di Ugo Onelli
Quando di gioca, al ribasso, sull’avvenire del Paese. Nonostante le distinte scelte politiche e strategiche sul ruolo delle Banche Centrali, e facendo prevalere gli interessi generali e dei lavoratori, è opportuno analizzare e giudicare ora la partita apertasi sulla scelta del nuovo Governatore della Banca d’Italia dopo la nomina di Draghi a Presidente della BCE.
La effimera sicurezza esternata da vari ambienti in questi ultimi giorni sulla candidatura e nomina di Saccomanni a Governatore della Banca d’Italia doveva, invece, avere maggior cautela e attenzione in un passaggio delicato per il Paese che gioca un suo ruolo in Europa indebolito e delegittimato dall’azione di governo e, in particolar modo, dal suo Presidente del Consiglio.
La cautela sarebbe stata necessaria se si teneva in conto, a riprova che la candidatura non aveva trovato ancora un approdo, che il Consiglio Superiore della Banca Centrale – a cui spetta, secondo, l’ordinamento, la potestà di esprimere il parere obbligatorio ma non vincolante – era stato convocato solo in questi giorni; in secondo luogo, fattore questo non tanto secondario, siamo in presenza di un Presidente del Consiglio – che ha il potere di proporre la candidatura sentito il Consiglio dei Ministri – sempre più impegnato a tutelare i suoi interessi con la ricerca di precari equilibri interni al Governo, sempre pronto a smentire se stesso nel giro di 24 ore. E’ quindi riapparsa, per volere di Tremonti e nella riunione della cosiddetta “pax” a Palazzo Grazioli, la inopportuna candidatura di Grilli non fosse altro per la evidente scelta politica e di governo che si appresta a farla solo dopo un vertice di maggioranza con un metodo scandaloso e unico nel panorama mondiale e che mal si concilia con il ruolo e i requisiti di indipendenza e autonomia richiesti ai Governatori e, quindi, alla Banca d’Italia.
Questo balletto del Presidente del Consiglio ridurrà ancora di più la credibilità internazionale dell’Italia, la esporrà di nuovo ai rischi della speculazione.
Bisognerebbe ora, con forza, riaffermare la scelta di un Governatore tra i componenti del Direttorio della Banca d’Italia che deve essere espressione di chi per anni ha lavorato all’interno dell’Istituto di Via Nazionale; questo metodo per oltre 50 anni è stato uno dei cardini dell’autonomia e del ruolo della Banca d’Italia. Bisognerà quindi arrivare ad una scelta interna, sia del Governatore che del nuovo membro del Direttorio che lo sostituirà, nell’interesse generale e non degli equilibri interni alla maggioranza e dei poteri forti, specialmente ora che il suo nuovo Governatore, senza la macchia e i condizionamenti di un “padrino”, dovrà rappresentare il Paese, con autonomia, autorevolezza e competenza, nel Consiglio dei Governatori a presidenza Draghi.
Avremmo bisogno di un Governato come Baffi, che sapeva coniugare Stato e mercato, era attento agli equilibri sociali, perché siamo ancora in un Europa della moneta senza Stato e la BCE come la Comunità europea, sotto l’egemonia franco-tedesca-britannica, dovrà affrontare un periodo di profonda crisi in cui è coinvolta anche l’Italia; e se le ricette fossero quelle che abbiamo visto a pagare saranno, come sempre, i lavoratori e i pensionati.