di Redazione
Forum Art.21, LEGGI E SOTTOSCRIVI L'APPELLO "PER UNA GRANDE MANIFESTAZIONE UNITARIA"
Articolo21 ha aperto un Forum per una grande manifestazione nazionale unitaria, che abbia come elementi unificanti i valori costituzionali e la bandiera tricolore. Numerose adesioni, di associazioni e individuali (file in aggiornamento continuo)
VINCENZO VITA
Prima di tutto va espressa sincera solidarietà a Silvio Berlusconi per l’assurda azione avvenuta contro di lui. La violenza va sempre condannata. Ciò non toglie, però, che anche le parole pronunciate a Milano inquietano, per di più dopo anni di decostruzione dello spirito pubblico. Ora si sta andando rapidamente oltre la linea d’ombra che separa la democrazia dal regime. Con l’esplicito attacco alla Costituzione repubblicana, nata dall’antifascismo e dalla Resistenza. E’ fondato richiamare, mutatis mutandis, il Comitato di liberazione nazionale, implicitamente evocato dalla recente intervista di Pierferdinando Casini. E’ urgente mettere insieme tutte le opposizioni , dando seguito alle imponenti mobilitazioni dello scorso 3 ottobre sulla libertà di informazione e del 5 dicembre ‘No B day’. Giusta e condivisibile, quindi, è la proposta di costruire una nuova e ancor più grande manifestazione per difendere la Carta costituzionale –C day- dalle sortite presidenzialiste a reti unificate, fatta da Articolo 21 con Federico Orlando e Giuseppe Giulietti. Hanno già risposto con interesse - tra gli altri- Rosy Bindi, David Sassoli, Giovanna Melandri, Pina Picierno, Oliviero Diliberto, Sandra Bonsanti e Bruno Tabacci. L’ipotesi va, ovviamente, discussa innanzitutto con i promotori delle ultime iniziative. Non si tratta, ovviamente, di anteporre la piazza al programma politico. Né di sottovalutare l’impegno capillare sul territorio, come ha dimostrato il successo delle ‘mille piazze’ promosse dal Pd. E’ doveroso, però, dare il segno tangibile, simbolicamente netto, che c’è un’altra Italia, colpita dalla crisi economica e umiliata dall’uso privato e personale delle istituzioni. Fino allo stravolgimento delle regole dello Stato di diritto e alle leggi-vergogna sulla giustizia.
CINZIA DATO
Siamo sicuri che Berlusconi voglia una Costituzione? E che si riconosca nel quadro di una democrazia costituzionale e rappresentativa e miri a rafforzarla?
Si impone prudenza nel mettere mano ad una sana e robusta Costituzione in una fase critica, in un periodo di turbolenze e cambiamenti, quando questa costituisce un sicuro corrimano per la vita democratica del paese. E si impone prudenza ad avviare una fase costituente con un Parlamento prodotto da una legge elettorale imbarazzante per tutti ma, sembra, irrinunciabile.
Per essere espliciti, voglio dichiarare che: non ho una visione statica della Carta costituzionale; sono consapevole del rapporto tra alcuni criteri di garanzia in essa contenuti e il sistema elettorale che dà vita alla maggioranza parlamentare e che è mutato (ma vorrei mutasse ancora); sono consapevole e partecipe del dibattito volto a modificare (modernizzare, secondo alcuni) la forma di governo e di Stato; sono consapevole del rapporto, a volte problematico, tra Costituzione materiale e formale (Costituzione madre o figlia delle leggi e delle prassi); sono consapevole delle nuove realtà sconosciute ai Costituenti, ma così cruciali nella riproduzione sociale e per il funzionamento della democrazia, e ritengo che principi di governance di Televisioni e Internet vadano probabilmente costituzionalizzati, nella coscienza della loro immensa valenza sociale. Malgrado ciò, voglio ,con Articolo 21, indire una grande manifestazione a difesa della Costituzione per dire: ALTOLA’!
Perché?
Perché non mi lascia tranquilla l’idea di democrazia che anima il riformatore. E neanche la sua idea di Costituzione, (indebolita nelle sue istituzioni rappresentative e in quelle di garanzia) come la sua idea di partito ( estraneo a qualunque forma di organizzazione democratica), di Parlamento ( luogo per screditati famigli dove è meglio che a votare siano i soli capigruppo), di libertà di informazione, di libero mercato ( nel quale il Presidente monopolista non avrebbe probabilmente conosciuto le sue fortune economiche), di autorità garanti, di separazione dei poteri, di maggioranza, di giustizia e molto altro. Qual è la cultura politica della maggioranza odierna? Di quel Parlamento,potenziale Costituente, prodotto dal sistema elettorale rinnegato con abominio. Questo, assomiglia in qualcosa a quella Assemblea Costituente in cui De Gasperi lasciava i banchi del governo agli esponenti dell’opposizione?
Da questo Parlamento sono escluse le voci politiche di ampie parti della nostra società, una compressione giustificata con la governabilità, ma certo non accettabile per riscrivere le regole del sistema. Una grande iniziativa popolare potrebbe porre sul tavolo la questione del sistema elettorale. I partiti non lo faranno. Vorrei che i movimenti civici potessero supplire a questo silenzio sulla regola di fondo, quella che dal consenso dei cittadini porta alla formazione delle istituzioni. Una tale iniziativa potrebbe rafforzare la democrazia.
Mi interrogo su colui che avverte un più urgente bisogno di svolta costituzionale, oggi, tanto da riproporla a un Paese che poc’anzi gli ha detto “No.Grazie”; su colui che è disposto a forzare per regole non condivise, e non ritiene che nelle regole del gioco si debbano riconoscere tutti, anche solo per affrontare una partita a tresette; su colui che ha realizzato un presidenzialismo preterintenzionale (Sartori) e che, in modo esplicito , non ha esitato a forzare la Costituzione nel legiferare per sè; su colui che controlla grande parte dello spazio per il dibattito pubblico che il Paese deve affrontare per avviare una riforma delle regole fondamentali, de “le regole per le regole”, quelle che i cittadini devono interiorizzare, perché la democrazia ha bisogno di cultura, valori e pratiche, oltre che di regole formali. Ebbene! Costui, che idea ha della democrazia? Non vorrei che per lui la democrazia consistesse nella facoltà ,per il popolo, di scegliersi l’Egocrate, il dittatore mediatico, dopo avere ascoltato da lui “quel che si pensa di voler sentire” così come rilevato dalle tecniche del marketing.
Senza valori condivisi da tutti, non c’è democrazia. E vi pare che il clima civile e politico mostri, oggi, la necessaria serenità, maturità e apertura per affrontare una evoluzione del nostro sistema di regole condivise? Senza impegno culturale, senza la partecipazione dei corpi intermedi, con partiti deboli nella società, la democrazia non è affidata ai cittadini, ma alla folla. La Democrazia non è uno spettacolo per il pubblico. Se i cittadini non partecipano, non funziona e, come ricorda Bersani, la democrazia è stata inventata per decidere attraverso la partecipazione e non per partecipare a prescindere dalla decisione.
E se una democrazia elegge chi non crede nella democrazia? In questo caso c’è un sistema complesso, espresso con un corpo di regole primarie, fondamentali, che stabiliscono chi è autorizzato a prendere decisioni, entro quali limiti e con quali procedure, Per questo la democrazia differisce dalla forma di governo autocratico.
Le istituzioni nascono quando l’uomo scopre il male fuori e dentro di se, è stato detto, anche l’uomo governante. Le Costituzioni democratiche mettono un argine al potere dei governanti.
Il principio di maggioranza ,in democrazia, non è la legge della giungla , dove il più forte ha ragione. E’ un principio che si fa carico delle minoranze . Una maggioranza, anche effettiva, non può assumere decisioni che conculchino diritti democratici di alcuno ed è la Costituzione che assicura che non venga contrabbandato per governo del popolo quel che non lo è. Pasolini metteva in guardia:se la democrazia può essere l’arte di far credere al popolo di essere lui a comandare, l’Italia è il paese più ricco di arte.
Vogliamo intenderci con tutti i cittadini su cos’è una democrazia liberale e rappresentativa prima di toccare la Costituzione? E vogliamo confrontare questo con teorie e prassi del capo della maggioranza parlamentare, Presidente del Consiglio e impetuoso riformatore?
Si può temere ,a volte, che ad animarlo non sia la visione riformatrice di un sistema politico democratico, ma che semplicemente, a lui, una Costituzione democratica dia sostanzialmente fastidio e non serva. Si può temere che il Presidente, la Costituzione, non la voglia. Che ,in essa, veda solo un ostacolo al proprio esercizio del potere. Perché è questa e non altra la funzione di una buona Carta.
C’è anche il non secondario problema della libertà di informazione, che è costitutiva della democrazia. Già Madison giudicava irragionevole dare potere al popolo privandolo dell’informazione senza la quale si danno gli abusi di potere. Un governo popolare, scriveva, quando il popolo non sia informato e non disponga di mezzi per acquisire informazioni, può essere solo il preludio a una farsa o una tragedia. Forse a entrambi.
E poi, il clima civile che regna nel paese non è tra i più evoluti, si affaccia la tentazione perenne dell’uomo primitivo di cui parlava Norberto Bobbio. L’egoismo, il particolarismo di interi partiti, la tentazione di ignorare che gli altri non sono solo i miei figli, ma tutti gli umani, e di far tacere la coscienza morale che unisce tutti. A volte, sulla evidenza della ragione ha la meglio l’oscurità dell’istinto, sul sapere scientifico, le superstizioni, sull’educazione civile, il fanatismo, “dalla classe sorge il classismo, dalla nazione il nazionalismo, dalla razza il razzismo” “Una democrazia che non sia il rivestimento formale di una società aperta, fondata sulla responsabilità individuale e il pluralismo è ingannevole”. E attualmente ,nel discorso pubblico italiano, vi sono aspetti che ci facciano sperare nella capacità di andare sempre più verso una società aperta ?
Io credo in altra Costituzione davvero urgente ,che non è solo quella europea, ma quella per la globalizzazione. Abbiamo bisogno di una concezione globale dei poteri pubblici e della società civile, dei diritti fondamentali e dell’affermazione globale del diritto di eguaglianza di tutti davanti alla legge, siano essi Stati, organizzazioni o individui.
Di questo dobbiamo parlare oggi, in Italia e non solo, e possiamo farlo a partire dalla nostra Grande Costituzione.
GIAN MARIO GILLIO
I segnali della pericolosa deriva antidemocratica in Italia sono evidenti, citiamo solo alcuni esempi: le decisioni politiche in materia d’immigrazione; gli attacchi alla libertà di informazione (tra i più recenti ricordiamo le querele giunte a Unità e Repubblica, con l’esosa richiesta di risarcimento danni); i faziosi editoriali usati per delegittimare magistrati, intellettuali, politici, nell’intento di imbavagliare tutto ciò che si differenzia dal pensiero unico; per arrivare, infine, al nuovo «editto di Bonn» (dopo quello «bulgaro», che servì a epurare giornalisti e conduttori televisivi scomodi a Berlusconi). Questa volta l’attacco alla Consulta e alla nostra Carta costituzionale è arrivato in modo chiaro ed esplicito dal presidente del Consiglio: «La maggioranza sta lavorando per cambiare la situazione, anche attraverso una riforma della Costituzione».
La sovranità in Italia, secondo Berlusconi, sarebbe dunque passata dal Parlamento al «partito dei giudici»; una risposta dura – «un attacco violento» come ha chiosato il presidente Napolitano – proprio per il fatto che la sesta Commissione del Csm ha denunciato chiari elementi di incostituzionalità nel testo del ddl sul processo breve. Un’ulteriore prova di forza per indebolire e delegittimare la Costituzione italiana, testo unico e prezioso, che ancor oggi emoziona per il suo lungimirante e democratico contenuto. Il controllo dei media non è dunque l’unico mezzo usato da «mister B» per minare i principi fondamentali della democrazia del nostro paese. Il passo è dunque breve: dal bavaglio all’informazione si vuole arrivare all’offuscamento della nostra Costituzione.
Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, ci invita a riflettere: «Il tempo per salvare la Costituzione ormai è scaduto, scendiamo in piazza». Ma qualcosa possiamo – e, direi, dobbiamo – fare, aderendo alla proposta di una manifestazione unitaria per difendere la nostra Costituzione. Oggi non possiamo tuttavia prescindere, alla luce delle ultime dichiarazioni del pentito Spatuzza (pur essendo necessario verificarne attentamente l’attendibilità e la veridicità) da un altro fattore di pericolo per la nostra Repubblica democratica: la mafia. Mafia, camorra,’ndrangheta, sono realtà che – per citare Saviano – sarebbe erroneo definire territoriali: la «piovra da colletto bianco» ha preso tutto e questa situazione non ci rende liberi, ma schiavi e burattini nelle mani del potere di pochi che oggi tengono in ostaggio l’intero paese. A questo modus operandi l’Italia deve necessariamente ribellarsi. «Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. È una questione di diritto», ricorda Saviano nell’appello inviato al presidente del Consiglio, al quale chiede di ritirare la legge sul «processo breve». Appello che ha superato il mezzo milione di firme e che sottintende: è ora di tornare alla Costituzione e alla legalità! La giustizia non è per pochi, lo dice la stessa Carta: la giustizia dev’essere uguale per tutti. Ed è forse per questo che si desidera così fortemente modificarla. Per questo motivo è importante – dopo la manifestazione per la libertà di stampa del 3 ottobre scorso – scendere nuovamente in piazza, proprio per rendere omaggio alle donne e agli uomini che ci hanno insegnato a credere nella legalità e nei valori della nostra Costituzione, per impedire che la forza prevalga sulla ragione e sui diritti, per dare voce a tutte le vittime di ingiustizie e soprusi e, infine, per dare pari dignità alle minoranze etniche, culturali e religiose.
Da ora, da subito, è il momento di cambiare, noi per primi, e intervenire su ciò che riteniamo inaccettabile. Possiamo guardare ai grandi esempi del passato: al sogno di un mondo migliore fondato sulla pace tra i popoli di Giorgio La Pira; a una società slegata dalle costrizioni mafiose, auspicata da Danilo Dolci, proprio come fece il pastore valdese Pietro Valdo Panascia con il manifesto di denuncia responsabilizzante dal titolo «Iniziativa per il rispetto della vita», appeso per le strade di Palermo dopo la strage di Ciaculli del 1963. Solo osando, e con coraggio, potremo far sentire le nostre voci e rompere quest’odioso muro di omertà. Alle associazioni e alle forze politiche, ai gruppi spontanei su internet, ai sindacati, che si battono per la legalità e i diritti, chiediamo di unirsi, aldilà di possibili divergenze, e di alzare le mani al cielo, di scendere in piazza, per tenere in una mano la nostra Costituzione e nell’altra l’Agenda rossa di Borsellino. Un gesto simbolico, certamente, ma necessario per riappropriarci della verità dei fatti e della nostra dignità, per difendere i nostri diritti ma anche per dovere di responsabilità verso il nostro paese. E se anche questa volta si vorrà scegliere un colore, dall’assemblea di Articolo 21 è arrivata l’idea: dopo il viola del «No Berlusconi day», il tricolore della bandiera italiana per il «Sì Costituzione day»
Interviste
DON ETTORE CANNAVERA “Obbligatoria la Costituzione non il Crocefisso”
Intervista di Ottavio Olita
“Perché quasi nessuno pone al centro del dibattito politico la necessità che i cittadini conoscano la Costituzione? Perché non si pretende che sia presente nelle scuole, in modo obbligatorio, come il fondamento su cui è stata costruita la nostra Repubblica, dando ai cittadini uguaglianza e pari dignità? Perché, al contrario, si vuole imporre l’esposizione di un altissimo simbolo come il Crocefisso, che invece deve essere un approdo, un frutto di una scelta libera e cosciente?”. A porre queste domande non è un campione di laicità. E’ un sacerdote che da anni opera nel sociale: don Ettore Cannavera, fondatore e animatore di una comunità di recupero, “La Collina”, a Serdiana, un piccolo centro agricolo a poche decine di chilometri da Cagliari. Don Ettore ha sollevato il problema non in privato o in un ristretto cenacolo, ma nel corso di un’assemblea pubblica organizzata a Cagliari dalla sezione sarda dell’Associazione Nazionale Magistrati. A noi ha voluto illustrare in qual modo è approdato alle conclusioni illustrate in quell’incontro.
Don Ettore, perché un prete sente il bisogno di intervenire in una materia che sembra esclusivo appannaggio dei laici?
“Il mio ragionamento parte dai valori che esprimono tre parole fondamentali della nostra vita ‘Vangelo’, ‘Crocefisso’, ‘Costituzione’. Il Vangelo indica all’uomo del Nuovo Tempo la strada da percorrere per conquistare e riconoscere uguaglianza, dignità, fratellanza. Anche con l’estremo sacrificio di se stesso. Il Crocefisso è la straordinaria immagine simbolica, esemplificativa di questo percorso. La Carta Costituzionale italiana, acquisendo quei concetti e traducendoli in norme del vivere quotidiano, fa sì che le leggi di uno Stato nel quale ci riconosciamo indichino alla collettività e all’individuo come comportarsi correttamente per non prevaricare, per non nuocere all’altro, ma anche per veder riconosciuti i propri diritti”.
Ma non le sembra provocatorio che un sacerdote dica che a suo giudizio è più importante rendere obbligatoria la presenza della Costituzione nelle scuole, piuttosto che quella del Crocefisso? E in un momento politico nel quale si è arrivati, addirittura, a proporre di inserire la croce sulla bandiera nazionale.
“Io riaffermo il principio della scelta. L’approdo ai valori del cristianesimo non può essere affidato alle leggi, come in passato è stato disastroso affidarlo alle armi. Scegliere i valori etici, profondi di una religione attiene alle persone come individui e come gruppi. Se in una classe gli studenti e i loro insegnanti decidono insieme di avere il Crocefisso su una parete è giustissimo che lo facciano affiggere. Altra cosa è la Costituzione, il documento fondamentale della nostra vita sociale collettiva, alla quale tutti devono fare riferimento, che deve essere per tutti l’insostituibile principio guida dei comportamenti. Pensate un attimo ad un’aula di tribunale. Lì a cosa ci si appella se non alla giustizia garantita dalla Carta Costituzionale? E perché proprio in quelle aule dove è fondamentale non viene esposta simbolicamente e come costante richiamo?”
Nel parallelo cristianesimo-laicità che lei attua mettendo a confronto Vangelo e Costituzione, c’è il rischio di forzature?
Assolutamente no. Il parallelismo per me si traduce in un’altra immagine simbolica. Come in Chiesa noi abbiamo il leggìo sul quale poggia il Vangelo che per noi è il riferimento della vita interiore e collettiva, così nelle scuole, o nei tribunali, su un leggìo dovrebbe essere sempre pronta per essere consultata, studiata, compresa, la carta Costituzionale. Invece ancora una volta in Italia viene trattata come se fosse un manifesto da analizzare ideologicamente e non come quello che è, vale a dire un compendio di princìpi ideali di grande modernità che ha inciso profondamente nella trasformazione in meglio del nostro Paese. E siccome abbiamo cominciato questa conversazione con una provocazione, voglio concluderla proponendone un’altra. Io, da prete, convinto che la Costituzione abbia tratto proprio dal Vangelo la sua ispirazione profonda, soprattutto nell’affermare con forza la dignità e l’uguaglianza degli uomini, affermo, da prete, che mentre dal Vangelo, purtroppo, sono scaturite guerre, quest’eventualità è drasticamente esclusa dalla Costituzione”.
GIUSEPPE GIULIETTI
Chiunque abbia a cuore l'articolo21 della Costituzione non può fingere di non vedere che un parte della destra al Governo vuole utilizzare il gesto di un folle per portare a compimento ben altre follie quali le liste dei giornali buoni e di quelli cattivi, l'espulsione dei giornalisti e dei fatti sgraditi, l'assalto alla rete, la manomissione delle norme in materia di editoria, cinema audiovisivo indipendente. Non ci vuole una grande fantasia per comprendere che si tratta di un passaggio decisivo per la costruzione di una repubblica presidenziale a reti unificate. Per queste ragioni, l'associazione Articolo21 in totale intesa con tutte le realtà che hanno promosso le grandi manifestazioni del 3 ottobre e del 5 dicembre ha deciso di promuovere, in rete, nelle piazze, ovunque, una grande petizione popolare rivolta ai guardiani della costituzione e delle istituzioni affinchè vigilino e contrastino qualsiasi ulteriore tentativo di alterare il diritto dei giornali a informare liberamente e senza intimidazioni e quello dei cittadini a essere informati senza essere soffocati da leggi speciali e da un conflitto di interessi che è ormai diventato una grave metastasi che mina lo stato di diritto e la legalità repubblicana."
GIULIA RODANO
Aderisco con convinzione alla proposta lanciata da Articolo 21 di una grande iniziativa unitaria in difesa della nostra Costituzione.
La condanna netta e chiara della violenta aggressione subita dal Presidente del Consiglio e la mia solidarietà per quanto gli è accaduto, non può, come sta tentando di fare in queste ore la destra criminalizzando qualunque forma di dissenso e di opposizione democratica, farci abbassare la guardia.
Non era mai accaduto nel corso della storia repubblicana degli ultimi sessanta anni che un Presidente della Repubblica definisse le esternazioni di un Presidente del Consiglio “un violento attacco contro fondamentali istituzioni di garanzia volute dalla Costituzione italiana”.
Un fatto senza precedenti, che da la misura del livello pericoloso e preoccupante cui è giunta l’opera di delegittimazione che da tempo Silvio Berlusconi sta conducendo nei confronti degli architravi fondamentali che reggono la democrazia di questo nostro Paese.
Da strisciante e sotterraneo, il disegno di attacco e di stravolgimento della Costituzione abbandona ogni prudenza verbale e si fa aperto e brutale.
Dopo le “leggi ad personam”, Berlusconi vuole “una costituzione ad personam”.
Una costituzione che lo liberi finalmente da quei “fastidiosi” contrappesi che gli impediscono di esercitare il suo incontrastato potere: dal ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica alla Corte Costituzionale, dall’indipendenza del potere giudiziario alla centralità del ruolo del Parlamento.
Le sviolinate recenti nei confronti del dittatore bielorusso, le sue continue frequentazioni e le sue amicizie con capi di stato che hanno un’idea piuttosto approssimativa delle libertà democratiche, svelano la vera e propria passione di Berlusconi per un modello di democrazia plebiscitaria e populista.
La democrazia italiana non può finire in questo baratro.
La politica democratica ha il dovere di impedirlo. E’ un compito che spetta soltanto a essa. Non servono le scorciatoie giudiziarie.
Pier Ferdinando Casini, intervenendo alla Camera dei deputati sulle gravi dichiarazioni di Berlusconi in Germania, ha detto che l’UDC “sta, senza «se» e senza «ma», con il Presidente della Repubblica, con la Corte costituzionale, con la Costituzione, con il Parlamento e con tutti quegli organismi istituzionali che sono parte integrante di un qualcosa che si chiama solo e semplicemente democrazia”.
Parole molto nette e molto forti che reclamano, però, qualcosa di più di un’affermazione pur importante di principio.
Contro la deriva populista e plebiscitaria che sta prendendo la democrazia italiana, occorre subito la messa in campo di un ampio schieramento democratico nazionale che faccia da antidoto contro i veleni antidemocratici che la politica berlusconiana sta iniettando nel corpo già sfibrato della società italiana.
Difesa della Costituzione e degli istituti di garanzia in essa previsti, ripristino della centralità del Parlamento svuotata da decreti-legge e voti di fiducia a ripetizione, restituzione agli elettori e alle elettrici del potere di eleggere i propri rappresentanti, nuova legge elettorale che sbarri la strada a qualsiasi tentazione autoritaria e che sia specchio vero del Paese, legge efficace contro il conflitto di interessi, ripristino del pluralismo nel sistema radiotelevisivo, politica dei diritti rispettosa dei principi costituzionali, sono gli obiettivi che possono invertire la rotta verso la crisi inarrestabile della democrazia italiana.
Ma non si tratta solo di questo.
Se la Costituzione deve essere difesa “senza se e senza ma”, non possiamo non vedere che a essere lesionato in questi anni non è stato soltanto il suo “modello istituzionale”.
Anche il suo “modello sociale”, è stato profondamente colpito: in barba al principio della pari dignità sociale dei cittadini, sono cresciute le diseguaglianze, sono stati privatizzati beni comuni, il sistema di tutela e di protezione del lavoro è stato smantellato, il diritto all’istruzione e il diritto alla salute vengono ogni giorno messi in discussione, è stato azzerato l’intervento pubblico nell’economia anche in settori che avrebbero meritato di rimanere sotto il controllo dello Stato e delle comunità locali. E’ stato fortemente indebolito l’impegno costituzionale a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini.
I risultati di questo progressivo allontanamento dal “modello sociale” disegnato dalla nostra Costituzione sono sotto gli occhi di tutti: sperequazioni sociali e di reddito senza precedenti, disoccupazione a livelli elevatissimi specie tra le giovani generazioni, fuga all’estero dei laureati, incertezza e precarietà come tratti fondamentali del rapporto di lavoro, crescita della povertà, della emarginazione, dell’insicurezza e della violenza.
Crisi della democrazia e crisi sociale possono e debbono essere oggi affrontate da uno schieramento democratico che voglia fare della Costituzione la sua bussola per l’azione.
Fuori da questo progetto politico vi è solo il dilagare del berlusconismo in tutte le sue accezioni istituzionali e sociali.
VALENTINO PARLATO (Editoriale del 15 dicembre de "Il Manifesto")
Sono passati due giorni dall'aggressione a Silvio Berlusconi in piazza del Duomo e si può tentare di ragionare a mente fredda. Certo esprimere il dispiacere, e anche solidarietà, al presidente del Consiglio. Ma in fasi di tensione (e ci siamo per la crisi della democrazia e dell'economia) queste aggressioni sono nel conto. Quanti bravi sindacalisti sono stati presi a bullonate? Qualche critica dovrebbe, forse, farsi ai due servizi d'ordine, privato e pubblico, che avrebbero dovuto fermare in tempo l'aggressore. Scrivere che se lo è meritato o accusare «i mandanti morali» non ha senso. Ma è certo, già lo fanno, l'agglomerato che si fa chiamare «Popolo della libertà» speculerà al massimo sull'episodio e magari metterà la piccola riproduzione del Duomo di Milano sulla propria bandiera, già santificano la faccia insanguinata di Silvio.
Siamo in una difficile, pericolosa crisi politica e democratica e Berlusconi cerca di trarne il massimo profitto. Mettendo in difficoltà «certi politici del centro destra» (così titolava ieri il Giornale) e innanzitutto Fini, scatenandosi ancora di più nell'attacco all'opposizione contro la quale ha ripetuto per tre volte «vergogna, vergogna, vergogna».
Tentando sempre di ragionare a mente fredda, è chiaro che il Cavaliere (in difficoltà) ha guadagnato un punto con il colpo sferrato dal provvidenziale Tartaglia. Adesso promuovere una manifestazione di piazza contro Berlusconi è più difficile, ma non per questo si deve mollare. Bisogna costruire con pazienza una serie di iniziative in difesa della Costituzione, dei diritti dei lavoratori, dei disoccupati, dei giovani che vanno a scuola. Avendo per obiettivo immediato la fuoriuscita di Berlusconi da Palazzo Chigi per stroncare il suo tentativo non tanto di presidenzialismo (Obama deve tener conto del Congresso) ma di diventare il padrone assoluto di questo nostro paese.
Gridare e denunciare non basta (o serve a poco). Le forze che sono fuori del regno di Berlusconi (dove c'è un po' di maretta) debbono costruire una vera e positiva piattaforma di opposizione, un programma di governo. Non basta dire - ma occorre insistere nel dirlo - che Berlusconi liquida democrazia e Costituzione. Occorre produrre un programma, da discutere con i cittadini (anche con quelli che votano Berlusconi per puro disimpegno), che definisca obiettivi concreti per la ripresa della democrazia, dell'occupazione, della scuola. I partiti, che ancora ci sono, i sindacati, le cooperative, le associazioni politiche e culturali, alcune trasmissioni televisive (penso a «Report», «Anno Zero», «Ballarò») dovrebbero attivare la comunicazione tra loro. Costruire un fronte non solo di liberazione nazionale, ma di rinascita della Repubblica, finora soffocata e mortificata non solo da Berlusconi, ma anche, dalla moltiplicazione e prevalenza degli interessi di gruppo o di singoli su quello di noi tutti, della Repubblica. il manifesto, nella modestia delle sue forze, ma con la tenacia e la passione che lo anima (più o meno bene da quasi quarant'anni) si impegna a essere di questa partita.
p.s. Articolo 21 promuove una grande iniziativa nazionale unitaria a difesa della Costituzione. Siamo con Articolo 21.
BRUNO TABACCI
Da una quindicina d’anni ormai ci siamo infilati in una deriva presidenzialista senza contrappesi: dalla forma partito così fortemente caratterizzata da leaderismi spesso incontrollati all'elezione diretta dei cosiddetti “governatori” che tali non sono ma semplicemente dei presidenti di regione. E’ un sostanziale stravolgimento della Carta al punto di far dire a Berlusconi che lui è eletto dal popolo. Una clamorosa bugia che lui ha continuato a far credere a molti italiani. E in tanti gli hanno creduto avendo immaginato che fosse stata introdotta una sorta di costituzione materiale.
Per questo è assolutamente necessario rimettere le cose al loro posto perché l'equilibrio dei poteri è il carattere fondante dello stato di diritto della democrazia moderna. Stravolgerlo non è mettere al centro il popolo ma raggirarlo. Sono convinto che il sistema parlamentare debba essere reso più efficiente magari riducendo il numero dei parlamentari ma queste sono cose che si possono modificare in maniera condivisa anche rapidamente. Altra cosa è distorcere l’impianto parlamentare: il governo prende la fiducia dal parlamento e non direttamente dal popolo.
Per questa ragione accolgo la proposta di Articolo21. Se ci fosse un'iniziativa che mettesse assieme costituzionalisti, politici , intellettuali, uomini dell'impresa e del lavoro e delle arti per dedicare una giornata e un pensiero profondo alla difesa della costituzione forse ognuno di noi recupererebbe quel punto di equilibrio fondamentale ed eviterebbe di farsi strattonare un giorno sì e uno no dalle tante prevaricazioni. A partire da quella per cui la giustizia debba essere in funzione di uno e non della pluralità dei cittadini.
In risposta a un Governo impegnato soprattutto a difendere una sola persona, occorre mobilitarsi in difesa dei diritti di tutti i cittadini, contenuti nella nostra Costituzione. La nostra carta costituzionale è in pericolo per gli atti e le parole quotidiane di disprezzo nei confronti della magistratura, degli organi di informazione, di tutti coloro che alzano la voce per far valere le proprie ragioni. Di fronte all'attacco di quelle istituzioni, di quei principi e quelle norme che i padri costituenti hanno voluto, per consentirci di vivere in un Paese pienamente democratico, di fronte alle minacciose affermazioni del Premier degli ultimi giorni, non possiamo fare altro che unire le forze e mobilitarci.
ROSY BINDI
"Aderisco volentieri all'iniziativa di Articolo21 perchè credo che sia arrivato il momento, da parte di tutti noi, di riconoscersi in un'unica bandiera che è quella italiana, per difendere la nosta Carta costituzionale dagli attacchi che continua a ricevere e perchè, difendendo la Costituzione difendiamo la democrazia, la dignità e la libertà delle persone".
SANDRA BONSANTI
L'attacco sferrato in questi ultimi giorni da Silvio Berlusconi alla Costituzione italiana non ha precedenti e merita una risposta ferma e decisa da tutte le forze che si riconoscono nella nostra Carta che è ancora giovane. Lancio un appello a tutti coloro che con grande generosità si stanno muovendo per organizzare la Giornata della Costituzione di avere l'intelligenza politica di coinvolgere tutte le forze che credono che la Carta sia davvero il momento unificante del Paese. Possiamo insomma ritrovare l'unità difendendo la Costituzione. Quanto accaduto in questi giorni segna il passaggio dallo stato di diritto allo stato della forza: lo stato della forza è assolutamente contrario a tutto ciò che contiene la nostra Costituzione, che non è assolutamente vecchia, ma che, al contrario, oggi è ancora lungimirante perchè molto di quello che c'è nella Carta non è stato ottenuto. C'è molto ancora da fare. Se Berlusconi imporrà le riforme noi ricorreremo al Referendum e lo stravinceremo perchè saremo tanti e saremo tutti insieme. Su questo non ci saranno divisioni perchè il popolo italiano andrà a difendere la sua Carta Costituzionale perchè ha capito che non vuole diventare una monarchia. Noi vogliamo andare avanti e se crediamo nella democrazia dobbiamo sfidare Berlusconi: non abbiamo paura. Avanti dunque verso la giornata della Costituzione Italia e del tricolore. Tutti uniti.
DAVID SASSOLI
L'Italia è un grande paese perchè ha una grande Costituzione. Non possiamo permetterci di far picconare la casa comune da Berlusconi. Sarebbe far scivolare la nostra democrazia verso derive putiane. Il suo disegno è di indebolire gli organi di garanzia, blindando progetti di riforma costituzionale che prevedano l'elezione diretta del capo dello Stato e nuovi assetti istituzionali. Dobbiamo reagire, organizzare un fronte ampio in difesa della carta fondamentale. Aderisco all'iniziativa di articolo 21 perchè questa è la battaglia più importante. Questa volta non avremo bisogno di inventarci un logo e un simbolo: useremo solo il nostro tricolore. Dobbiamo dimostrare anche all'Europa che c'è un'altra Italia che ha orgoglio e si riconosce nelle istituzioni repubblicane.
GIOVANNA MELANDRI
''Mi pare sia assolutamente condivisibile la proposta formulata dagli amici di Articolo 21 per una mobilitazione unitaria a difesa della Costituzione, in uno spirito patriottico. L'editto di Bonn, pronunciato di fronte ai membri del Partito Popolare Europeo non puo' essere, infatti, classificato e archiviato al pari delle solite e, ahime', tollerate boutade di Berlusconi. D'altra parte, le parole allarmate del Capo dello Stato richiamano tutti noi a non abbassare la guardia di fronte al disprezzo mostrato contro le istituzioni. Nella visione del Premier i diversi istituti di garanzia, previsti dal nostro ordinamento, sono degli inutili impacci che vanno cancellati. Tale concezione del potere, lontana anni luce dalla cultura giuridica delle democrazie piu' avanzate, va contrastata costruendo una mobilitazione e un'alleanza che sappia superare l'attuale divisione tra maggioranza ed opposizione, coinvolgendo associazioni, partiti ma anche settori moderati e liberali dell'opinione pubblica che si sono affidati in passato al centrodestra''.
OLIVIERO DILIBERTO
"La democrazia e' in pericolo. Manifestare a favore della Costituzione e' un dovere che ci vedra' impegnati come copromotori. La proposta di scendere in piazza per difendere la Costituzione lanciata oggi dall'associazione Articolo 21 e da Beppe Giulietti, ci vede assolutamente d'accordo. Ripeto manifestare in difesa della Costituzione e' un dovere".
Gruppo FB “CONTRO IL GOVERNO DELLA VERGOGNA, per il rilancio della sovranità popolare”
Carlo Amabile e Marigo Giandiego
Il Gruppo FB “CONTRO IL GOVERNO DELLA VERGOGNA, per il rilancio della sovranità popolare” aderisce con entusiasmo e profonda convinzione alla proposta di una giornata di mobilitazione in difesa della Costituzione e si impegna fin da ora a promuovere sul Web tutte le iniziative utili alla sua riuscita. Convinta, dicevamo ed ulteriormente rafforzata all’indomani dell’aggressione subita da Silvio Berlusconi a Milano. Un gesto, sin troppo evidentemente inconsulto, ma la cui condanna resta forte e senza discussioni. Non vorremmo essere esposti al rischio che questro folle e innoportuno gesto, modificasse ulteriormente un'agenda politica, già sin troppo densa, al momento, di personalismi e di appuntamenti ad personam
Il rischio di possibili gesti inconsulti, ma individuali, nei confronti del Presidente del consiglio era già stato denunciato dal Copasir nell’ottobre scorso, ma questo aspetto toccherà al Copasir stesso ed al Parlamento chiarirlo. Nonostante questa denuncia, comunque, il gesto è arrivato con puntualità seppur nella sua estemporaneità, un gesto tanto casuale da cogliere impreparata l'amplissima scorta e coorte del presidente del consiglio, nonostante, però, sia parso poi così, “assolutamente prevedibile”
Deve essere chiaro che questo folle gesto non modifica assolutamente i termini della nostra opposizione.
Dal palco milanese Berlusconi aveva rinnovato gli attacchi agli organi di garanzia e all’informazione. Usando, come sua abitudine, un frasario violento e volgare.
La sostanza della nostra opposizione sta tutta qui: nell’impedire che questi attacchi si trasformino in procedimenti legislativi reali, attualizzati e stranamente “favoriti” dagli accadimenti casuali, che giustifichino una modifica della costituzione.
Non permetteremo che si svuotino ancor di più delle loro prerogative parlamento ed assemblee elettive, che l’informazione sia sempre più concentrata nelle mani del presidente del consiglio.
I termini di un’opposizione forte, inflessibile, di massa e non violenta – così come dimostra la grande manifestazione del 5 dicembre – li ribadiamo anche oggi, in un giorno in cui già molti stanno tentando l’equazione tra opposizione ed attacchi violenti al Presidente Berlusconi.
Siamo certi invece che oggi dobbiamo lavorare per costruire la più ampia unità in difesa della Costituzione e per la sua piena attuazione.
E’ un dovere morale che ci è imposto dal degrado quotidiano che le istituzioni subiscono e che non ci possono far rimanere impassibili.
Da parte nostra ci impegniamo, così come stiamo facendo da parecchi mesi a questa parte, a usare il Web come strumento di circolazione di idee, confronto di opinioni e anche di organizzazione al servizio e per il rafforzamento della nostra democrazia.
La manifestazione del 5 dicembre, di cui il nostro gruppo è stato tra gli ideatori fin da agosto, ha dimostrato che è possibile uscire dall’invettiva e dalla visceralità tipiche del Web per farne un reale strumento di battaglia e iniziativa politica.
Siamo, però, anche consapevoli che questo oggi non basta, che è necessario raggiungere il massimo di unità possibile, unendo i gruppi che operano sul Web con Associazioni e partiti tradizionali e con quanti hanno a cuore la difesa della Costituzione contro ogni possibile deriva populista ed autoritaria."
Forum Art.21, LEGGI E SOTTOSCRIVI L'APPELLO "PER UNA GRANDE MANIFESTAZIONE UNITARIA"