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Il lavoro essenziale dei fotoreporter
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di Duilio Giammaria

Il lavoro essenziale dei fotoreporter

Il fotogiornalismo ha la forza dell'’essenzialità’. Tim Hetheringhton, ne era la migliore rappresentazione. Un'idea quella del suo lavoro in cui la fotografia era al servizio della comunicazione di massa, ovvero il tentativo di raggiungere il massimo numero di persone con un messaggio. Era questa la sua definizione del moderno fotografo, molto meno affascinante e misteriosa dei suoi predeccessori, ma forse molto piu’ efficace. Ho vissuto in varie occasioni gomito a gomito con i foto reporter. Una strana razza, nervosi come cavalli da corsa, pronti a pigiare quel tasto che innesta quello scroscio degli scatti che indica sempre che qualcosa sta avvenendo.
I fotografi della stampa anglosassone come appunto Tim, seguono giorno per giorno quello di chi scrive per la carta stampata NYT, TIMES, etc etc. Un lavoro di simbiosi simile a quello che c'è’ tra cameraman e giornalista in tv. Gente capace di restituire in uno scatto una sensazione, un’'informazione, qualcosa che migliaia di parole non potrebbero fare.
A questi fotografi sui giornali inglesi, americani, tedeschi, viene sempre riconosciuto l’'onore della firma. Un modo per dimostrare stima e considerazione al loro lavoro. Sarebbe bello che ai tanti amici fotografi italiani e non, che spesso lavorano per le grandi agenzie di stampa internazionali fosse riconosciuto sempre, anche sui nostri quotidiani e sui siti internet, lo stesso merito firmando le loro foto  che spesso appaiono, come un contributo anonimo, come se queste foto fossero il frutto banale e freddo di un'agenzia e non il difficile risultato di missioni spesso al limite del rischio letale.
Oggi i tagli ai costi dell’informazione sono costanti, sembra che sempre e tutto sia sostituibile con qualcosa di meno costoso, in cui sempre piu’ si chiede a tutti di fare di tutto, facedo saltare organizzazione, qualità del lavoro, che tende a trasformare il mondo dell'’informazione in un nevrotico circo di replicanti. Anche da queste cose possiamo mantenere alto il ricordo dei colleghi uccisi a Misurata e ricordare a tutti noi, anche solo con una firma, ai manager dell'’industria dell’'informazione, che il nostro lavoro richiede sempre sacrificio e che come tale va sempre rispettato e riconosciuto. In ogni modo possibile.


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