di redazione*
Prosegue la battaglia diplomatica contro il regime di Damasco, Assad ogni giorno che passa è più isolato, ma la sua polizia continua a mietere vittime, sono decine negli ultimi giorni. Putin rimane al fianco del suo alleato mentre ormai anche nel mondo arabo si aprono crepe profonde nei confronti del regime. Di seguito l’aggiornamento della situazione secondo i dispacci d’agenzia.
Dopo la sospensione decisa sabato dalla Lega Araba, la Siria rischia seriamente l’accerchiamento diplomatico dopo le nuove sanzioni varate dall’Unione Europea e le pesanti critiche al regime di Turchia e Giordania; solo la Russia giudica “sbagliata” la decisione assunta dall’organizzazione panaraba. Bruxelles in particolare ha esteso le sanzioni già in vigore – congelamento dei beni e sospensione dei visti – ad altre 18 persone, in gran parte militari; inoltre, ha congelato i prestiti europei previsti nei confronti di Damasco (crediti della Banca Europea di Investimento – per un valore pari a 1,37 miliardi di euro – e cooperazione tecnica nel settore bancario) e decretato un embargo sulle forniture belliche e l’importazione di prodotti petroliferi, così come ogni ulteriore investimento nel settore. La decisione europea arriva dopo che sabato scorso la Lega Araba aveva deciso di sospendere la Siria minacciando di ricorrere a delle sanzioni contro Damasco, dato che il regime ha di fatto lasciato inapplicate le misure accettate con il piano di pace proposto dall’organizzazione panaraba.
Il Segretario generale della Lega Araba, Nabil al-Arabi, ha incontrato ieri una delegazione dell’opposizione siriana, che deve considerarsi preparatoria al vertice dei Ministri degli Esteri della Lega fissata per mercoledì a Rabat; il vertice dovrà inoltre decidere tempi e modi per l’invio di 500 osservatori in Siria, approvato da Al-Arabi. Anche l’Organizzazione della Conferenza islamica (Oci) ha avvertito la Siria del rischio di una internazionalizzazione della crisi se il regime di Damasco non porrà fine alla violenta repressione anti-governativa: una tale eventualità “non sarebbe nell’interesse di nessuno e avrebbe delle conseguenze pericolose per la sicurezza della Siria e di altri Paesi membri” dell’Organizzazione panislamica, alla quale aderiscono 57 Stati. Il Segretario generale dell’Oci, Ekmeleddin Ihsanoglu, ha inoltre condannato gli assalti alle Ambasciate straniere a Damasco, ricordando alle autorità siriane come siano “responsabili della protezione” delle sedi diplomatiche: nella notte fra sabato e domenica infatti centinaia di sostenitori del regime hanno attaccato le Ambasciate saudita, qatariota e turca a Damasco, così come alcuni consolati in altre città.
Il monarca giordano Abdallah II, intervistato dalla Bbc, ha esplicitamente invitato il presidente siriano Bashar al-Assad a farsi da parte: “Se Bashar avesse a cuore l’interesse del suo Paese dovrebbe dare le dimissioni, ma dovrebbe anche creare le condizioni necessarie per una nuova fase della vita politica siriana”. L’attacco più pesante è arrivato dalla Turchia, dove il ministro degli Esteri, Ahmet Davutoglu – pur fra i principali artefici del riavvicinamento fra Ankara e Damasco a partire dal 2005 – ha parlato chiaro: “Coloro che in Medio Oriente non sono in pace con il loro popolo e non riescono a soddisfarlo se ne andranno”, un chiaro riferimento ad Assad... “la Turchia” ha concluso, “non può restare semplice spettatrice quando vengono calpestati valori universali”.