di Anna Foti*
Erano arrivati in Calabria per lanciare un messaggio di speranza e sono ripartiti con il cuore pieno di calore, quello del pubblico di una rappresentanza di giovani promesse del calcio. Sono gli Azzurri venuti a Rizziconi, in provincia di Reggio Calabria, in punta allo stivale per scrivere una pagina storica per la Calabria in cui la nazionale di calcio al completo, anche con il calabrese Rino Gattuso che non ha voluto mancare all’appuntamento, guidata dal Ct Cesare Prandelli e dal capitano Gianluigi Buffon ha disputato un mini torneo per dare un calcio alla 'ndrangheta. Una domenica che molti non dimenticheranno. Il campo di calcetto non era un campo qualunque poiché sorto su un terreno confiscato in contrada Li Morti al boss Teodoro "Toro" Crea, anch’egli appassionato di calcio, dove, dopo non poche resistenze e difficoltà, la scuola calcio di Renato Naso si allena dal 2007.
Alla presenza delle massime istituzioni politiche e religiose del territorio di un pubblico di un migliaio di persone composto prevalentemente da bambini e giovani - che avrebbe voluto essere più numeroso ma la struttura non lo ha consentito - lo sport più appassionante del paese, non esente da zone di ombra, ha voluto lanciare un messaggio pulito e smarcarsi per segnare il gol e vincere la partita più importante ed in una terra che di sfide ne affronta tante e quotidianamente con passione, con impegno, con dedizione, la Calabria.
Presenti Frabrizio Gallo, commissario prefettizio al comune di Rizziconi, il presidente della Provincia Giuseppe Raffa, il governatore Giuseppe Scopelliti, il presidente del consiglio Regionale Francesco Talarico, il presidente della commissione contro la Ndrangheta Salvatore Magarò, il prefetto di Reggio Luigi Varratta, Il prefetto di Crotone Vincenzo Panico, il questore di Reggio Carmelo Casabona, il vice direttore dell’agenzia nazionale Beni Confiscati, il prefetto Maria Rosaria Laganà, il vescovo della Diocesi Oppido Palmi, mons. Luciano Bux, il referente di Libera Piana don Pino De Masi. Presenti anche il senatore Luigi De Sena, all’epoca dei primi lavori di edificazione del campetto superprefetto di Reggio ed oggi vice presidente della Commissiona parlamentare Antimafia, ed i deputati Laura Garavini, Angela Napoli e Marco Minniti.
Presenti anche il sociologo Francesco Forgione, già presidente della Commissione parlamentare Antimafia che prese parte alla seconda inaugurazione del campetto nel 2007, e alcuni sindaci della Piana, Elisabetta Tripodi, sindaco di Rosarno, e Michele Tripopi, sindaco di Polistena. Da Lamezia anche il primo cittadino Gianni Speranza. Assenti molti cittadini che avrebbero voluto portare i loro figli ma che non sono rientrati nel ristretto numero degli ‘accreditati’. Privilegiate le associazioni sportive, anche dal quartiere Zen di Palermo, ed alcune classi delle scuole elementari, oltre che le autorità. Intenso e vivo il malumore fuori, nella cittadina pianigiana, nonostante il maxichermo allestito in piazza Municipio per seguire a distanza l’evento. Non sono mancate le polemiche sullo spreco di denaro pubblico in un territorio che soffre disagi e assenza di lavoro e per un evento cui non è stato neppure consentito di partecipare. Indignata la comunità per essersi vista descrivere come culla di 'ndrangheta.
Ci tengono i cittadini ed i giovani a sottolineare che Rizziconi è un comune calabrese a come tale vive difficoltà ma le affronta. Le persone lavorano ogni giorno anche se i Crea circolano per strada, i giovani si riuniscono in numerose associazioni che arrivano a contare anche oltre 50 persone. Numeri importanti in una comunità di 8000 abitanti in cui vi sono energie positive, degne di nota come lo sarebbero in qualunque altro comune del paese, questa una lettura da offrire ai 150 anni di unità d’Italia che si affanna a festeggiare, spesso solo retoricamente.
Lo stesso prefetto Fabrizio Gallo ha tenuto a sottolineare che la comunità di Rizziconi tutta ha inteso dare un segnale di cambiamento, nonostante la struttura non abbia consentito, nel rispetto delle norme di sicurezza, l’ingresso libero a chiunque avesse voluto. Rimane dunque una pagine storica ed indimenticabile, un evento senza precedenti che, come già promesso da Prandelli, non sarà l’ultimo. Una brillante intuizione le cui origini si devono ad un giorno di alcuni mesi fa a Bologna quando, in appendice ad un convegno sull’etica e lo sport, il presidente di Libera don Luigi Ciotti ha lanciato proposta al presidente della FIGC Giancarlo Abete che l’ha accolta subito e con molto entusiasmo. Ma non è soltanto festa, come ricorda il vero fuoriclasse della giornata don Ciotti, una vita in prima linea contro le mafie, che ha ricordato che è la terza volta che questo campetto viene inaugurato, che pochi beni confiscati vanno in contro ad un effettivo riutilizzo sociale, che la mafia non è solo al sud, che la vera lotta alle mafia la si fa a Roma con le leggi che producano crescita, occupazione e garantiscano equità sociali e combattano l’evasione fiscale. Il contributo di coerenza e responsabilità dei cittadini rimane comunque necessario e imprescindibile.
"Il potere di segni come quello che voi oggi date ai giovani che a voi guardano con ammirazione deve scardinare i segni del potere mafioso come questo terreno prima che venisse confiscato. Così’ dimostriamo che è possibile mettere fuori gioco le mafie’", da qui l’appello di Don Ciotti alla gente del calcio, alla Lega Calcio, entrate in Libera e testimoniare il calcio pulito. A rappresentare anche la possibilità di riscatto l’esperienza della cooperativa ‘Valle del Marro’, rappresentata dal presidente Giacomo Zappia e da Domenico Modafferi. L’impegno, la coerenza, quindi e la memoria. Tinte di azzurro su quel filo rosso che attraversa la passione per il calcio per legare le storie di Francesco Maria Inzitari, che tutti ricordano come Ciccio, trucidato a Taurianova nel 2009, tifoso di Reggina e Juventus, e quella del piccolo Dodò Gabriele, anche lui juventino, morto dopo tre mesi di agonia a Crotone dove durante una partita di calcetto è stato colpito da una pallottola vagante durante un agguato. Al piccolo Dodò, presenti i genitori Francesca Anastasi e Giovanni Gabriele, è stato dedicato il torneo, disputato dagli Azzurri suddivisi in quattro squadre e arbitrato da Rino Gattuso. Un torneo simbolico per non dimenticare. Tinte di azzurro su un filo rosso in una giornata da libro di storia che di storie dentro ne racconta tante, anche quella di Vincenzo Grasso, imprenditore di Locri che denunciò il pizzo in anni in cui nemmeno di nominava e pagò con la vita nel marzo del 1989. Presente la figlia Stefania, impegnata da anni in Libera.
Gli Azzurri adesso già a Roma per celebrare al Quirinale i 150 anni dell’unità d’Italia, con il ricordo di una splendida e speciale giornata vissuta all’altro capo del paese. Ciò avverrà martedì’, poche ore prima dell’altra amichevole con l’Uruguay, in vista degli Europei 2012. Un gesto che sarà ricordato per sempre, di cui andare orgogliosi. I Grandi atleti che fanno sognare incontrano i piccoli giocatori che sognano. Uomini ascoltano le storie di altri uomini, del Sud, quello che alla lotta alla mafia ha pagato fino ad ora il tributo più alto. La sfida di oggi non aggiunge certo una stella sul gagliardetto della nazionale, dove ora campeggiano le quattro stelle come le vittorie dei Mondiali nel 1934 in Italia, nel 1938 in Francia, nel 1982 in Spagna e nel 2006 in Germania, ma certamente arricchisce il bagaglio comune di emozioni.
*da www.liberainformazione.org