di Alessandra Clemente*
Dai segni del potere criminale… al potere del segno civile. A poche ore dalla prossima tappa del Festival dell’impegno civile organizzato da Libera Caserta sulle Terre di don Peppe Diana, vorrei condividere con voi una mia convinzione personale: è quanto di piu’ nobile una societa’ civile possa realizzare. In punto di diritti, libertà, vita… Sì. È quanto di più nobile una società civile può. State tranquilli non partirò ora con uno spot pubblicitario, ne’ lancerò offerte 3 x 2 tipo prendi due mozzarelle di don Peppe, riceverai un vino 100 passi gratis! Il mio intento non è quello di essere un testimonial ma di condividere con voi ciò di cui io sono testimone e offrirvi cosi, con l’eredità che mi porto dentro, una prospettiva particolare: la prospettiva dei familiari delle vittime innocenti uccise dalla camorra.
Vorrei che i miei occhi diventassero occhiali, così da poterveli prestare, per farvi ancor meglio vedere la straordinaria bellezza, la grande dignità, il coraggioso riscatto e il senso dello stato e di giustizia che per noi familiari delle vittime innocenti della criminalità c’è in tutto questo. Forse solo una ferita così profonda, come quella di perdere per mano criminale un proprio caro è in grado di far cogliere tutto questo senso.
Nulla ci ridarà indietro i nostri affetti negati, ma il senso di giustizia che vi è nel recupero e nel riutilizzo da parte della comunità di un bene confiscato è l’ unico forte segno della volontà di tutti, ma davvero tutti, magistratura, istituzioni, forze dell’ordine e società civile di fare qualcosa di concreto affinché ciò che ha colpito i nostri familiari non si ripeta mai più, affinché la lotta alla camorra sia incisiva e reale, affinché queste morti non siano vane, e affinché i nostri cari, perché innocenti, perché vittime, perché ancora pieni di tanta vita, profumino ancora di vita.
Ogni tappa di questo Festival si realizza infatti su un bene confiscato, e un bene confiscato, che sia un appartamento fatiscente, una villa hollywoodiana, un appezzamento di terra, un canile, un ristorante, per noi familiari, è lo scopo ed insieme il frutto dell’attività criminale per la quale le nostre madri, sorelle e figlie ed i nostri padri, figli e fratelli, sono stati così brutalmente e vigliaccamente uccisi. Sono il segno pesante e scuro del potere, dell’arroganza mafiosa e della morte che genera. Ma questo stato di cose con la confisca ed il riutilizzo sociale si ribalta. Queste due attività, insieme, contrappongono a tutto ciò la luce la bellezza e la forza del segno, della reazione, della vita…. Ed è cosi che si riempie di concreto impegno la memoria.
E la convinzione che le mafie si sconfiggono, si accende.
Memoria vuol dire impegno.. e la memoria di tutte le ingiustizie si salda con l'impegno di tanti ragazze e ragazzi che decidono di dire no alla camorra ed in quelle terre, che ora non sono più segno del potere mafioso ma sono il segno dell’eredità di don Diana, costruiscono con coraggio un’ alternativa. È dovere di tutti sostenere tutto ciò. Ed è grave se le istituzioni non lo fanno ed è grave che i cittadini ne siano indifferenti. Un bene confiscato liberato è un bene per tutti ed il Festival dell’ impegno civile ne fa in ogni tappa festa per tutti e per tutta l’Italia. Si per tutta l’ Italia. In occasione dei 150 anni dell’unità d’ Italia, colgo l’ occasione per riflettere su quest’ unità. Il Festival si tiene qui giù al Sud, ma la tematica appartiene a ogni regione del nostro Paese e pensarla diversamente è gravemente lontano dalla realtà.
Quando a Corsico in provincia di Milano un bene confiscato alla ‘ndrangheta calabrese è diventato, grazie alla confisca ed al riutilizzo sociale, un centro di accoglienza per le donne dedicato alla memoria di mia mamma Silvia Ruotolo uccisa dalla camorra napoletana nel 1997, l’Italia non può non scoprire di essere unita nell’ingerenza mafiosa, e non può non decidere, oggi, per essere nazione libera e civile di essere unita nella lotta alla mafie ed alla corruzione, rendendo le mafie e la corruzione realmente altro da se. Con il Festival dell’impegno civile l’ Italia, tutta, ha l’opportunità di vestirsi per quest’unità.
Ecco perché io ci sarò. Noi abbiamo diritto ad un cambiamento, ma abbiamo anche il dovere di impegnarci per questo. E partire insieme da qui, da un bene confiscato che diventa COSA NOSTRA, è il più grande schiaffo in faccia alla violenza criminale che ha offeso la bellezza dei nostri territori ed il modo più nobile per far memoria di tutte, ma proprio tutte, le vittime innocenti della criminalità organizzata.
* Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità
Presidente Fondazione Silvia Ruotolo Onlus