di Andrea Morrone*
Riceviamo e pubblichiamo con piacere la lettera di Andrea Morrone, ordinario di diritto costituzionale della facoltà di giurisprudenza di Bologna e nominato di recente presidente del Comitato referendario per i collegi uninominali (Co.Re.CU.) e cioè il Comitato che si batterà (e gli daremo tutto il sostegno possibile) per raccogliere 500mila firme per cancellare la legge elettorale porcata.
Caro Direttore,
a nome del Comitato promotore dei referendum elettorali per i collegi uninominali voglio esprimerTi il ringraziamento più sentito per il sostegno che la redazione e l’associazione “Articolo21” hanno subito manifestato nei confronti di questa nostra iniziativa. Il vostro incoraggiamento è prezioso, e ci conforta nella battaglia che, insieme a me, molti cittadini hanno intrapreso, per ridare piena dignità alle istituzioni democratiche del nostro Paese e, tra queste, soprattutto al nostro Parlamento. Il principale motivo di svilimento della politica nazionale, e della rappresentanza parlamentare, come tutti sanno bene, è la legge elettorale vigente, che, denominata dal suo principale autore una “porcata” (così la chiamò il ministro Calderoli appena approvata nel 2005), scippa l’elettore del diritto costituzionale di scegliere i propri rappresentanti, e fa del Parlamento un consesso di “nominati” dalle ristrette segreterie dei partiti politici, anziché di delegati eletti dal popolo.
Per questa ragione, un movimento trasversale e aperto, composto di cittadini, intellettuali, esponenti politici diversi, ha deciso, grazie anche al rilancio dell’istituto del referendum abrogativo dopo la vittoria dei “SI” il 12/13 giugno nei quesiti per l’acqua pubblica, contro il nucleare e il legittimo impedimento, di proporre due referendum elettorali per cancellare la legge elettorale “porcata”.
Il nostro obiettivo, però, non è solo di abolire le regole elettorali vigenti: i quesiti referendari propongono anche una soluzione alternativa al "Parlamento dei nominati", perché prevedono, attraverso una particolare tecnica giuridica, che dall’abrogazione delle "legge Calderoli" (legge n. 270/2005) possa rivivere la disciplina previgente, che permetteva l’elezione dei nostri rappresentanti in Parlamento attraverso i collegi uninominali e mediante una quota di seggi attribuiti con metodo proporzionale.
Questo obiettivo è comune ai due quesiti proposti, la differenza è solo formale: il primo quesito (scheda blu) propone l’abrogazione totale della legge n. 270 del 2005; il secondo quesito (scheda rossa) propone l’abrogazione parziale di essa, limitatamente alle disposizioni della legge che hanno sostituito le norme precedenti. In entrambi i casi, si parte dall’assunto giuridico che, eliminando in tutto o in parte le norme della “legge Calderoli”, si ottiene la reviviscenza della disciplina previgente.
Si tornerebbe, in sostanza, alla legge (il c.d. Mattarellum) con la quale si è votato per tre volte (1994, 1996 e 2001) e che, come tutti ricordano, aveva dato buona prova di sé. Gli italiani sanno bene, infatti, che i collegi uninominali garantiscono la possibilità di scegliere direttamente e, quindi, democraticamente, il migliore tra i candidati alle elezioni politiche. Il collegio uninominale permette una selezione della classe politica attraverso il confronto diretto dei partiti con le rispettive basi, ponendo le segreterie politiche di fronte all’esigenza, democratica, di individuare i candidati nei territori di riferimento, mediante il confronto con i cittadini elettori. In una parola: il collegio uninominale rimette al centro il cittadino elettore, sia nel momento della selezione dei possibili candidati in ciascun collegio, sia nella scelta dei parlamentari che comporranno le due camere.
In questo modo è la Costituzione repubblicana che viene ad essere resa, di nuovo, effettiva: proprio perché sarà l’elettore ad esprimere, col proprio voto, chi dovrà rappresentarlo in Parlamento. Non saremo più costretti a subire la "violenza politica" di dovere accettare “tutto o niente”, segnando, nella scheda elettorale, una croce su una lista di candidati integralmente scelti da altri e da pochi (com’è accaduto nelle elezioni del 2006 e del 2008): candidati spesso sconosciuti, spesso senza esperienza politica, senza nessun collegamento con i territori che pur dovrebbero “rappresentare”, semplicemente scelti – per meriti tutt’altro che indiscussi – da chi può premiarli, per ragioni spesso indicibili, con uno scranno in Parlamento.
I referendum elettorali, attraverso il ripristino dei collegi uninominali, vogliono raggiungere anche un altro risultato: quello di consolidare il nostro sistema politico nel senso di una democrazia bipolare dell’alternanza, secondo l’esperienza conosciuta nelle più efficienti, e per questo guardate come modello, realtà politiche straniere (Gran Bretagna, Francia, Spagna, Germania, ecc.). Anche per questa essenziale ragione, con questa iniziativa si vorrebbe portare a conclusione una transizione che si è aperta nel nostro Paese grazie ai referendum elettorali del 1991 (sulla preferenza unica) e del 1993 (per i collegi uninominali): una transizione interrotta da molti tentativi di restaurazione partitocratica, che hanno trovato nella “legge porcata” il modo migliore per concretizzarsi e consolidarsi.
Da qualche giorno è partita la raccolta delle firme, che deve essere completata in tempo di record entro il 30 settembre, con almeno 500.000 sottoscrizioni. Si tratta di un’impresa tutta in salita, che richiede uno sforzo organizzativo e partecipativo notevole. Ma l’obiettivo di eliminare la peggiore legge elettorale della storia repubblicana, da tutti considerata peggio di una “porcata”, credo potrà essere il motore per spingere i cittadini italiani a firmare i quesiti nelle piazze, nei comuni d’Italia, presso i comitati promotori che si stanno costituendo in queste ore (nel sito ufficiale del Comitato promotore possono essere reperite tutte le informazioni necessarie: www.referendumelettorale.org
In questa battaglia decisivo può essere il ruolo e la forza democratica di "Articolo 21": le vostre ragioni costituzionali per una libera informazione, per una politica trasparente e aperta, per istituzioni democratiche e veramente rappresentative sono anche le nostre. Per questo ritengo necessario unire le nostre energie, in questo difficile momento di vita del nostro amato Paese, per tentare insieme di sostenere i referendum per l'abolizione della “legge elettorale porcata” e per il ripristino dei collegi uninominali.
* presidente del Comitato referendario per i collegi uninominali (Co.Re.CU.)
www.referendumelettorale.org
info@referendumelettorale.org
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