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Lodo Mondadori, sentenza d'appello: Fininvest dovrà pagare 560 milioni a De Benedetti
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di redazione

Lodo Mondadori, sentenza d'appello: Fininvest dovrà pagare 560 milioni a De Benedetti È "immediatamente esecutiva" la sentenza dei giudici della seconda Corte d'Appello civile di Milano, che hanno depositato l’ordinanza relativa alla causa che vede contrapposte Fininvest e Cir, la holding di Carlo De Benedetti. Per la vicenda del Lodo Mondadori, la società di Silvio Berlusconi dovrà pagare 540 milioni di euro alla data della sentenza di primo grado dell’ottobre 2009, più gli interessi e le spese decorsi da quel giorno. Il tutto, per un ammontare di circa 560 milioni. "È da ritenere, incidenter tantum e ai soli fini civilistici del presente giudizio – si legge nelle motivazioni – che Silvio Berlusconi sia corresponsabile della vicenda corruttiva per cui si procede, corresponsabilità che, come logica conseguenza, comporta, per il principio della responsabilità civile delle società di capitali per il fatto illecito del loro legale rappresentante o amministratore commesso nell’attività gestoria della società medesima, la responsabilità della stessa Fininvest".
La Cir subì un danno immediato e diretto dalla sentenza con cui i giudici della Corte d’Appello di Roma presieduta da Vittorio Metta, la cui corruzione è stata accertata in sede penale, stabilirono che il Lodo Mondadori era nullo. È quanto sostengono nelle circa 300 pagine di motivazioni i giudici del tribunale civile di Milano.
Il collegio dei giudici d'appello, presieduto da Luigi De Ruggiero, ha ricostruito una sorta di "sentenza virtuale", immaginando che Vittorio Metta non fosse stato corrotto. La conclusione è stata che, se il magistrato romano avesse agito in modo imparziale, la corte d'appello di Roma avrebbe confermato il lodo arbitrale che, di fatto, consegnò il 20 giugno 1990 alla Cir e a De Benedetti il controllo della Mondadori. Rifacendosi a recenti pronunce della Cassazione, i giudici milanesi hanno sottolineato che una decisione collegiale non è la somma di tre separate opinioni, ma è il frutto di un confronto dialettico. Quindi, anche se i giudici che affiancarono Metta, Arnaldo Valente e Giovanni Paolini, non furono corrotti, Metta li condizionò, inducendoli a prendere una decisione errata.
Si compone di più voci lo sconto che i giudici della Corte d'Appello civile di Milano hanno valutato quantificando i danni che Fininvest dovrà versare a Cir per il Lodo Mondadori. Lo sconto è stato calcolato in base all'esito della consulenza tecnica, che ha ridotto il "quantum" del danno, la valutazione delle azioni Espresso che non erano state calcolate nella sentenza di primo grado e il mancato riconosacimento, in appello, del danno di immagine alla Cir che invece, in prima "istanza", il giudice Mesiano aveva calcolato in 40 milioni.
La Corte, si legge nel dispositivo della sentenza, ha accolto "sia l'appello principale" di Fininvest che quello incidentale di Cir in parziale riforma della sentenza emessa il 3 ottobre 2009 dal giudice Raimondo Mesiano. La Corte "determina in euro 540.141.059,32 invece che 749.955.611,93 euro, l'importo dovuto al 3.10.2009 quale risarcimento di danno immediato e diretto, pertanto condanna Fininvest Spa a pagare in favore di Cir Spa tale somma oltre agli interessi legali da detta data al saldo". I giudici di Milano hanno condannato anche l'appellante Fininvest a rifondere all'appellata Cir. Anche "tre quarti delle spese processuali dei due gradi" di giudizio e a rifondere alla holding di De Benedetti gli interessi legali maturati a partire dall'ottobre 2009, che ammontano a circa 20 milioni di euro.
Se la holding non fosse in grado di pagare il maxi risarcimento, De Benedetti si potrà rivolgere alle banche garanti di una fideiussione da 806 milioni. Si tratta di una garanzia valida per 16 mesi e rinnovabile, posta alla base di un accordo stretto tra i due gruppi nel dicembre 2009 secondo cui Finivest rinunciava all'istanza di sospensione e Cir si impegnava a non chiedere l'esecuzione del maxirisarcimento disposto dal giudice Mesiano fino alla sentenza d'appello.

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