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Eni, Bashar sarà grato?
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di Redazione

Eni, Bashar sarà grato?

da Il Mondo di Annibale
Oggi, 2 settembre, l’Europa ha accettato in gran parte la richiesta italiana: l’embargo petrolifero contro la Siria, rea di una brutale repressione documentata per la prima volta in questi giorni dalle prime missioni internazionali che hanno avuto finalmente parziale accesso al paese, slitta dal 15 ottobre al 15 novembre novembre.  Il nostro ente petrolifero ha fatto presente che senza lo slittamento ci avrebbe perso dei bei soldini. L’Eni infatti è tra i principali acquirenti di petrolio siriano e siccome i contratti si pagano in anticipo ha chiesto di poter fruire del greggio siriano già pagato sino al 30 novembre. La Farnesina, con una dichiarazione ufficiale del portavoce, ha fatto propria la richiesta delle cane a sei zampe. Ma l’indignazione finlandese ha costretto l’Eni a rinunciare a quindici giorni.  “Dovremmo avere il coraggio di essere coerenti con noi stessi”, ha detto il capo della diplomazia finlandese quando l’Italia ha chiesto il rinvio dell’embargo per salvare i contratti Eni. Il 95% dell’export petrolifero siriano arriva in Europa e l’Italia rappresenta quasi il 40% di questo mercato.

La diplomazia italiana aveva già dimostrato nei giorni scorsi grande attenzione alla sofferenza del popolo siriano, emettendo un comunicato dalla sede in Siria nel quale si sottolineava con soddisfazione che il Made in Italy va talmente forte in Siria che Versace, in pendenza di sanzioni, aveva deciso di aprire una boutique a Damasco.

Non sappiamo con esattezza quando l’Eni abbia firmato il contratto in vigore con le autorità siriane. Di certo però l’ultima missione a Damasco del nostro enti petrolifero risale a giugno, quando i morti uccisi nelle strade siriane erano già molti più di mille.


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