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Tg1 e "nozze gay": un'informazione manipolata
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di di Gian Mario Gillio*

Tg1 e "nozze gay": un'informazione manipolata “Il matrimonio gay celebrato dai valdesi è stato censurato”. Questo uno dei titoli d’agenzia usciti tra ieri e oggi in occasione dell’esposto che il Cdr del Tgr Lombardia ha inviato, consegnandolo all’Ordine dei giornalisti del Lazio, al direttore del TG1 Augusto Minzolini per denunciare la censura di un servizio trasmesso il 27 gennaio che raccontava l’esperienza di una coppia gay – Ciro Lanza e Guido Scelsi – benedetta dalla comunità valdese di Milano.
Passi la confusione creatasi a ridosso dell’evento: definire nozze o matrimonio ciò che invece è stata una benedizione. Ma ben sappiamo che termini come “nozze” o “matrimonio” fanno più facilmente breccia nell’immaginario comune. Quello che proprio non può essere tollerato, però, è la censura. In particolare quella esercitata nei confronti di una frase rilasciata dal pastore Giuseppe Platone e raccolta dalla giornalista che aveva curato il servizio poi trasmesso “sfoltito” dal Tg1 nazionale. «Taglio casuale?», viene da chiedersi. Ancora una volta si colpisce una voce diversa, che esce dal coro del pensiero unico dominante. In questo caso, “l’eliminato” è un pastore protestante cristiano. D'altronde, non ci stancheremo mai di farlo notare, viviamo in un Paese fortemente condizionato da un’informazione “cattolicocentrica” affidata, anche quando si parla di altre fedi, non a caso, a giornalisti vaticanisti! Dunque bene ha fatto il Cdr Rai di Milano ad inviare un esposto al “direttorissimo” che forse si era spaventato, certamente intimorito dall’affermazione del pastore Platone. Ma cosa fa più paura: sapere che in Italia non esiste una legge ad hoc sui matrimoni gay o toccare il senso di famiglia naturale?

La frase di Platone era semplicemente questa: “Noi non celebriamo questa mattina il matrimonio di una coppia gay, ma una benedizione. Quello che faremo non ha nessun valore giuridico, perché siamo in un Paese che su questo tema è completamente assente”.
Visione ampia, dunque: manca anche una regolamentazione sulle coppie di fatto. Parte dunque a distanza di mesi – le cose vanno fatte bene, prima si fanno tutte le pratiche e le ricerche esatte sull’accaduto – l’esposto del Cdr del Tgr Rai della Lombardia. Ricorda Enrico Rotondi, membro del Comitato: “In questo caso è venuto meno un principio fondamentale, sempre più importante nel nostro mestiere, quello che prevede che ci siano regole precise e soprattutto, dal momento che ci sono, che queste vengano rispettate. Il giornalista che firma il pezzo ha il diritto di veder trasmesso il servizio come lo ha fatto, o comunque di essere avvisato in tempo in caso di eventuali modifiche”. Censura e manipolazione dell’impianto originario di un servizio sapientemente confezionato.

La giornalista che lo ha curato, aveva infatti ascoltato i pastori Platone e Zell, parlato con gli “sposi” e ben compreso il senso dell’evento, così come importante era affrontare la differenza che passa tra una benedizione e un matrimonio. Cosa che anche i telespettatori avrebbero dovuto capire. Insomma il normale lavoro-dovere, eticamente corretto, di ogni buon giornalista. Questa predisposizione etica così fortemente esercitata dalla giornalista è invece venuta meno in chi ha messo mano al servizio originale. Un motu proprio rigorosamente vietato dal contratto giornalistico nazionale. I tagli, non concordati, al servizio dovevano essere comunicati prima della messa in onda, in modo da poter consentire all’autore, almeno, di poter far togliere la propria firma dal servizio stesso. Il pastore Platone, che abbiamo voluto sentire al telefono, ha confermato quanto l’autrice si fosse prodigata per quel servizio. Ma cosa avrà spaventato Il Tg1? La dichiarazione di Platone ricordava che in Italia non esiste una legge per tutelare le unioni gay e lesbiche. Un dato di fatto. La Chiesa valdese invece, in seguito ad una decisione presa dal Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi nel 2010, decise di approvare un atto che dava la possibilità alle proprie chiese, qualora ne avessero maturato il percorso, di impartire la benedizione a coppie dello stesso sesso. Il 26 giugno (ci fu in realtà un precedente che non ebbe la stessa eco mediatica) si passò dunque dalla decisione sinodale ai fatti, con la benedizione di Ciro e Guido. Il Sinodo, che è il supremo organo decisionale della Chiesa valdese, si è espresso con mozione favorevole nel 2010 sul tema delicato delle benedizioni omosessuali a larga maggioranza, anche se il dibattito all’interno delle stesse chiese è tuttora acceso, decisione che venne presa con il sostegno di un consistente gruppo di pastori e di laici che rivestono ruoli importanti nella vita della Chiesa.

“L’uso della definizione matrimonio in effetti è improprio – ci dice Platone – anche se  personalmente, vedrei bene una sola forma di patto tra due persone, per svincolarsi dalla cultura patriarcale dominante. Vi è una sentenza della Corte costituzionale dello scorso anno che va proprio in questa direzione. Il matrimonio non si fonda in modo esclusivo sui figli e sul sesso; la vera essenza del matrimonio è l’amore. Da questo punto di vista non ci dovrebbero essere differenze tra una coppia etero e una coppia omosessuale. Per noi protestanti – ha proseguito Platone – il matrimonio è un negozio giuridico sul quale la comunità invoca la benedizione di Dio, vera sorgente delle benedizioni. Nel caso del servizio trasmesso sul Tg1 nazionale, a mio avviso si è persa un’occasione: quella di far emergere una situazione di grande sofferenza che parte del nostro Paese vive. La cultura omofobica è ancora molto diffusa, ci troviamo di fronte ad un cammino ancora difficile e per venirne fuori oggi dovremmo approdare ad un terreno di pari diritti e doveri. Ad esempio, evitando le discriminazioni tra le diverse tipologie che vedono matrimoni “pesanti” e “leggeri”. Dovrebbe esistere un trattamento omogeneo tra la coppia coniugata e la coppia omosessuale. La censura di alcune mie affermazioni, così come i tagli apportati al servizio, come sostiene l’esposto, sono anche certamente legati alla concezione di una famiglia naturale che si vorrebbe tutelata dal male rappresentato dalle coppie omosessuali. Che cosa toglie alla “sacra” famiglia l’unione di due persone dello stesso sesso? Nulla. L’amore – conclude Platone – non ha confini nel rispetto dei diritti e dei doveri all’interno della coppia. Non dovrebbero dunque esserci matrimoni di seria A, B o C, ma un solo tipo di matrimonio basato sul consenso dei coniugi e non sulle appartenenze sessuali o sulla procreazione”.
* direttore di Confronti

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