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Testamento biologico. Germania Italia 2-1
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di Gian Mario Gillio*

Testamento biologico. Germania Italia 2-1

Anche a Padova è stato aperto uno sportello per depositare il proprio testamento biologico. Nell’ambito dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi è il sesto gestito direttamente da comunità locali, dopo Torino, Milano, Trieste, Napoli e Roma, mentre altre comunità, come quella metodista di Udine, sono impegnate in progetti di raccolta insieme all’Associazione Luca Coscioni e all’Associazione Per Eluana, la prima espressione dei Radicali. Dunque in un paese come il nostro, che sembra tornare indietro, ci sono ancora focolai che resistono grazie al buon senso, e che portano avanti le istanze della società civile, oggi più che mai sorpresa e imbarazzata di fronte all’evolversi della situazione politica, economica e morale del nostro Paese. Basta guardare appena fuori dall’Italia per accorgersi che questo buon senso non solo viene praticato ma anche condiviso. In Germania ad esempio un documento comune sulle disposizioni di fine vita è stato da poco aggiornato congiuntamente dalla Chiesa riformata e da quella cattolica. Varato nel 1999 e nel 2003 dalla Chiesa evangelica in Germania e dalla Conferenza episcopale tedesca, è stato ora presentato con un nuovo formulario congiunto per permettere ai tedeschi che lo desiderano di lasciare il proprio “testamento biologico”. Il nuovo testo (adattato al mutato quadro legislativo), rispetto alla vecchia versione resa obsoleta, mette in primo piano la figura del fiduciario e la sua potestà, mentre affina ulteriormente le disposizioni sui trattamenti sanitari. La preoccupazione dei leader cattolici ed evangelici è quella di non lasciare alcuno spazio ad interpretazioni rispetto alla scelta espressa dal paziente, mettendo al centro la sua responsabilità. La nuova versione della “Christliche Patientenvorsorge” è stata presentata al pubblico lo scorso 26 gennaio nel Domforum di Colonia, dove sono intervenuti, tra gli altri, l’arcivescovo Robert Zollitsch e il vescovo luterano Jochen Bohl. Anche in Italia, valdesi e metodisti nel Sinodo 2007 si erano mossi in tal senso con un documento che apriva all’istituzione di registri per il testamento biologico: “un segnale concreto che le chiese offrono ai cittadini di ogni orientamento religioso e non: risposta evangelica alla domanda sulla dignità della vita e del fine vita e testimonianza di laicità”, si può leggere nel testo. Mentre in Germania, come dimostra il testo congiunto della Conferenza episcopale e del Consiglio delle chiese evangeliche tedesche intitolato “Disposizioni sanitarie del paziente cristiano”, si condividono scelte bioetiche, in Italia ci si muove in modo diametralmente opposto. Le gerarchia della Chiesa cattolica e il nostro governo sembrano invece condividere lo “stato vegetativo”.

*direttore della rivista Confronti

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