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Indicinema, il nuovo modello possibile
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di Stefano Pierpaoli

Indicinema, il nuovo modello possibile Tre giorni di interventi incisivi, di proposte concrete nate dell’esperienza sul campo e soprattutto tre giorni animati da una partecipazione che è andata oltre le più ottimistiche previsioni. Centinaia di addetti ai lavori hanno seguito gli appuntamenti di Indicinema al Festival di Roma consapevoli che è arrivato il momento di voltare pagina e di diventare protagonisti attivi del progetto a favore del  cinema indipendente portate avanti da questa nuova realtà, che in poco tempo ha saputo coagulare e interpretare le esigenze di un mondo tenuto ai margini per troppo tempo.
Nello Spazio Disaronno, che ha ospitato l’iniziativa, si è respirato il clima delle assemblee partecipate in cui il desiderio di collaborare e di mettersi al servizio di un ambizioso disegno comune è venuto fuori con nettezza.
Già nel documento di apertura è subito emerso  che nei lavori delle tre mattinate non ci sarebbe stato spazio per annunci privi di concretezza e che tutta l’attività finora svolta e i risultati raggiunti sarebbero stati messi a disposizione di tutti, nel rispetto di  quell’orizzontalità e di quella trasparenza che sono alla base del Modello Indicinema.

In dichiarato contrasto con gli assetti verticali e autoreferenziali che hanno soffocato l’offerta culturale e l’espressione indipendente, sono state descritte le nuove opportunità che si sono aperte in questi ultimi mesi. Il confronto con i responsabili culturali dei partiti alla Mostra di Venezia, aveva già definito una dimensione di dialogo diversa rispetto al passato e stabilito la priorità del progetto rispetto al bisogno di consenso: una dialettica non in funzione delle esigenze della politica ma sulla base delle istanze che provengono dalla società, eliminando il disequilibrio di rapporto che da decenni ha creato subalternità e pericolose forme di contiguità tra vertici politici e categorie che ricoprono un ruolo dominante nella produzione culturale.
In questi giorni al Festival di Roma è stato invece sancito un patto tra operatori del settore fondato sulla solidarietà e sulla capacità d’iniziativa indipendente, liberata dai gioghi del ricatto televisivo e affrancata dalle limitazioni alla distribuzione e alla circolazione delle opere.

Il nuovo modello possibile che Indicinema sta realizzando poggia sulla centralità dell’opera perché in essa è racchiusa la garanzia più autentica dell’indipendenza espressiva e artistica. In questo valore e nella condivisione dello sviluppo di un film da parte di tutti i protagonisti della filiera produttiva, sarà possibile ritrovare armonia professionale e compartecipazione attiva nella realizzazione di un’opera, ma è altrettanto vero che grazie a questo nuovo modello produttivo e distributivo il pubblico riconquisterà un ruolo non più passivo rispetto a un’offerta sempre più appiattita sui canoni del profitto e basta.

Per sostenere economicamente questo impianto culturale e dare un autonomo impulso alla libera circolazione delle idee, Indicinema ha cercato e trovato l’appoggio della Regione Lazio che nelle parole dell’Assessore Fabiana Santini ha assicurato l’istituzione di un fondo speciale per il cinema indipendente già a partire dal 2012 e Walter Nastasi, responsabile di UNIONFIDI e uomo dotato di particolari sensibilità verso il cinema, ha offerto un’aperura per l’istituzione di un tavolo di confronto con Indicinema per l’accesso al credito per le piccole case produttrici.

Particolarmente significativo l’intervento di Arturo Manera, Vice presidente dell’ANPCI, che insieme a Federconsumatori sta portando avanti il progetto “Una Città, Uno Schermo” per riaprire le sale cinematografiche dismesse nei comuni con meno di 5000 abitanti. Manera si è detto in totale sintonia con i principi del progetto e in assoluta concordanza sull’idea di Indicinema per rendere le sale cinematografiche non solo luoghi limitati alla proiezione dei film ma veri e propri spazi di aggregazione sociale nei quali ricomporre i tanti elementi identitari e le spinte di crescita collettiva venuti meno a causa della scomparsa dei cinema e anche per colpa di un utilizzo sconsiderato e spesso omologante degli strumenti di diffusione culturale.

Al rapporto con il territorio, tema della prima giornata, è stato data una grande importanza e la nascita di IndiNapoliCinema avvenuta circa un mese fa, testimonia come questa esigenza di rigenerazione sia viva in altre parti d’Italia. Dalle parole di Maurizio Fiume, Presidente della neonata realtà napoletana, si è intuito che il messaggio partito da Roma verrà raccolto anche da altre realtà che rivendicano spazio in tutta la Penisola e altri esponenti dell’universo artistico provenienti da più parti dell’Italia, hanno già trasmesso la loro adesione e la costituzione di entità territoriali Indi in tempi brevi.

Già, i tempi brevi, altro elemento cardine del progetto Indi. In molte occasioni è stato ripetuto da Stefano Pierpaoli, Alessandro Rossetti ed Emanuele Cerman che si sono alternati nelle conduzione dei lavori, che il Modello Indicinema non vedrà la luce tra anni e per ciò che concerne alcuni obiettivi specifici nemmeno tra troppi mesi. L’appuntamento romano doveva infatti servire a dimostrare che quello che qualcuno, tre mesi fa, aveva definito un “libro dei sogni” ha invece dimostrato che la tenacia, la determinazione e la chiarezza delle idee riescono a raggiungere i traguardi sperati anche nel giro di poco tempo.

È stato infatti confermato da Mario Lorini – Presidente della FICE – e da Candido Coppetelli – Vice Presidente della CGS – che nella prima metà del prossimo anno, i film prodotti col modello Indicinema, potranno contare su diverse decine di sale in tutta Italia. Fabrizio Ferrari, Direttore del RIFF, ha garantito l’appoggio non solo del festival che lui dirige ma di tutte le rassegne indipendenti italiane, al fine di creare una serie di vetrine efficaci per promuovere i film italiani a micro budget e per avere le possibili indicazioni per comporre un catalogo delle opere cinematografiche più significative. Gabriele Niola, critico e giornalista, ha saputo descrivere con la sua consueta incisività i corretti canoni per utilizzare il supporto WEB e favorire la promozione e la distribuzione di un film.
Uno dei momenti più intensi vissuti nel Weekend Indicinema ha visto come protagonista Ivano De Matteo, regista affermato in Francia e in altri paesi che sta vivendo invece in Italia una vicenda allucinante legata al suo ultimo film “La Bella Gente” (Elio Germano, Monica Guerritore, Antonio Catania, Victoria Larchenko) che per un torbido intrico di stravaganze burocratiche e giudiziarie non può essere distribuito in Italia e resta confinato in un limbo di diritti negati a tal punto di diventare un vero e proprio corpo del reato solo per il fatto di essere stato proiettato in un libero spazio senza sbigliettamento. Il suo racconto ha lasciato tutti senza parole e ha confermato quanto in questo paese ci sia urgenza di regole certe e trasparenti per allontanare dalla scena i faccendieri ed eliminare oscuri giochi di corridoio.

Nella terza giornata si è entrati nello specifico delle proposte per la produzione indipendente grazie al contributo di registi, produttori, professionisti e rappresentanti sindacali e di categoria. Giulio Scarpati, Pasquale Scimeca, Gian Paolo Vallati, Simone Isola, Marco Bonini e Cinzia Lo Fazio hanno ben inquadrato gli scenari che caratterizzano la produzione indipendente mettendo in luce le enormi difficoltà che si incontrano ma anche avanzando proposte che potranno arricchire ulteriormente l’impianto elaborato da Indicinema. Silvano Conti – CGIL – ha individuato nello stallo della trattativa sui contratti un danno per la crescita stessa del settore e ha sostenuto con forza l’esigenza di legalità e di trasparenza affermata da Indicinema. Si è detto poi d'accordo con la proposta, avanzata da IndiCinema, di utilizzare il fondo che giace inutilizzato nelle casse dell'Empals (di 1,5 miliardi di euro), per contribuire alle spese relative a i contributi da versare nelle produzioni di film a basso costo.   Mimmo Del Prete, in prima linea nella complessa vertenza IMAIE, ha proposto di applicare un piccolo prelievo alle opere che sono uscite dai limiti temporali sul diritto d’autore e che sono utilizzate per operazioni commerciali al fine di generare un fondo gestito non più dalle Istituzioni centrali ma dalle categorie stesse.

Santo Della Volpe, in rappresentanza di Articolo21, ha sottolineato i punti di intesa con Indicinema evidenziando quanti elementi comuni esistano tra la crisi dell’espressione cinematografiche e la difficile situazione che sta attraversando l’informazione in Italia. La scomparsa di numerose testate, di tanta stampa libera e di innumerevoli fonti di informazione indipendente crea scompensi assai simili alla perdita di varietà culturale che è figlia della concentrazione di potere nelle mani dei monopoli e dei potentati finanziari che perseguono come unico obiettivo il totalitarismo culturale e l’omologazione del pensiero. Un tema molto caro anche ai fondatori di Indicinema e che li ha resi evidentemente indigesti non solo ai vecchi baroni del cinema italiano ma anche al Ministro Galan, che da mesi, come denunciato in chiusura da Stefano Pierpaoli, si sottrae al confronto con gli indipendenti ed elude ogni forma di dialogo.
Le parole infine di Roberto Perpignani, caposcuola dei montatori italiani e Presidente della FIDAC, sono state quelle che più di altre hanno riassunto il senso di queste giornate e dell’azione di Indicinema: “E’ importante capire che questa crisi del cinema, l’abbiamo tollerata troppo. Abbiamo pensato che potessimo trovare il nostro personale modo di convivenza con un sistema predisposto per tagliare tutto ciò che non gli era funzionale, comprese le caratteristiche qualitative dell’elaborazione formale. Oggi , guardando al futuro, dobbiamo cominciare non so

Noi aggiungiamo che in Italia è stato tollerato troppo per troppo tempo e che le formule frastagliate, le iniziative episodiche e le contorsioni pseudointellettuali di tante figure funzionali a un sistema iniquo hanno progressivamente tolto respiro non solo alla produzione indipendente ma anche alla capacità individuale e collettiva di sviluppare progetti in limpida autonomia. È il male del cinema come lo è per tanti altri settori della nostra società, e finché non riconquisteremo questo respiro libero, finché non ci riapproprieremo degli spazi vitali per agire in quanto Cittadini e non sudditi e tornare a progettare il nostro futuro in quanto protagonisti e non utenti o clienti, questo Paese rimarrà ostaggio di dinamiche medievali e soffocanti.
Indicinema sta dimostrando che i nuovi modelli non solo sono possibili ma possono essere perfino a portata di mano, senza l’aiuto dei potenti e senza partire da una condizione privilegiata, ma contando su un progetto concreto, su un’idea forte e sul rigore e la tenacia di chi la porta avanti con vigore e alla luce del sole.


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