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Carcere e frustate per l’attrice iraniana. Il sacrificio delle donne, lezione per tutti
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di Ottavia Piccolo*

Carcere e frustate per l’attrice iraniana. Il sacrificio delle donne, lezione per tutti

La condanna a un anno di carcere e a novanta frustate per l’attrice iraniana Marzieh Vafamehr, colpevole di aver interpretato il film «My Teheran for sale», è una di quelle notizie che credevamo di non dover più sentire. È vero che a certe latitudini la repressione nei confronti degli oppositori ai regimi è feroce, sia nei confronti degli uomini che delle donne. Ma contro le donne è sempre un po’ di più... E non è una questione di religione, ma di potere. Poiché il potere è maschile e mira, sempre e comunque, a ricacciare le donne in casa, in famiglia, fuori dalla vita sociale. Del resto cose di questo genere non accadono solo in Iran. Proprio l’altro giorno la mia amica Manuela Dviri mi ha riferito di un suo articolo di prossima uscita dedicato agli autobus della segregazione a Tel Aviv. Sì, proprio nella laicissima Tel Aviv esistono dei bus organizzati dagli integralisti in cui le donne possono sedere solo in fondo, separate dagli uomini. Non sono legali, ma sono comunque molto frequentati. E le donne, super osservanti e bardate all’inverosimile, sono ben felici di utilizzarli. Anzi rimproverano quelle che non vogliono salirci.
Sono situazioni incredibili. Quando avevo vent’anni non esisteva un mondo così. O comunque pensavamo tutti che sarebbe finito di lì a poco. Invece ci ritroviamo oggi di fronte a una totale regressione verso la barbarie. Di fronte a tutto questo viene davvero voglia di mandare a quel paese il politicamente corretto. Dire: non m’importa niente se il velo per certe donne è un modo per ritrovare la propria identità, oppure uno strumento per essere più sicure. In questo modo si fa solo il gioco del potere. Del potere maschile che vuole le donne a casa. E basta.
Si dice che in questo modo l’Occidente imponga alle donne un burqa ideologico: mostrare il proprio corpo per vendersi. Ma anche in questo caso nessuno ti obbliga ad andare in giro nuda. Come nessuno impone alle suore di togliersi il velo. Se però ci sono delle leggi sulla pubblica sicurezza che vietano di andare in giro col casco o col passamontagna, perché per un motivo religioso posso andare in giro col volto coperto? Sono estremizzazioni e contrapposizioni del tutto strumentali.
Per fortuna, a fronte di tutto questo oscurantismo, ci sono sempre più donne in prima linea. Anche perché noi abbiamo meno posizioni di rendita da mantenere. Meno potere. Il sacrificio che facciamo riguarda la vita privata, gli affetti. Penso alla giornalista Rosaria Capacchione, per esempio, che per il suo impegno contro le mafie è costretta a vivere sotto scorta. Fino ad arrivare al caso tragico di Anna Politkovskaja che ha pagato con la vita la sua fede nella verità, denunciando gli orrori della guerra in Cecenia compiuti da Mosca. Ma, senza arrivare a questi estremi, penso anche a quella donna arrestata in Arabia Saudita per aver guidato la macchina. Sembra impossibile, no? Eppure il coraggio e la forza delle donne è sotto gli occhi di tutti. Come ha dimostrato la Primavera araba, una speranza per tutto il pianeta.

* Pubblicato su l'Unità


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