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La strategia dell'illegalità
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di Laura Garavini*

La strategia dell'illegalità

Una strategia dell’illegalità: è ciò che sta portando avanti l’attuale Governo con la demolizione delle pietre miliari della normativa antimafia. L’ultimo tassello è il provvedimento contenuto in Finanziaria che restituisce ai mafiosi i beni confiscati permettendone la vendita all’asta dopo che, passati 90 giorni dal sequestro, non si sia ancora proceduto alla destinazione. E’ certo che alle aste a comprare i beni confiscati a Totò Riina o ai boss dei casalesi non si presenterà l’onesto “signor Rossi”, potenziale vittima di ritorsioni e minacce, bensì incensurati prestanome che per conto dei boss riacquisteranno le proprietà, lavando magari quel denaro sporco riportato in Italia tramite lo scudo fiscale. 

Per le mafie l’ostentazione della propria ricchezza é il simbolo stesso del potere. L’unico mezzo per colpire quel potere è trasferire attività sociale e lavoro su quelle che erano le loro terre e le loro case, distruggendo l’immagine della loro intoccabilità e permettendo così ai cittadini di riappropriarsi del diritto alla legalità.

La legge sul riutilizzo sociale dei beni si è rivelata uno dei migliori strumenti nella lotta alla mafia. Voluta da oltre un milione di cittadini, è il risultato di due importanti componenti della lotta alla criminalità organizzata: quella repressiva – di magistratura e forze dell’ordine – e quella preventiva, portata avanti da istituzioni nazionali e locali.

E’ attraverso l’utilizzo visibile e condiviso del bene confiscato sul territorio che ogni cittadino riconosce sia il successo dello Stato nella repressione, sia l’importante contributo che può dare la comunità nella lotta alla criminalità.

Il Governo non si fa scrupoli a cancellare tutto questo adducendo il solo obiettivo di volere fare cassa, senza rendersi conto che è destinato a fallire miseramente. Più del 50 per cento dei 3.213 beni confiscati, ancora da assegnare, è infatti gravato da ipoteca. Ciò significa che, se anche nella migliore delle ipotesi, questi beni venissero venduti per l’intero valore, il ricavato finirebbe in gran parte nelle casse degli istituti di credito. Un ulteriore 18 per cento dei beni si trova in un tale stato di degrado che è ben improbabile che si riesca a realizzare il valore d’acquisto. Si tratta, quindi, di un provvedimento che, anziché apportare entrate, farà enormi danni, regalando alle mafie la consapevolezza di avere vinto.

E’ l’ennesimo favore che il Governo fa alle mafie. L’ennesimo favore che arriva dopo lo scudo fiscale, dopo i tagli alle forze dell’ordine e al sistema giudiziario, dopo il mancato scioglimento del comune di Fondi per mafia, dopo la proposta di penalizzare le intercettazioni, dopo l’ipotesi di soppressione del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, dopo la difesa ad oltranza del sottosegretario all'economia, nonostante la richiesta d'arresto per concorso in associazione mafiosa.

Stiamo assistendo ad un’inesorabile demolizione della legalità in questo Paese, da parte di un Governo che priva l’opposizione del diritto alla parola, al confronto, com’è accaduto in Commissione Bilancio e come probabilmente succederà in aula attraverso il voto di fiducia.

Noi continuiamo a non arrenderci. In queste settimane la battaglia per cancellare la norma sulla vendita dei beni confiscati ha visto unite tutte le forze politiche. Parlamentari di tutti i partiti hanno sottoscritto trasversalmente l´emendamento soppressivo che abbiamo presentato in commissione bilancio.

Migliaia di persone hanno aderito all´appello di Libera per evitare la vendita dei beni confiscati. Centinaia di amministratori locali, appartenenti a tutti gli schieramenti, sono scesi in piazza per raccogliere firme contro questa decisione.

L’antimafia civile, cresciuta negli anni grazie all’impegno quotidiano di tanti cittadini, associazioni, volontari è un valore inestimabile per il nostro Paese. Questo provvedimento cerca di sgretolarla. Ma noi ce la mettiamo tutta perché non ci riescano.


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