di Giuseppe Giulietti
Nel centro sinistra è già scoppiato un acceso dibattito sull'eventuale voto da dare ad un eventuale governo presieduto da Mario Monti. Il Pd sarebbe per il sì, Di Pietro per il no, Vendola è più possibilista e valuterà in relazione a ciò che Monti deciderà di fare. Comprendiamo la natura della discussione, ma forse sarebbe stato e sarebbe meglio attendere la effettiva e acclarata caduta di un governo che, ricordiamolo, è ancora in carica.
Forse in queste ore sarà il caso di darsi qualche pizzico sulla pancia e di non fornire pretesti a chi vorrebbe prolungare questa penosa e terribile agonia che ha trascinato l'Italia oltre l'orlo del fallimeto economico, per non parlare di quello etico e politico.
Quando Berlusconi, forse domenica, sarà caduto definitivamente, allora sarà doveroso aprire la discussione, ma anche qui con l'obiettivo di costruire una posizione largamente condivisa e che, ancor prima di dividersi sui sui sì e sui no, affronti i nodi del programma e chieda a Monti di pronunciarsi sulle questioni essenziali.
Termineranno gli assalti alla Costituzione, alla legalità repubblicana, allo statuto dei lavoratori?
Saranno rispettati i risultati referendari?
Sarà dimezzato il numero dei parlamentari e soppresse le province?
Sarà introdotta la patrimoniale?
Saranno tassati i capitali "scudati" rientrati con il condono tombale?
Saranno messi da parte i parlamentari sotto inchiesta o già condannati, anche se dovessero annunciare il loro voto favorevole al governo Monti?
Sarà dato un sostegno pieno e immediato a chi contrasta mafia e camorre?
Saranno tagliate le spese militari e bloccata la inutile costruzione dei nuovi cacciabombardieri?
Noi di articolo 21 faremo queste domande.
Non daremo deleghe in bianco a nessuno e chiederemo, prima dell'eventuale voto di fiducia, a Mario Monti di rispondere sulle questioni che hanno un particolare riferimento alla democrazia economica, all'antitrust che non c'è più, alle modalità con le quali saranno rinnovate le autorità di garanzia e il consiglio della Rai, alla definitiva caduta delle leggi bavaglio e delle intimidazioni, continuate e perduranti, nei confronti di quei cronisti e di quegli autori che sono stati considerati sgraditi perchè hanno continuato a fare il loro mestiere.
Su questi punti valuteremo, senza pregiudiziale alcuna, le risposte o le non risposte.
In queste ore Berlusconi e la sua famiglia stanno trattando non sui destini generali, ma sugli interessi privati e chiedono, per la ennesima volta, garanzie per sè e divieti per gli altri.
Chiedono che l'Italia continui ad essere il paese che occupa il 75° posto nella graduatoria internazionale relativa alla libertà dei media e alla effettiva apertura del mercato.
Noi chiediamo e chiederemo al nuovo governo che l'Italia risalga posizioni in graduatoria, si metta in linea con gli altri paesi dell'Unione Europea.
Riuscirà Mario Monti, anche in questo campo, a dire "qualcosa di liberale"?
La consueta gag rappresentata da Berlusconi e Confalonieri sull'esproprio in arrivo ad opera dei "comunisti" non impressiona più nessuno; potrebbe però, per l'ennesima volta, diventare l'oggetto del baratto: voto al governo in cambio della rinuncia del medesimo a portare l'Italia in Europa anche per quanto riguarda la libertà del mercato dei media, le condizioni di parità tra tutti i gestori, i nuovi ed effettivi poteri alle autorità antitrust, le norme capaci di rilevare e porre fine a qualsiasi conflitto di interesse, di chiunque, a prescindere da ogni criterio di discrezionalità politica
Guai se un governo d'emergenza desse anche la sola impressione di doversi arrendere di fronte agli interessi di pochi, con quale faccia potrebbe poi chiedere " sacrifici" a tutti gli altri?
Non si tratta di perseguitare qualcuno, ma di smetterla di perseguitare tutti gli altri, a cominciare dalle imprese concorrenti, per non parlare della Rai che è stata scientificamente pilotata sulla strada del fallimento e della eutanasia industrale.
Questo, come Articolo21, chiederemo a Mario Monti e a tutte le forze politiche, anzi per queste ragioni nelle prossime ore, di intesa con tutte le associazioni del settore, definirermo una bozza di programma che, dopo essere stata sottoposta, su questo sito, ad una consultazione collettiva sarà portata alla assemblea nazionale che si svolgerà a Roma il prossimo 10 dicembre.
Governo tecnico o meno, elezioni o meno, questi sono temi inaggirabili, sono parte della questione democratica, sono questioni non più accantonabili, rigurdano anche e soprattutto le modalità di un libero esercizio del voto.
Non ci sembra poco; amici e compagni vorranno perdonarci se, almeno su questi punti, continueremo a fare domande e a pretendere risposte.
Naturalmente non daremo mai un voto che possa, in modo alcuno, favorire questa destra del conflitto di interessi, ostacolare il difficile compito del presidente Napolitano, ridare fiato al berlusconismo morente, sarebbe, questo sì, un voto in radicale contrasto con tutto quello che, tutti insieme, abbiamo detto e fatto come associazione articolo21.
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