Articolo 21 - INFORMAZIONE
Italian revolution, ecco gli "indignati" italiani
di Luca Di Tizio
No alla violenza, no ai partiti, l'essere umano al centro e mai più “vivere per lavorare”: queste le parole chiave degli Indignati italiani, il movimento che sulla scia degli “indignados” spagnoli vuole contestare lo status quo della democrazia in Europa. Il movimento è anche noto con il nome “Italian Revolution – Democrazia reale ora -” : in tutto il paese stanno sorgendo diversi gruppi locali collegati alla protesta e da circa 10 giorni è approdata anche a Roma, segnalandosi per una mobilitazione di tre giorni conclusa domenica 5 giugno. Nel gruppo nazionale di Facebook, gli iscritti sono poco più di 25.000, mentre quello romano ne conta quasi 2.000, numeri in costante crescita, seppur leggermente a rilento e non nelle dimensioni dell'ondata spagnola. Ma chi sono questi indignati?
Semplici cittadini, dai venti ai cinquant'anni, che si stanno unendo al recente respiro di democrazia europea sospinto dalle primavere arabe (curioso il fatto che, a 10 anni dall'undici settembre, siano gli arabi ad esportare la democrazia in occidente). Le modalità della protesta? Gli Indignati ogni dì indicono assemblee alle 19:00 a San Giovanni, proprio al di sotto della statua di San Francesco. Qui i ragazzi discutono in un incontro generale i punti all'ordine del giorno; ogni proposta viene prodotta dai singoli all'interno di commissioni tematiche, e viene poi portata all'attenzione dell'assemblea. Diventa fondamentale quindi il consenso della piazza attorno alle mozioni, visto che di leader non ce ne sono (e non ne vogliono) e l'ormai consolidata forma della semplice “maggioranza più uno” non viene più considerata valida.
Ad oggi, gli indignati romani hanno convogliato in piazza più di 500 cittadini, mantenendo un presidio giornaliero con non meno di 50 persone, discutendo e confrontandosi con laboratori tematici di approfondimento su temi specifici, quali l'istruzione, l'acqua pubblica e il nucleare, con tanto di apposite urne predisposte ad accogliere le proposte dei cittadini rispetto alle questioni particolari
Ma in cosa consiste questo esercizio di democrazia reale? Il punto di riferimento rimane l'Europa ed il Mediterraneo (la Spagna indignata e la Grecia delle Poleis), ma col passare del tempo si stanno definendo sempre più concretamente le specificità della piazza italiana. Le richieste fatte e le proposte lanciate sotto la statua di San Francesco sono sulla linea di quanto visto a Puerta del Sol a Madrid nell'ultimo mese: lavoro, sanità, casa, istruzione, cultura e futuro. Bersagli dell'indignazione sono invece i banchieri, la dilagante disoccupazione giovanile, l'inefficienza delle forze politiche e di un sistema elettorale che mina alla determinazione della volontà dell'elettore. Apolitici? Assolutamente no, semplicemente non hanno colori, bandiere o simboli di partiti politici. Il fulcro del movimento è la partecipazione: senza di essa, non si possono porre proposte all'attenzione dell'assemblea, non solo per un mero fatto organizzativo, ma proprio per riacquistare la presenza del cittadino negli spazi primordiali della democrazia.
Ora al movimento non rimane che una sfida: coinvolgere il maggior numero di cittadini possibile come succede in tutta Europa. Gli strumenti? La visibilità e la comunicazione nei quartieri, nelle strade e nelle piazze nonché la creazione di nuove forme d'agire democratico, forme che devono rinnovare la “partecipazione dal basso” ed unire un popolo intero. La sfida è stata lanciata, Roma e gli italiani la raccoglieranno?
Semplici cittadini, dai venti ai cinquant'anni, che si stanno unendo al recente respiro di democrazia europea sospinto dalle primavere arabe (curioso il fatto che, a 10 anni dall'undici settembre, siano gli arabi ad esportare la democrazia in occidente). Le modalità della protesta? Gli Indignati ogni dì indicono assemblee alle 19:00 a San Giovanni, proprio al di sotto della statua di San Francesco. Qui i ragazzi discutono in un incontro generale i punti all'ordine del giorno; ogni proposta viene prodotta dai singoli all'interno di commissioni tematiche, e viene poi portata all'attenzione dell'assemblea. Diventa fondamentale quindi il consenso della piazza attorno alle mozioni, visto che di leader non ce ne sono (e non ne vogliono) e l'ormai consolidata forma della semplice “maggioranza più uno” non viene più considerata valida.
Ad oggi, gli indignati romani hanno convogliato in piazza più di 500 cittadini, mantenendo un presidio giornaliero con non meno di 50 persone, discutendo e confrontandosi con laboratori tematici di approfondimento su temi specifici, quali l'istruzione, l'acqua pubblica e il nucleare, con tanto di apposite urne predisposte ad accogliere le proposte dei cittadini rispetto alle questioni particolari
Ma in cosa consiste questo esercizio di democrazia reale? Il punto di riferimento rimane l'Europa ed il Mediterraneo (la Spagna indignata e la Grecia delle Poleis), ma col passare del tempo si stanno definendo sempre più concretamente le specificità della piazza italiana. Le richieste fatte e le proposte lanciate sotto la statua di San Francesco sono sulla linea di quanto visto a Puerta del Sol a Madrid nell'ultimo mese: lavoro, sanità, casa, istruzione, cultura e futuro. Bersagli dell'indignazione sono invece i banchieri, la dilagante disoccupazione giovanile, l'inefficienza delle forze politiche e di un sistema elettorale che mina alla determinazione della volontà dell'elettore. Apolitici? Assolutamente no, semplicemente non hanno colori, bandiere o simboli di partiti politici. Il fulcro del movimento è la partecipazione: senza di essa, non si possono porre proposte all'attenzione dell'assemblea, non solo per un mero fatto organizzativo, ma proprio per riacquistare la presenza del cittadino negli spazi primordiali della democrazia.
Ora al movimento non rimane che una sfida: coinvolgere il maggior numero di cittadini possibile come succede in tutta Europa. Gli strumenti? La visibilità e la comunicazione nei quartieri, nelle strade e nelle piazze nonché la creazione di nuove forme d'agire democratico, forme che devono rinnovare la “partecipazione dal basso” ed unire un popolo intero. La sfida è stata lanciata, Roma e gli italiani la raccoglieranno?
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