietro. Si scelgano dei garanti tra le associazioni che appartengono al mondo con cui in questi due anni ha collaborato. Penso ad articolo 21, all'Anpi, ai circoli dossetti per la Costituzione, a Libera, a Libertà e Giustizia, al BoBi. E tanti altri ne dimentico. Si dia la possibilità a tutti coloro che interverranno all'assemblea di esprimere un voto. Si nominino le tre figure chiave del movimento che poi sono un Portavoce, un Presidente, un Segretario tesoriere. E si nomini un organo esecutivo. Lo si faccia alla fine di un dibattito aperto a tutti in cui, come in ogni assemblea fondativa, chi vuole propone la sua candidatura. Solo in questo modo si può ritrovare quello spirito unitario che manca. Sarebbe bello se questo strumento di comunicazione aprisse questa campagna. L'unità e la democrazia interna del popolo viola è una necessità non per chi ne fa parte. Ma per il paese. Ed è questa l'amarezza maggiore che si prova guardando, dall'esterno, questa divisione e l'esclusione di alcuni dalla gestione della pagina facebook del movimento. Il popolo viola non può avere nè padrini nè padroni. Non entro nella discussione che poi ha portato a questa scelta fatta da Malerba e da altri. A me, per quello che è stato l'impegno che da anni ho all'interno di Articolo 21, interessa solo il fatto che qualcuno, d'autorità, ha deciso chi può definire o meno i contenuti di quella pagina facebook che appartiene a tutto il movimento. Chi spegne delle voci, chi diminuisce la libertà di espressione di altri per me è un censore. Non mi interessa sapere se questa cosa è stata fatta da alcuni verso altri nel passato. Sarebbero stati censori nello stesso identico modo e avrei speso le stesse identiche parole anche per loro. E, a chi dirige questo portale, chiedo di attivare su queste pagine questo dibattito e di permettere a chiunque di esprimersi su questa situazione. Censori compresi! 


Il popolo viola e il MATRIX italiano

Il mio articolo pubblicato ha fatto discutere. E questo è importante, perché ha innescato un dibattito che ritengo necessario. Ed ora provo a dire un po’ di altre cose. Condivido molte delle cose che mi sono state dette da chi mi ha scritto e da chi mi ha risposto. Tutti i pezzi pubblicati e tutti i messaggi giunti sintetizzano  una necessità. Quella di superare la frammentazione in una logica che dal punto di vista delle componenti potrà anche diversa, ma che deve essere unitaria sugli obiettivi.

Prima, però, bisogna determinarli questi obiettivi. Io mi sono posto delle domande ed ho provato a darmi delle risposte. Non per un semplice esercizio marzulliano ma per provare a comprendere quello che ho davanti. Leggete questa cosa come la “speculazione” di un giornalista che prova a capire un po’ meglio l’arcipelago viola.

E’ finita la spinta propulsiva del movimento viola?

No! Il popolo viola ha senso. Ha senso perché conserva, nonostante tutto, una dimensione movimentista capace di mobilitare donne e uomini che fino al primo bday non si riuscivano a mobilitare. Prova ne è l’ultima iniziativa fatta a Roma e nelle città italiane a difesa della Costituzione che ha visto Articolo 21 quell’associazione capace di far vivere insieme mondi così diversi con un obiettivo comune. Ma senza il popolo viola molte piazze organizzate dalle diverse anime, quelle piazze non ci sarebbero state o sarebbero state meno numerose o meno piene.

Di chi dovrebbe essere la pagina nazionale del popolo viola?

E’ di tutti. E proprio perché all’interno ci sono oltre 370mila iscritti, vi è la necessità di individuare quel meccanismo democratico per cui ritorni ad essere amministrata da chi rappresenta le diverse anime dei viola. Non può esserci una cabina di regia autorefenziale. Lo dico nella stessa logica di chi afferma che molti devono fare un passo indietro per dare modo al movimento di non implodere e di non frammentarsi.

Chi è il nemico comune?

Non possono essere le diverse sfaccettature dei viola, le diverse anime. Perché, se vogliamo fare una analogia politica, il movimento farebbe la fine dei girotondi o – prendendo ad esempio la politica – la sinistra che in questo Paese si è disintegrata a tal punto che anche quando, ora, prova a rimettersi insieme non riceve più la fiducia del Paese. Il nemico è l’attuale modello culturale e politico. Quindi, se vogliamo, va addirittura ben oltre a Berlusconi. Può essere il berlusconismo che è presente in ogni schieramento ed in ogni aspetto organizzato della società. All’interno, se proprio dobbiamo andare a rintracciare un nemico o, come si diceva una volta, un “compagno” che sbaglia, è chi pensa che in una fase politica e sociale come quella che viviamo ci si possa arrogare il diritto di rappresentare il popolo viola a livello nazionale senza far precedere il tutto da un’assemblea fondativa aperta.

Serve un’organizzazione democratica?

Serve eccome. Perché in caso contrario la frammentazione non si risolve. La realtà che abbiamo sotto gli occhi ci fa capire come la dimensione del popolo viola è declinata a livello locale. Nel senso che il vero popolo viola è quello che organizza iniziative a livello cittadino. E’ quello “meno” virtuale e più reale. E’ quello che si riconosce tra la gente. La dimensione nazionale è invece estremamente volatile e virtuale perché nessuno è riuscito ancora a comprendere come sia possibile dare una cabina di regia comune, autonoma  e condivisa. L’aspetto nazionale del popolo viola lo si deve solo all’iniziativa personale di qualcuno. E sono convinto che chiunque parli a livello nazionale a nome del popolo viola sa benissimo, dentro di sé, di non rappresentare altri che sé stesso e i pochi che riesce a contattare o con cui condivide qualche iniziativa.

Ma servono comunicazione e ruolo nazionale del popolo viola?

Qui viene il bello. Servono sì. E serve anche comprendere che la presenza on line e nelle community è un veicolo importante per la comunicazione interna ma poco può fare per portare il popolo viola al di là dei risultati che ha ottenuto fino ad ora. Molti di voi avranno visto il film Matrix. La situazione che viviamo noi è simile. Morpheus, nel film dice: “Matrix è ovunque. È intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra, o quando accendi il televisore. L'avverti quando vai a lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità”. Matrix, per noi, è il modello culturale attuale.  Fatto di cose grandi e piccole. Fatto dei concorsi vinti dai raccomandati (perché intanto il mondo va così);  fatto dalla politica in cui manca rinnovamento se non per cooptazione; fatto dalla scuola pubblica distrutta perché aiutare a pensare le nuove generazioni può rappresentare un problema; fatto dall’informazione controllata, dalle tv private del presidente del consiglio, da un mercato complessivamente poco aperto dalla concorrenza, fatto dalla manipolazione delle parole,  dalle leggi su misura e da una giustizia che dovrebbe essere riformata perché è lenta e non perché dà fastidio a qualcuno.

Nel film, però, Morpheus, Neo e gli altri non sono autoreferenziali. Non si nominano “prescelti”. Non pensano che assumere la guida della Nabucodonosor  sia risolutiva per distruggere Matrix. E nemmeno pensano che l’unico elemento a loro disposizione sia quello del rendersi “casta” o “eletti”, criticare Matrix e campare tranquilli. Tra di loro non c’è la discussione su chi è più eletto degli altri. Su chi deve prendere la leadership. E hanno una strategia che forse a molti di noi manca. Per combattere Matrix, che per noi significa combattere l’attuale modello culturale, bisogna utilizzare gli stessi mezzi. E la “battaglia” è nazionale, lo scontro è nazionale.  E gli strumenti da utilizzare non possono essere esclusivamente virtuali. Per questo serve una “voce” nazionale del popolo viola, un organismo democratico di consultazione, rappresentativo dei gruppi locali. E che nomini un portavoce, un tesoriere se serve, un presidente. E non è cosa che può essere delegata ad un gruppo piuttosto che a un altro, ma è responsabilità di tutti.  Altrimenti la discussione resta tra noi, con qualche sprazzo di “notorietà” rappresentato dalle iniziative nazionali o territoriali. E questo non sia letto come la voglia di un abbozzo o di un nucleo di un ennesimo partito. Io penso al popolo viola come una grande, trasparente, lobby democratica della società civile. Quel cane da guardia, democratico e trasparente, che sappia imporre elementi di rinnovamento e produca una dolce rivoluzione etica e morale.

Qualcuno può dire. Ma così diventiamo un’associazione o un movimento come tutti gli altri. Ed io rispondo che è vero. Ma se non lo facciamo come ci confrontiamo? E la differenza la fa l’anarchia o l’individuazione di pratiche democratiche condivise all’interno di un gruppo?

Che succede se il popolo viola resta così come è?

Farà la fine di tutti gli altri movimenti che nel corso degli ultimi anni si sono affacciati sullo scenario del dibattito politico, sociale e culturale di questo paese. Il popolo viola sarà fagocitato dal Matrix italiano. Già lo vedo. Non essendoci un organismo democratico di confronto e di decisione nazionale, quando – tra poco o tra non molto – si ritornerà a votare, ci sarà la corsa alla cooptazione di quelli che possono essere – a lume di naso – alcuni rappresentanti del popolo viola. Senza che il popolo viola si possa esprimere. Ed allora qualcuno cercherà chi è l’amministratore della pagina nazionale pensando di candidare un rappresentante dei viola. Qualcuno potrà pensare a chi a Roma si dà più da fare per i viola, qualcun altro a Parma, altri a Milano o a Napoli o in Sicilia. Ma tutto questo senza che il popolo viola, nel suo complesso, abbia fatto una scelta. Non solo su chi indicare, ma sull’utilità o meno di rappresentare le istanze dei viola nei diversi livelli istituzionali del nostro paese. E a quel punto, questa terribile scelta non condivisa, riporterà quasi tutti i militanti alla finestra e sancirà la fine di un movimento. E il Matrix italiano camperà tranquillo fino alla nascita del popolo verde, bianco o a strisce giallorosse. E chi sarà cooptato, e lo avrà fatto magari anche pensando di fare del bene ai viola, si accorgerà di non essere libero e di non avere più rappresentanza.

Serve un’assemblea nazionale?

Ditelo voi. Serve? Serve che vecchi e nuovi militanti del popolo viola si riuniscano per definire il futuro del movimento? O è meglio e più democratico  che siano 3, 5 o 20 persone a decidere per tutti senza alcun confronto? Serve definire per il popolo viola un “agire” democratico quando una delle accuse che facciamo al paese, ai partiti, alla politica è quella di una scarsa democrazia? Serve decidere insieme come fare in modo che (cosa che Bibi stesso evidenziava)  i gruppi locali dialoghino tra di loro e definiscano una strategia comune? Se la stampa oggi ci chiedesse: che ne pensa il popolo viola sul nucleare? Che ne pensa il popolo viola sulla missione in Libia? Che ne pensa il popolo viola su questo o su quel fatto nazionale? Chi risponde? A che titolo? Con quale diritto di rappresentanza? A che titolo?


Contro le Sante inquisizioni. Una proposta, un'opinione o una provocazione. Decidete voi amici del Popolo Viola


Ormai penso che l'abbiate capito. Ho il trip dei film. Accettatemi così. Oggi riflettivo sulle discussioni che si sono innescate e che chiamano il PV a discutere ma non solo. Ho visto nomi che hanno anche altre provenienze e che sono attivisti in altri movimenti e associazioni. Questo è il bello della Community. Cosa significa questo? Che c'è tanta gente che ha a cuore i destini del PV e che, penso, sia pronta a mettere a disposizione del movimento - come me - la propria storia e la propria militanza solo come esperienza da comunicare. Senza per questo pensare di ottenere qualcosa in cambio.

Ed allora perchè lo fa? Perchè è consapevole che solo dall'unione di tutte le forze "pulite" della società, della politica, della cultura di questo Paese ci sia una vera possibilità di cambiamento. Perchè è un desiderio legato non al futuro di dopodomani, ma a quello dei nostri figli e dei nostri nipoti. Qualcuno può dire "frasi fatte". Sì, è vero. Ma forse si deve ri-partire dall'individuazione di concetti semplici.

Fino ad oggi ho detto, e continuerò a dire, quel che penso in piena libertà. Senza pensare di disturbare o meno qualcuno. Perchè la trasparenza delle idee è forse quel che più serve oggi.

Vi dico quel che sono riuscito a capire. Magari male. Ma è quello che ho capito.

Con Articolo 21 abbiamo detto che non ci importa nulla di acquisire visibilità maggiore o di farci primi latori di proposte intelligenti. Beppe Giulietti, che è un parlamentare ma che è anche il nostro portavoce ed è una voce un po' fuori dal coro della politica, ha sempre sostenuto nelle nostre riunioni ed iniziative, che non importa chi arriva prima, ma l'importante è arrivare insieme. E' l'unico modo per incidere e per essere quello che Articolo 21 ha sempre voluto essere. Un luogo dell'inclusione e non dell'esclusione.

Il PV  è nel pieno di una crisi in cui sembra che le più diverse realtà stiano giocando a chi è più viola. Per assurdo, questa è un'accusa che ognuno fa all'altro. Ma facendola all'altro è come se dicesse io sono viola più degli altri. In questa situazione io penso che qualunque delle realtà in campo decidesse di convocare un'assemblea nazionale, non riuscirebbe a mettere insieme tutte le anime. Qualcuno ha avanzato l'ipotesi di un comitato di garanti "esterni". Io provo ad andare oltre. Secondo voi, e lo chiedo a tutti, si potrebbe agire in questo modo?

  • 1) Aprire un dibattito on line. L'idea di una piattaforma di discussione in cui possono partecipare tutti coloro che scelgono di presentarsi con nome e cognome mi sembra interessante e democratica. Lì si potrebbe lavorare per mozioni, legate alla scelta di come creare un coordinamento nazionale, di quale livelli di rappresentanza nazionale avere, di come discutere al proprio interno, di come eleggere amministratori di pagine e di siti, di quale interazione possono avere tutti, di come decidere le iniziative inazionale, di come studiare, insomma, strumenti di aprtecipazione democratica;
  • 2) Affidare la moderazione di questi gruppi a soggetti esterni che, ovviamente, non hanno alcun incarico all'interno del PV. Soggetti terzi, insomma, una sorta di "caschi blu della società civile", scelti tra le diverse associazioni. penso a L&G, Libera Cittadinaza, Articolo 21, Ciscoli Dossetti, Libera, Libera Informazione. Insomma: i soggetti li scelga il PV.
  • 3) Completare la discussione con la determinazione di mozioni, anche contrapposte, da portare ad un'assemblea nazionale del PV al cui tavolo di Presidenza, solo nella fase costituente, ci stanno i moderatori delle associazioni esterne;
  • 4) Discutere le mozioni e votarle in un'assemblea ri-fondativa
  • 5) Eleggere lì il coordinamento nazionale del PV ed ogni altro eventuale organismo di rappresentanza
  • Forse è un'idea sbagliata, o forse è un'utopia. Utopia perchè si chiede ad ognuno di fare un passo indietro affinchè ci sia nuovamente un tentativo di "unità" che parta dal basso.

Mi piacerebbe che mi diciate quello che pensate. Potete anche dirmi che non capisco nulla. Tanto non banno nessuno. La più bella esperienza giornalistica è stata quando, a Radio Montevecchia, la filiale brianzola di Radio Popolare, davamo vita ai microfoni aperti. A volte te ne dicevano di tutti i colori. Non c'era filtro. Ma era democratico. E del resto a casa mia, ovvero sulla mia pagina personale di facebook, posso dire quel che penso. Articolo 21, del resto, docet!

per intervenire scrivete a santelli@articolo21.info


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