di Redazione
“L’Eni rischia di aiutare Gheddafi nel suo intento di mantenere il potere favorendo la sua capacità di commettere violazioni dei diritti umani e altre violenze sui civili”. E’ quanto si legge in una lettera aperta all’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, firmata da una coalizione internazionale di organizzazioni umanitarie e per la difesa dei diritti umani promossa in Italia da Articolo 21 e Italians for Darfur.
“Le scriviamo a causa del legame tra le compagnie di petrolio che operano in Libia e la responsabilità del regime di Gheddafi delle violenze contro i cittadini libici – sottolineano le ong firmatarie della missiva appello tra cui Avaaz, Global Witness, European Alternatives, Associazione per la Pace e Associazione di Cooperazione e Solidarietà - I miliardi di dollari di ricavi petroliferi che contribuiscono ai fondi pubblici ogni anno hanno aiutato Gheddafi a consolidare il suo potere negli ultimi quattro decenni. Con l’intensificazione della violenza in Libia, temiamo che questi ricavi petroliferi possano ulteriormente aiutare Gheddafi nella sua azione persecutoria”.
”Abbiamo accolto favorevolmente la decisione presa dall’Unione Europea di adottare sanzioni mirate a prevenire che il Colonnello, la sua famiglia e i membri del governo accedano ai beni patrimoniali e alle risorse probabilmente ottenute dai fondi pubblici durante gli ultimi quarant’anni. Tuttavia, siamo profondamente preoccupati poiché queste sanzioni non sono state estese a gas e beni petroliferi. Di conseguenza, abbiamo scritto ai Capi di Stato dei paesi membri dell’UE chiedendo che il regime di sanzioni includa anche la National Oil Company (NOC), la compagnia petrolifera statale della Libia. Così com’è già inclusa nella risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza dell’ONU”.
“I suoi commenti, come amministratore delegato di ENI – rilevano Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur e Stefano Corradino, direttore di Articolo 21, tra i firmatari della lettera - che indicano la sua volontà di continuare a produrre petrolio mentre il conflitto prosegue, sono particolarmente preoccupanti. Siamo consapevoli del fatto che Eni sia per il 30 per cento controllata dallo Stato e che costituisca una voce influente all’ interno della politica estera italiana. Visto che l’Italia riceve il 32% degli esporti petroliferi dalla Libia, crediamo che un congelamento dei beni del NOC in Europa, incluso il nostro Paese, possa essere fondamentale”.
”Contiamo sulla speranza che Lei riconosca l’importanza di assicurare che altri ricavi petroliferi non contribuiscano alla violenza contro i civili in Libia – concludono le ong – È dunque di valenza cruciale che la sua compagnia assicuri che gli interessi commerciali non bloccheranno le importanti sanzioni dell’UE”.
Libia, lettera aperta alle istituzione e all’Eni: stop a massacri non sia sono un bluff - di Antonella Napoli / Frattini va alla guerra - di Francesco Peloso / Stiamo entrando in guerra - di Alberto Bobbio /
ESCLUSIVO. Siria: il video della protesta - di Riccardo Cristiano*